Curzi il calvo piace alla destra

Curii il calvo piace alla destra L'«Italia» loda il direttore del Tg3. «Esagerati, il mio antifascismo è limpido» Curii il calvo piace alla destra «La sua pelata è seconda solo a quella del duce» IL ROSSO E I NERI SROMA ANDRO Curzi? «La pelata più amata dalla destra. Dopo quella della Buonanima, naturalmente...». E così, tra una partecipazione alla festa del Secolo d'Italia e una stretta di mano al segretario del msi, il direttore più rosso del Tg3 si ritrova nella classifica dei calvi che piacciono tanto ai fascisti. Dietro a Mussolini, è vero, ma davanti a una bella schiera di naziskin rasati di fresco. La battuta sui pelatoni ò delYltalia, il settimanale della nuova destra diretto da Marcello Veneziani. Uno scherzo, certo. Ma anche una pugnalata alle spalle: Curzi ò definito «uno che per cortesia e forse anche per vanità, è disponibilissimo a farsi intervistare e a colloquiare con chiunque. Fino al rischio dell'eresia». E infatti, sulle pagine del giornale che si autodefinisce «neo-gollista», lo «stalinista» Curzi parla del fascismo con pa- role di assoluzione, se non addirittura di plauso. E poi la storia della «pelata», che viene spacciata per il risultato di un'inchiesta del Fronte della Gioventù... «É invece quel sondaggio riguardava il lavoro che faccio, non i capelli che non ho più - ribatto Curzi, divertito ma non troppo -. E siccome io lavoro per il servizio pubblico, e quindi anche per i missini, sono contento. Ma l'unica cosa cui tengo davvero ò il mio antifascismo, tant'è che l'unica tessera che porto in tasca è quella dell'Associazione partigiani. Ma odio le distinzioni rigide: non c'è niente di tutto giusto, niente di tutto sbagliato. Mussolini ha fatto molte cose per l'Italia, ma a prezzi carissimi che non valeva assolutamente la pena di pagare. Altro che plauso...». Ma un po' di divertimento deve esserci stato, nel vedersi paragonato al Duce, per uno che fin da bambino faceva le imitazioni di Mussolini... «Beh, questa mi sembra proprio un'esagerazione - risponde Curzi -. Ricordo uno schiaffone quando avevo quattro anni e montai per la prima volta su un tavolo a fare il verso a Mussolini. Ricordo le liti in famiglia, nei pranzi domenicali, tra lo zio squadrista e lo zio antifascista. E già allora mi piaceva di più il secondo. E poi la scelta del 1943, al Liceo Tasso, quando metà della mia classe restò fascista e l'altra metà si mise con Reichlin e gli altri comunisti...». Resta il fatto di un direttore dichiaratamente comunista che prende applausi e audience dai neofascisti. «Io sono coerente fino in fondo - spiega Curzi -. E questo loro lo apprezzano. Ma se andiamo un po' più a fondo le differenze sono abissali: le loro idee, le loro letture sono diverse dalle mie. Parlo con loro perché sono curioso, perché il mio non è un antifascismo da snob. Pochi lo ricordano, ma pure Togliatti parlò ai fascisti. Nel '42, con il discorso alle camicie nere da Radio Mosca». Togliatti? «Proprio lui. E per me Palmiro è sempre un esempio». Un esempio? Ancora oggi? «Sì. Odio i voltagabbana, io. L'altro giorno ero alla Camera. In un angolo c'era Craxi, tutto solo. I cortigiani che lo circondavano erano spariti. Che potevo fare? Sono andato a salutarlo...». [g. tib.] Sandro Curzi direttore del Tg3

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