«Aux armes per Turin e Napòleon» di Maurizio Lupo
Un nuovo gruppo storico rievoca il glorioso 111°, il «Tre Paletti» che Bonaparte arruolò fra i piemontesi Un nuovo gruppo storico rievoca il glorioso 111°, il «Tre Paletti» che Bonaparte arruolò fra i piemontesi «Aux ormes per Twin e Napòleon» Rinasce il reggimento che doveva invadere Londra «La caserma de ij Inglèis a l'han butala an mes al mar, con Napòleon e ij sò canon la faroma spar- i£ fondar». Cantavano così 190 anni fa, nella primavera del 1803, i giovani di leva arruolati a migliaia a Torino e inviati a Ostenda per invadere l'Inghilterra in nome di Napoleone. Erano i soldati del 111° Reggimento di Linea, detto «Tre palèt» per via dei tre numeri «uno» affiancati come paletti sulle insegne. Li addestrarono come truppe da sbarco. Non varcarono la Manica, ma marciaro¬ no per l'intera Europa fino al 1814, versando sangue sui campi di Austerlitz, Jena-Auerstadt, Wagram e Mosca. La loro bandiera da combattimento ora è conservata al Mu¬ seo Grimaldi di Montecarlo, ma dopo due secoli il «Tre palèt» è riapparso a Torino, per rimanervi e riprendere la marcia come gruppo di ricostruzione storica, con armi originali e uniformi identiche a quelle dell'epoca. L'iniziativa è del centro «Aigle Imperiale» (telefono 521.3127), appena fondato in città da un gruppo di studiosi che vogliono «recuperare, studiare e divulgare cimeli, documenti e manufatti di interesse militare, con particolare riferimento all'epoca napoleonica». Hanno costituito il primo plotone del reggimento con volontari che sono già sfilati ai raduni di Chalon, Boulogne e Lipsia, dove si è riunita la «Grande Armée», l'associazione europea che, con 3 mila aderenti, anche di Paesi dell'Est, rievoca periodicamente sul campo le grandi battaglie napoleoniche. Ogni appuntamento è un'occasione per arnrnirare in azione unità perfet¬ tamente inquadrate, che non sfilano soltanto, ma simulano combattimenti con impressionante verosimiglianza. E' sorprendente anche la cura con la quale sono ricostruite uniformi, bandiere, tende, attrezzature da campo, persino i documenti personali. Ogni soldato si equipaggia a sue spese, armi comprese. Costa circa 5 milioni una tantum tornare sotto le insegne dell'«Impéreur». «Ma una volta nei ranghi - dice Mirco Solerò, 38 anni, odontotecnico, arruolato come portainsegne sembra di entrare in una macchina del tempo. A Lipsia ho provato l'ebrezza di marciare al ritmo di pifferi e tamburi, fra vampate di cannoni. Era solo una simulazione, ma che brivido! Non si scorda: il divertimento è garantito». Non è l'unica attività: quella più importante è di ricerca storica. Il Centro «Aigle Imperiale» sta ricostruendo tutte le imprese del 111° Reggimento di Linea, che dal 1803 al 1814 fece a piedi più di 40 mila chilometri, perdendo in alcune battaglie fino al 30 per cento dei propri 3600 effettivi. Risorgono i nomi di eroi Come il Sergente Saglio che, crivellato ad Austerlitz, cadde gridando «Ale Aosta! Ale Piemonti», sorprendendo l'Imperatore che si aspettava il grido di «Vive la France!». E si ricordano vicende di fame, come quando a Oulki il reggimento, in ritirata da Mosca, fu costretto a nutrirsi di sego condito con polvere da sparo Partirono cantando «Prendo il moschetto e lascio il mio camino per andare oltre frontiera piantare i miei tre picchetti». Ma in Riva al Reno, alla notizia dell'armistizio finale del 1814, le unità lanciarono in aria gli zaini per la gioia. Lo ricorda ancora una canzone: «Camperoma ij sa co an aria, viva, viva la libertà!». Maurizio Lupo i£ Un giovane del «Tre Palèt» in armi a Lipsia
Persone citate: Bonaparte, Boulogne, Chalon, Mirco Solerò, Piemonti, Saglio
Luoghi citati: Aosta, Austerlitz, Europa, Inghilterra, Londra, Montecarlo, Mosca, Torino
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