Barocci cerca consulenti

Privatizzazioni, il Tesoro si servirà di professionisti esterni Privatizzazioni, il Tesoro si servirà di professionisti esterni Barocci cerca consulenti Alle Camere il documento sullo stato delle cessioni delle aziende pubbliche «Vendere è indispensabile per sostenere i vari piani di sviluppo industriale» ROMA. «Il Tesoro deve organizzarsi ricorrendo a consulenze esterne che possano guidarlo in ogni passo nel processo di privatizzazione sia per quanto riguarda le singole imprese, sia per quanto riguarda il rapporto in generale con il mercato. Su questo terreno si richiede che il Consiglio dei ministri possa dare mandato al Tesoro di valutare le condizioni migliori per dotarsi di una organizzazione adeguata». Questa una delle conclusioni contenute nel documento del governo sullo stato delle privatizzazioni. Il documento, in corso di trasmissione al Parlamento dopo gli ultimi ritocchi, conta 28 pagine più una «time table» con le scadenze per il mercato già anticipate venerdì dal ministro del Tesoro, Barucci, al Consiglio dei ministri. Nelle conclusioni si osserva che «solo accelerando il passo e realizzando effetti concreti, il mercato internazionale potrà avere la certezza che si tratta di un processo in grado di incidere sia sui risultati del bilancio pubblico del nostro Paese, sia sulla volontà di rimettere ordine in alcune imprese che ormai da tempo registrano perdite anche consistenti. E tuttavia i primi tre mesi di quest'anno hanno permesso di riordinare le priorità dei motivi che sono alla base della scelta di politica economica». Per Iri, Enel e Ina, «la necessità di procedere a rapide privatizzazioni deriva dal fatto che solo in tal modo potranno affluire al bilancio pubblico quelle risorse finanziarie che permetteranno di realizzare gli obiettivi che ci sono imposti, fra l'altro, dal prestito comunitario». Viene poi ribadito che «l'attenzione principale si rileva a proposito di Iri ed Eni, in particolar modo Tiri, il cui equilibrio finanziario è da definirsi precario. L'Iri ha bisogno di fare finanza per poter adempiere al proprio compito di grande holding industriale; potrà farlo solo ricorrendo ad operazioni temporanee di natura comunque già sperimentata ed apprezzata dal mercato». «Per Tiri - spiega ancora il documento - privatizzare è la condizione necessaria perché l'impegnativo progetto industriale in cui sono impegnate molte delle sue finanziarie possa essere compiuto». • IRI. Perdite per 4400 miliardi, di cui 2100 miliardi come risultato della gestione finanziaria, 2150 miliardi come riflesso della gestione delle partecipazioni e 150 miliardi come altri oneri. Inoltre, debiti per 21.650 miliardi (senza considerare altri 4763 miliardi con rimborso a carico dello Stato). E' il preconsuntivo '92 dell'Ili spa contenuto nel documento governativo sulle privatizzazioni. Nella relazione si stima per il '93 una riduzione della perdita a 1700 miliardi. • ENI. Mezzi propri pari a 17.135 miliardi di lire emergono dalle voci provvisorie dello stato patrimoniale dell'Eni spa al 31 dicembre 1992, riportate nel documento governativo sulle privatizzazioni. Al 31 dicembre 1991 i mezzi propri erano indicati in 17.345 miliardi. I debiti finanziari (al netto dei prestiti obbligazionari e dei debiti verso controllate) sono scesi da 4650 a 4024 miliardi. • INA. Nella torta del futuro azionariato dell'Ina-vita una quota oscillante fra il 10 ed il 15% potrebbe essere controllata dagli assicurati e dagli stessi dipendenti della compagnia, due categorie alle quali potrebbe essere riservato una sorta di pre-collocamento «incentivato».

Persone citate: Barucci

Luoghi citati: Iri, Roma