Un raro pressacarte di maestro veneziano

Un raro pressacarte di maestro veneziano SAPER SPENDERE Un raro pressacarte di maestro veneziano CHE i presse-papier a classica boccia di vetro fossero diventati oggetto da collezione è noto e resiste la moda un po' kitsch del piccolo carillon che muove «la neve». Ma chi sa se Giovanni Giacosa' di Millesimo (provincia di Alessandria) sospettava qualcosa sull'oggetto in suo possesso, quando ci ha inviato una foto chiedendo una valutazione: «Nel presse-papier è incisa la scritta "B 1848"; mi piacerebbe conoscerne la provenienza». L'architetto Massimo Meli, perito estimatore in maioliche e porcellane antiche, ha una sorpresa: «Il presse-papier in vetro nella classica forma rotonda e schiacciata con decorazioni dette "a canne" (sembrano bottoncini di vetro decorati a fiore o con animali, come minuscoli mosaici, ndr) è un rarissimo oggetto del maestro veneziano Massimo Pradella eseguito nel 1848. Questi pressacarte furono esposti dagli artigiani muranesi per la prima volta all'Esposizione di Vienna del 1845 e ben presto in buona parte sia dell'Europa sia dell'America questo tipo di produzione venne imitata, senza mai raggiungere la qualità di quella veneziana. Il valore di questo oggetto si aggira intorno alle 500 mi- la lire». Ma la buona notizia per il lettore non deve provocare illusioni in coloro che hanno in casa qualcosa di simile: questa è una rarità. Certo I. B. V. di Torino conserva con grande cura i due vasi giapponesi «perfetti», e forse li considerava di grande valore. Li descrive bene, allega due foto. Dedica solo tre righe e una fotografia ai «tre pezzi da lavabo con la scritta S.C. Lombarda, il marchio di un elefante e il numero 332». Fiducia mal riposta. Sostiene l'architetto Massimo Meli: «La coppia di poutiches (così si chiamano i vasi con il coperchio) sono riproduzioni di questo secolo eseguite in Giappone. Pur avendo caratteristiche simili ai vasi antichi, non si possono considerare oggetti d'antiquariato, quindi il loro valore è dato soltanto dall'aspetto decorativo. Questi oggetti si trovano tuttora nei negozi che importa¬ no manufatti dall'Oriente». Per i tre pezzi da toeletta, invece, l'esperto è più ricco di particolari interessanti: «Manca il portasapone, sono in terraglia invetriata con decorazioni stampate in stile neoclassico e sono della manifattura italiana di Laveno, fondata nel 1856 nel centro omonimo da Camelli, Caspani e Revelli, tecnici della fabbrica Richard nei pressi di Milano. Basata sin dalle origini su una produzione di serie, assume, nel 1893 il nome di Società Ceramica Italiana. Di.interesse culturale è la raccolta di manufatti di Laveno esposta a Cerro di Laveno nel cinquecentesco palazzo Perabo, che nel 1972 è diventato sede della civica raccolta di terraglie. Il valore dei tre oggetti, essendo il set da toeletta incompleto, è di circa 600-700 mila lire». Ecco come si presenta il set: un piattino rettangolare, una brocca e una bacinella, fondo bianco con fascia decorata con figure. Un classico dei nostri bisavoli, ma con una data e un marchio in più. Ancora una buona notizia come se uscisse dall'uovo di Pasqua appena aperto. E' per Eugenio Tomaino che ha trovato «nella vecchia casa di campagna in Calabria una moneta o medaglia». Scrive: «Dal colore sembra essere di rame. Vi accludo una foto. Avrà almeno un valore storico?». Spiega l'esperta, Anna Maria Piccatto: «Nel febbraio 1871 la Camera approva quasi all'unanimità che la Capitale d'Italia dovesse essere Roma e la medaglia in possesso del lettore commemora l'avvenimento. Sul verso dell'esemplare è raffigurato Vittorio Emanuele II in piedi tra il Genio italico alato dal quale riceve la corona turrita e la figura allegorica della città di Roma nell'atto di inchinarsi al sovrano. Nel campo del rovescio, entro rami d'alloro, la legenda. Autore della medaglia che venne coniata anche in argento e in oro (di quest'ultima pochissimi esemplari) fu Carlo Moscetti. L'esemplare di rame è abbastanza facile da reperire; vale circa 200 mila lire. Simonetta