I Sette Grandi angosciati alla campagna di Russia di Giulietto Chiesa

I MILIARDI DA TOKYO I Sette Grandi angosciati alla campagna di Russia I MILIARDI DA TOKYO TOKYO DAL NOSTRO INVIATO Con l'occhio fisso al 25 aprile, spartiacque fatidico che dovrà dire qual è il credito di fiducia popolare rimasto a Boris Eltsin, il G-7 apre i cordoni della borsa. Ma la scommessa sul Presidente russo - ufficialmente senza esitazioni - sembra abbia rivelato ieri, nella riunione a porte chiuse, non poche angosce pubblicamente inconfessabili. La verità è che nessuno è in grado di prevedere quale sarà il quadro politico a Mosca tra una decina di giorni e i ministri degli Esteri e delle Finanze dei sette Paesi più industrializzati del mondo sono riuniti nel fastoso hotel New Otani essenzialmente per recitare un atto, seppure importante, nella campagna elettorale di Russia. Ma, e se le cose, a Mosca, non andassero per il verso giusto, sperato? Il ministro degli Esteri Emilio Colombo esamina l'eventualità - che gli pare remota - con filosofico distacco: «Vorrà dire che ci ritroveremo a ridiscutere quanta parte del pacchetto di aiuti verrà mantenuta». Quello che è certo è che il G-7 non è un'organizzazione di beneficenza. Il fiume di 30 miliardi di dollari circa che si è venuto formando dai torrentelli dei «Sette Grandi» e dalle cateratte del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, deve ancora passare attraverso molte «chiuse» e dighe prima di riversarsi sulle assetate pianure di Russia. Le verifiche politiche, economiche e tecniche saranno severe e ben poco misericordiose. Perfino la decisione di concedere la dilazione del pagamento di una parte del debito estero della Russia (già presa formalmente il 2 aprile dal Club di Parigi dei creditori) sarà formalizzata solo nell'ottobre prossimo. Cioè quando già si saprà se la barca di Eltsin è ancora a galla. E si tratta di quasi la metà del «pacchetto»: circa 14,5 miliardi di dollari. Che la Russia non dovrebbe pagare subito. Un bel regalo. Ma di cui l'Occidente ha poco da vantarsi, perché comunque la Russia non avrebbe pagato, essendo a zero le sue entrate valutarie. E' un regalo che rivela impietosamente le divisioni nel campo dei «donatori» come ha sottolineato il ministro tedesco Theo Waigel. La quota della Germania (5,7 miliardi di dollari) è di gran lunga la più onerosa e si aggiunge ai quasi 50 miliardi che Bonn ha già sganciato negli ultimi quattro-cinque anni. E' vero: ricevendo in cambio la Repubblica democratica tedesca. E la povera e piccola Italia si ritrova secondo creditore del Club di Parigi, a pari merito con la grandeur della Francia, entrambe per 1,7 miliardi di dollari. America e Giappone, in pratica, sono fuori da questa parte del pacchetto. E ora sono costretti a fare gesti significativi per non acuire le recriminazioni europee. Clinton, dopo il miliardo e 600 milioni di Vancouver, ha manda¬ to a Tokyo un'offerta aggiuntiva di altri 2,5 miliardi di aiuto bilaterale e una proposta, per ora vaga, di partecipare con 1,5 miliardi a un «fondo per le privatizzazioni» la cui parte restante dovrebbe essere suddivisa tra gli altri G-6 ed eventuali volontari donatori dell'Occidente. Il Giappone si fa avanti, per la prima volta, con un proprio pacchettino di 1,82 miliardi. Ma per buona parte si tratta di crediti all'esportazione e di assicurazioni agli esportatori giapponesi. Più importante, nella spinosa partita tra Tokyo e Mosca, la correzione di linea giapponese che, ora, finalmente, non pone più la questione delle Kurili come premessa per una «completa normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi». Ieri, dopo l'incontro tra Kozyrev e il premier Miyazawa, c'è stato l'annuncio della pacificazione. In sintesi circa 7-8 miliardi di dollari in forma di prestiti delle istituzioni finanziarie internazionali, che aprirebbero «finestre di credito» ad hoc, eliminando i criteri tassativi fin qui adottati (in pratica senza pretendere che la Russia dimostri in anticipo di aver adottato le politiche macroeconomiche necessarie). Cui si aggiungono più o meno 4 miliardi complessivi di aiuti bilaterali (l'Italia erogherebbe 2400 miliardi di lire, quello che resta cioè dei 7200 miliardi concessi nel 1990 all'ex Urss di Gorbaciov). Oggi i due ministri russi Kozyrev e Fiodorov verranno ammessi all'incontro finale. E' già chiaro che la comunità internazionale manderà a Mosca un nuovo, netto messaggio di sostegno a Eltsin. Ma, dei tre obiettivi enucleati ieri da Miyazawa nel suo discorso d'apertura (riforma democratica, economica e di politica estera), si privilegerà solo il secondo e il terzo. L'Occidente ha fretta, forse troppa, di avere una Russia del tutto allineata. Senza capire che, così facendo, mette Eltsin in nuove difficoltà. Giulietto Chiesa L'AIUTO OCCIDENTALE ALLA RUSSIA DAL 1990 - [IN MILIARDI DI DOLLARI] 60-r 50 40 50 20-H □ GERMANIA USA 1 I Totale promesso Totale stanziato ITALIA FRANCIA GIAPPONE CANADA GB