«Fermate il processo al golpe» di Cesare Martinetti

A Mosca prima udienza per il putsch d'agosto, respinte tutte le eccezioni della difesa A Mosca prima udienza per il putsch d'agosto, respinte tutte le eccezioni della difesa «fermate il processo al golpe» Eltsin teme la sentenza prima del voto MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono arrivati alla Corte Suprema accompagnati da un corteo di trecento persone, sono usciti e hanno trovato appena una ventina di vecchiette con le bandierine rosse. Poca gloria per questi vecchi golpisti che trovano un po' di credito solo nelle contraddizioni della Russia di oggi, non certo nella memoria di quell'infame e maldestro colpo di Stato con il quale un anno e mezzo fa hanno tentato di fermare la storia usando i ferrivecchi dell'agonizzante impero sovietico. Ecco il grigio Janaev, presidente del «Comitato d'emergenza» che imprigionò Gorbaciov nella dacia di Foros e che quando divenne vicepresidente dell'Urss disse alla tribuna del Congresso: «Ho fatto tutte le malattie di un vero uomo...». Ecco l'ambiguo Lukianov, allora presidente del Soviet Supremo, l'unico a non aver risposto alle domande dei giudici nell'inchiesta; il piccolo Kriuchkov, capo del Kgb; un inagrissimo e irriconoscibile Yazov, maresciallo dell'Urss, allora panciuto ministro della Difesa che nel primo interrogatorio ammise: «Non so perché mi sono messo insieme a questa banda di alcolizzati». Ecco Valentin Pavlov, allora primo ministro, arrestato ubriaco nella dacia fuori Mosca, adesso sorridente, rubizzo, che fa il segno di vittoria con le dita insieme alla moglie che porta un mazzo di rose rosse e gialle. Sono arrivati tutti davanti a questo palazzotto grigio del quartiere Arbat scortati dalle mogli e da una piccola e alterata manifestazione di nostalgici che ha scambiato anche qualche pugno con fotografi e giornalisti occidentali. Molti anziani e molte donne con la borsa della spesa, intorno ai putschisti di agosto. Cartelli e slogan tutti contro Eltsin: «Alcolizzato», «in gabbia», «golpista», «ebreo». Sono passati accanto alla scuola «1234» e i ragazzini aggrappati ai cancelli si sono messi a prenderli in giro ridendo e gridando: «Eltsin da - Eltsin da». C'era una grande bandiera rossa con l'immagine di Gesù al centro e un cartello: «Cristo era comunista: Pilato, non permettere che gli ebrei crocifiggano Cristo». Un omino vendeva libri: Mein Kampf di Hitler, Rapporto sulle forze sataniche dell'Occidente, Vita di Stalin, Il governo segreto internazionale. Centinaia di miliziani avevano svuotato il quadrilatero di vie intorno alla Corte Suprema. Dentro l'aula solo posti a sedere riservati: imputati e due famigliari ciascuno, avvocati. C'erano anche i parenti delle tre vittime dei tre giorni di golpe: Vladimir Usov, Dmitri Komar, Ilija Kricevski, schiacciati dai cingoli dei carri armati intorno alla Ca-. sa Bianca. Sette giornalisti russi, esclusi (ed è polemica) quelli filo-golpisti della «Pravda» e della «Sovietskaja Rossia»; un solo giornalista straniero (un reporter dell'«Associated Press») ammesso dopo molte proteste. Niente tv o radio: «E' vietata la diretta», ha detto un portavoce della Corte. In questo clima di vuoto sospeso il processo si è aperto alle 10 in punto, i dodici sono accusati di «tradimento della patria e complotto per la presa del potere» secondo l'articolo di un Codice penale rimasto invariato dopo la fine dell'Urss. Teoricamente rischiano la pena di morte. Giudici sono i magistrati del Collegio militare della Corte Suprema: presidente il contrammiraglio Anatoli Ukolov, a latere i generale Yuri Zaitsev e Pavel Sokolov. Pubblico ministero, nove sostituti del discusso Procuratore generale Valentin Stepankov presieduti da Eduard Denisov, da poco arrivato a Mosca e quindi non coinvolto con l'istruttoria. La rappresentazione è cominciata con un mitragliamento di eccezioni. I golpisti hanno ricusato la Corte: «Non possiamo essere giudicato di tradimento dell'Urss da un tribunale della Federazione russa». E poi: «Non ci possono giudicare dei militari che dipendono gerarchicamente dal ministro della Difesa Graciov, testimone in questo processo». I giudici hanno respinto tutto, il processo va avanti. Ma ci vorrà ancora un po' prima che entri nel vivo. L'ha detto 11 presidente Eltsin: «Spero che prima del 25 aprile non si arrivi alla sostanza». Le sue previsioni? «Non farò l'errore del procuratore Stepankov che ha pubblicato un libro sull'inchiesta prima della sentenza». Aspettiamo il risultato del referendum. Cesare Martinetti Cinque dei 12 golpisti al processo (foto ap] Sopra manifestanti comunisti davanti al tribunale |foto epa]

Luoghi citati: Mosca, Russia, Urss