Ottone anche da Gerry Scotti si può sperare in un'Italia libera di Alessandra Comazzi

r TIVÙ'& TIVÙ' Ottone, anche da Gerry Scotti si può sperare in un'Italia libera MENTRE la piazzetta televisiva di Raidue, titolo «I fatti vostri», è tornata al suo primo conduttore, Fabrizio Frizzi, su Canale 5 Gerry Scotti continua imperterrito al timone di «Ore 12», la piazzetta concorrente (ricordate il battibecco che aveva animato l'inizio della stagione televisiva? Le due reti litigavano per capire chi aveva copiato chi). I due programmi si somigliano molto, non c'è che dire, più sontuoso quello di Raidue, più spartano quello di Canale 5. Aiutano a preparare il pranzo, facendo giochini e parlando con olimpica indifferenza di cose dolorosissime. Ma a volte persino interessanti. Ieri, per esempio, tra gli ospiti di Scotti c'era Piero Ottone, che ha raccontato una sua drammatica esperienza, un naufragio in barca a vela davanti alle coste di Casablanca. Il conduttore ha chiesto al giornalista come mai l'Italia, con tutte le coste che ha, e con il suo illustre passato, è invece adesso un paese che non va per mare. E Ottone ha detto questo: «Vanno per mare soltanto i popoli liberi. E noi dal '600 non 10 siamo più stati. Spero che riscopriremo il mare, adesso che, nonostante le tangenti, siamo ritornati liberi». E ha aggiunto, Ottone, di essere convinto che 11 mare, la sua conoscenza, la sua pratica, potrebbe, più di tante parole, tenere lontani i giovani dalla droga. Anche la montagna, se è per questo, anche tutto lo sport. Ma in Italia è tutta la struttura sportiva giovanile che manca, figuriamoci le scuole di vela. Se poi la vela potesse allontanare da sé quell'immagine snob che si porta dietro, sarebbe proprio bello. La barca non ha niente di snob, è intelligenza, è fatica, è umiltà. Sentite questa frase colta al volo spigolando per i canali, in una serie di telefilm grottescocomici in onda alle 18,30 su Raitre, titolo «I mostri vent'anni dopo»: una giuria popolare deve decidere se condannare o no a morte una donna accusata di aver ucciso il marito. Paiono tutti d'accordo sulla colpevolezza, ma uno dei giurati, il signor Herman Monster (aspetto alla Frankenstein), vuol convincere gli altri che l'accusata è innocente. Praticamente li se¬ questra. I suoi colleghi protestano, reagiscono, si ribellano alle ormai moltissime settimane di confino, fino a quando il «sequestratore» chiede: «Non credete che la vita di una donna valga 21 settimane della nostra vita?». Risposta corale: «Noooooooo». Esemplare. «Domanda delle cento pistole» di Sandro Paternostro a Tina Anselmi, l'altra sera a «Diritto di replica», programma anticipato di un'ora (bene bene) su Raitre. La domanda delle cento pistole è quella che il «direttore» fa alla fine dei tre minuti usati dal «replicante» per rispondere alle accuse di De Fornari-Fazio-Magreli-Magagnoli. Dunque alla Anselmi, presidente della Commissione pari opportunità: se una donna, per conquistare un posto importantissimo per la sua carriera, si travestisse da uomo o peggio, si sottoponesse a un intervento chirurgico, lei sarebbe d'accordo? Risposta forse scontata ma veemente: «Non abbiamo bisogno di mascherarci». Premio-contrappasso, una corazza e una spada. Alessandra Comazzi zzi |

Persone citate: Anselmi, De Fornari, Fabrizio Frizzi, Gerry Scotti, Herman Monster, Piero Ottone, Sandro Paternostro, Tina Anselmi

Luoghi citati: Italia