Solo per Eltsin il salvadanaio dei Sette

Stanziati 28 miliardi di dollari, ma legati a una vittoria del Presidente nel referendum Stanziati 28 miliardi di dollari, ma legati a una vittoria del Presidente nel referendum Solo per Ehsin il salvadanaio dei Sette Aiuti condizionati alle riforme TOKYO DAL NOSTRO INVIATO «E' stato un successo». L'hanno detto tutti, o quasi, i protagonisti della riunione ministeriale del G-7 che si è conclusa ieri a Tokyo. L'hanno ripetuto i due ministri russi Kozyrev (Esteri) e Fiodorov (Finanze) che sono venuti nella capitale giapponese a ritirare il «pacchetto» di aiuti che l'Occidente ha preparato per la Russia di Boris Eltsin. «Andremo avanti nell'ipotesi che Eltsin vinca il referendum - ha detto il segretario di Stato Usa Warren Christopher -, se poi non vincesse continueremo a sostenere le riforme in Russia, ma è ovvio che il pacchetto di aiuti sarà in funzione dei cambiamenti di linea che dovessero sopravvenire». L'Occidente pone le sue condizioni e non lo nasconde. Più alta la scommessa, più alte le contropartite politiche che Eltsin deve pagare e che volentieri pagherebbe, se potesse. Comunque il pacchetto è, almeno a prima vista, consistente. 28,4 miliardi di dollari così suddivisi: 4,1 miliardi a «sostegno dell'avvio della stabilizzazione»; 10,1 miliardi per il «programma globale di stabilizzazione» (che include il prestito «stand by» del Fondo monetario internazionale e i 6 miliardi del fondo di stabiliz- zazione del rublo); 14,2 miliardi per le «riforme strutturali e importazioni essenziali». Al quale si dovrebbe aggiungere la dilazione del pagamento del debito estero che - decisa il 2 aprile dal club di Parigi dei creditori - comporta una mancata entrata di 15 miliardi di dollari. Se si guarda meglio dentro le cifre, non è tuttavia difficile scoprire che 10 miliardi sono nient' altro che finanziamenti all'esportazione e 6 miliardi sono, di fatto, vecchie promesse. Ma, come ha detto Boris Fiodorov, «le cifre sono meno importanti delle intenzioni». E Koryrev, conversando con i giornalisti, ha ieri invitato a «non sottovalutare quanto è stato deciso a Tokyo». In sostanza l'appoggio a Eltsin - che era l'obiettivo dell'incontro - è stato dato in modo netto ed esplicito. Da qui a luglio, quando il vertice del G-7 si riunirà al massimo livello, ci sarà il tempo di precisare i dettagli tecnici non meno che lo stato della situazione politica a Mosca. E poiché nessuno si illude che questo programma di aiuti possa avere effetti a brevissima scadenza sull'uomo della strada, non resta che attendere i risultati del referendum. I Christopher ha comunque of¬ ferto a Eltsin un ulteriore viatico politico, lasciando capire che Washington appoggia il presidente russo anche nella sua intenzione di «contare i voti secondo i criteri internazionalmente accettati». Il che equivale a dire che l'amministrazione americana si schiera preventivamente con Eltsin nella, prevedibile disputa che si accenderà, a risultati nòti, tra Presidente e Parlamento, quando si tratterà di interpretarli: maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto (eome ha deciso il Parlamento), oppure maggioranza dei votanti (come annuncia di voler fare Boris Eltsin)? Certo è, comunque, che Bill Clinton ha continuato a premere sull'acceleratore. Dapprima insistendo perché questo pre-vertice di Tokyo doppiasse lo show di Vancouver, poi portando a Tokyo l'annuncio che egli porrà davanti al Congresso la proposta di altri 1,8 miliardi di aiuti. Da distribuire su due «fondi»: il primo a sostegno della privatizzazione, il secondo a sostegno della «denuclearizzazione» delle ex Repubbliche sovietiche. Nelle intenzioni si tratterebbe di impegni del G-7, che gli Usa vorrebbero «stimolare» - ha detto Christopher -, il primo con uno stanziamento di 500 milioni di dollari, il secondo con altri 400 milioni da aggiungere agli 800 milioni già approvati dal Congresso. Non è passata, invece, per ora, la proposta americana di concentrare gli sforzi del finanziamento occidentale sul programma di privatizzazione (l'idea portata a Tokyo era di un piano per 4 miliardi di dollari). Tra i partners le perplessità si sono rivelate insormontabili, anche se Christopher ha detto di accontentarsi della formazione di un gruppo di lavoro che dovrà «approfondire la questione» prima del vertice di luglio. Ma la determinazione ame¬ ricana ha ottenuto di trascinare il Giappone, per la prima volta, nell'impresa dell'aiuto alla Russia. Per giunta senza che la disputa sulle Kurili tra Mosca e Tokyo riemergesse in primo piano. Eltsin - referendum permettendo - verrà addirittura invitato nella capitale giapponese a maggio, per un gesto di ringraziamento e pacificazione formale (dopo il grande rifiuto dello scorso settembre) che Tokyo pare disposta ad accettare anche senza alcun impegno russo a concessioni di sorta in tema territoriale. Giuliette Chiesa Stretta di mano a Tokyo tra il ministro degli Esteri russo Andrei Kozyrev e il giapponese Kabun Muto Sopra, i «golpisti» Gennady Yanayev e Oleg Shenin all'uscita del tribunale di Mosc3|fotoepaeap]