Nella, drogata a 10 anni «L'eroina era il mio gioco» di Pierangelo Sapegno

Palermo, oggi la ragazzina è diventata madre ma non ha mai smesso di bucarsi Palermo, oggi la ragazzina è diventata madre ma non ha mai smesso di bucarsi Nella, drogata a 10 anni «L'eroina era il mio gioco» BRUCIARSI LA VITA PER SFIDA PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Adieci anni, i bambini hanno paura del buio. Vincenzina Vacirca ha ragione quando dice che «i piccoli non sanno quello che fanno». Sua figlia, a dieci anni, ha cominciato a drogarsi. In gergo, lo chiamano laccio, demone, o buio. «Ho cominciato per gioco», ricorda Nella, «assieme alle mie amiche, con la mia compagnia di piazza Generale Cascino, a Palermo». Certo, a dieci anni i bambini giocano. «La mia amica mi diceva: tu non vuoi perché sei una fifona, la verità è che hai paura. E io l'ho fatto per ripicca». Nella, che vuol dire per ripicca. A dieci anni, uno può rifiutarsi di giocare, per ripicca, può fare i capricci. Ma bruciarsi la vita è un'altra cosa. «Per ripicca, l'ha fatto mia figlia. Quante volte gliel'ho chiesto, ma come hai potuto Nella mia? Non stavi bene nella tua casa? Ma che cosa ti avevamo fatto noi? Per ripicca e per gioco, lei solo questo ha saputo rispondermi». Anche il tempo in questa camera s'è fermato. Il letto con la trapunta a fiorellini. Bambole, puffi e pupazzi. «Mia figlia era una bimba allegra», dice Vincenzina. Tutte le mamme dicono così. Pure la foto grande sulla parete, sopra il letto, ha fermato il tempo, a dispetto del destino. Una bambina un po' paffutella che ride. Avrà dieci anni. «Era una santa, allora. Nel senso che non faceva male a nessuno, che se le si chiedeva un favore lei era sempre disponibile. Non sapeva dire di no. Io glielo dico ogni tanto. Tiro fuori le foto dagli album e la chiamo. Lo vedi Nella com'eri? Ma non eri felice?». Come si fa a spiegarlo. Tutto è come in un'immagine senza senso. Uno specchio nudo e quei pupazzi, la foto di una bimba e altri pupazzi ancora. Che c'è di sbagliato in tutto questo? «Non farmi soffrire», c'è scritto sui puffi, «Mi hai fulminato», «Tanti dolcissimi auguri»i In fondo alla stanza c'è la gigantografia di Vasco Rossi. I pupazzetti e il cantore della vita spericolata. In fondo, è tutto secondo cliché, no? Chissà che infanzia sarà mai, nel segno della droga. «Per ora è presa dal laccio», dice Vincenzina e fa effetto sentirla parlare così, perché ha imparato a parlare come loro, come i ragazzi dello zoo. Come Nella: «La prima volta è stato per gioco. E sempre per gioco ho continuato per alcuni giorni. C'era anche qualcuno più grandicello di noi. Ci facevamo forza fra di noi ripetendoci che intanto potevamo smettere quando volevamo. Ma dopo circa un mese è diventato un vizio. Il resto è un calvario che dura ancora adesso, una storia di furti per mettere insieme i soldi della droga». Quindici anni sono passati da allora. Piazza Generale Cascino è uno spiazzo triangolare con qualche alberello smunto, sotto il Monte Pellegrino, vicino a via D'Amelio dove saltò in aria la macchina di Paolo Borsellino e della scorta, vicino alla Fiera del Mediterraneo. I bambini che si drogano non sono solo una piaga di Palermo, una tragedia da questa piazza. Dei 73.866 tossicomani in terapia in Italia presso servizi pubblici e istituti privati, sotto i 15 anni non è registrato nessu- no. E le cronache di droga ricordano solo qualche caso straordinario. Un ragazzino di 14 anni, in overdose a Torino, salvato per miracolo. Un altro di dodici anni, spacciatore a Palermo, preso in custodia da Muccioli e scappato dopo qualche tempo. Eppure, anche nelle memorie di Nella, il fenomeno esiste ed è più diffuso. Una tragedia sommersa. «E' troppo facile trovare la droga», dice Vincenzina. Allora, Nella giocava assieme a un gruppo di coetanei. E sono rimasti tutti come in quei giorni, prigionieri del loro gioco. «Io me ne accorsi che lei aveva dodici anni. All'inizio mi offesi pure. Un giorno una mia amica mi aggredì: ma sei pazza, che stai facendo? La tua bambina l'hanno vista in discoteca, mi disse. Ti pare che una ragazzina della sua età debba già andare a ballare? Mia figlia faceva collezione di lattine di Coca-Cola. Una volta che facevo pulizia scoprii che dentro una di queste c'era una bustina con della polvere. L'aprii, l'annusai, con la punta del dito me ne portai un briciolo alla bocca. Veleno, santiddio. Quello era veleno». Quando tornò a casa, Nella pianse e giurò che non l'avrebbe più fatto. Tutti i dro¬ gati dicono così. E tutte le mamme fanno come Vincenzina, che ci credette. Per disperazione, forse. O perché altro? «Perché era così piccola. Non poteva essere vero. Non pensai nemmeno che si fosse bucata. Come poteva alla sua età. Avranno cominciato sniffando». Eppure, la storia di Nella è uguale a quella di tanti altri. «Ma che deve fare una mam- ma?». Povera Vincenzina. Noi non riusciamo a risponderle. «Siamo scappati qui, fuori da Palermo», dice lei. A Bolognetta, che è un paese con una strada in salita e le case di cemento che l'accompagnano. Fuori ci sono i prati, con i mandorli, i cactus e i fichi. Si intravedono da questa finestra e mandano un'immagine strana, nel silenzio del paese. Come se le tragedie qui avessero un'eco lontana, irreale. Sotto, nella via, una bambina gioca vicino a una macchina. Nella era una bambina così, ha ragione Vincenzina. «Era vivace, questo sì. A undici anni scappò di casa assieme a un'amica per andare a Roma. Facevano poco più di vent'anni in due. Volevano andare a vedere da vicino gli attori dei fotoromanzi». A undici anni?. «Sì, santocielo. Quante me ne ha fatte passare questa bimba. Mio marito lavorava in Arabia e c'erano troppi soldi che giravano. Secondo me, è stato questo il male. Troppo vezzeggiata, troppo nella bambagia». Questo, e chissà che altro. Ora, Nella ha una figlia («è nata quando avevo 17 anni») e dice che «per lei ho deciso di cambiare vita. Ho provato mille volte a cercare un'occupazione, ma non ci sono mai riuscita. Chi vuoi che si fidi di ima drogata?». La mamma invece ripete che sua figlia «non vuole saperne delle comunità, che dice sempre che preferisce la galera. E io non so che fare. Un giorno l'ho portata in una comunità, ma se n'è andata via dopo 24 ore». Viene il parroco ogni tanto, e Vincenzina l'ha visto persino piangere mentre si coccolava Nella. «Ma lei è rimasta come una bambina che non ascolta niente e nessuno». Aveva dieci anni. E giocava con le bambole. Pierangelo Sapegno «La mia migliore amica mi diceva che non volevo quella roba perché ero troppo fifona E io per ripicca ho cominciato» Nella Vacirca (a destra) oggi ha 24 anni A sinistra, la madre Vincenzina (foto Gentile)

Persone citate: Cascino, Muccioli, Nella Vacirca, Paolo Borsellino, Vasco Rossi, Vincenzina Vacirca

Luoghi citati: Arabia, Bolognetta, Italia, Palermo, Roma, Torino