Libano, bomba sciita uccide tre israeliani

Alla vigilia dell'incontro Rabin-Mubarak MEDIO ORIENTE Alla vigilia dell'incontro Rabin-Mubarak Libano, bomba sciita uccide tre israeliani GERUSALEMME. Alla vigilia di un importante incontro tra il presidente egiziano Hosni Mubarak e il premier israeliano Yitzhak Rabin, al centro del quale sarà la prevista prossima ripresa del processo negoziale israelo-arabo, dal Libano è stato lanciato ieri un nuovo siluro contro gli sforzi di pace. Tre soldati israeliani sono stati uccisi e altri due feriti dallo scoppio di una potente mina sotto un mezzo blindato, all'interno della cosiddetta «striscia di sicurezza» creata dallo Stato ebraico in Libano, a ridosso del confine. La responsabilità dell'attentato è stata rivendicata dal movimento integralista islamico degli Hezbollah, che rifiuta ogni negoziato di pace con Israele, di cui nega il diritto stesso all'esistenza. La reazione di Israele è stata rabbiosa e immediata: artiglierie israeliane e dell'Esercito del Libano Sud (Els), una milizia alleata armata e addestrata dallo Stato ebraico, ed elicotteri con la stella di Davide hanno pesantemente bombardato per ore villaggi sciiti e altre località in cui lo stato maggiore delle forze armate israeliane riteneva si trovassero guerriglieri hezbollah. L'eco delle esplosioni nel Nord è stato durante la giornata il drammatico accompagnamento dei febbrili preparativi per il vertice di oggi a Ismailia tra Rabin e Mubarak. 11 fatto che l'iniziativa per l'incontro sia partita, come lo scorso luglio, da Mubarak ò interpretato negli ambienti di governo a Gerusalemme come un segno dell'aspirazione dell'Egitto a presentarsi agli occhi dell'opinione pubblica araba in veste di interlocutore privilegiato di Israele, in grado di influenzarne la politica. Rabin ha detto di considerare Mubarak come «un valido partner nel processo di pace». La stampa locale è convinta che Mubarak premerà su Rabin perché faccia nuovi gesti di buona volontà soprattutto nei confronti dei palestinesi, per convincerli a ritornare al tavolo delle trattative di pace, la cui ripresa è in programma per il venti di questo mese a Washington. Da parte israeliana si indica che un pacchetto di misure a favore dei palestinesi è pronto, ma che non sarà annunciato fino a quando questi non confermeranno il loro ritorno ai negoziati. Il vice ministro degli Esteri Yossi Beilin ha affermato che i palestinesi faranno «un grave sbaglio» se non torneranno ai negoziati. Il vertice israelo-egiziano è al centro dell'interesse anche della stampa palestinese di Gerusalemme Est. Tre quotidiani, «al-Fajar», «alNahar» e «al-Quds», hanno affermato di sperare - seppure con diversi gradi di ottimismo che Mubarak riesca a ottenere da Rabin concessioni tali da spianare il ritorno dei palestinesi al tavolo delle trattative. Un gruppo di esponenti della delegazione dei territori occupati è intanto partito ieri per Washington per colloqui preliminari concernenti la prossima fase negoziale. Sami Abdallah, economista e membro della delegazione, ha detto che una delle richieste palestinesi è l'assenso di Rabin al rapido rimpatrio di quattrocento palestinesi espulsi in periodi diversi - non solo lo scorso dicembre - dai territori. Una risposta positiva, a suo avviso, darà alla delegazione il pretesto per giustificare agli occhi della popolazione palestinese la ripresa dei negoziati. [Ansa]