Cara Hooker, eroina dei gay

S'apre domani «Da Sodoma a Hollywood», Festival del cinema a tematiche omosessuali S'apre domani «Da Sodoma a Hollywood», Festival del cinema a tematiche omosessuali Cara Hooker, eroina dei gay In concorso il film, nomination Oscar dedicato alla psicoanalista americana TORINO. «E' incominciato tutto verso la fine degli Anni 50, quando uno studente omosessuale è venuto a parlarmi implorandomi di fare delle ricerche sui gay che allora erano considerati malati dalla medicina ufficiale. In quel periodo ero impegnata in altri studi, non avevo tempo, lo mandai da miei colleghi. Ma il fatto che anche loro non fossero disponibili e le insistenze di quel ragazzo mi hanno commossa e convinta». Evelyn Hooker, che oggi ha 85 anni, racconta così al telefono, da Los Angeles, con la sua voce profonda di donna che nonostante l'età ha mantenuto un carattere forte e risoluto, l'inizio della sua storia che ha cambiato l'atteggiamento di gran parte degli psichiatri americani nei confronti degli omosessuali. Elettrochoc, estenuanti, deprimenti e inutili sedute psichiatriche toccavano ai malcapitati di allora che finivano nelle maglie della medicina ufficiale che tentava di «guarirli». Che cosa ha fatto dunque di importante la dottoressa Hooker? Sostenuta dal National Institute for Mental Health (l'istituto nazionale per malattie mentali) ha condotto lunghissimi test su maschi omosessuali ed eterosessuali, interminabili sedute e interviste. Al termine del suo lavoro ha dimostrato che fra i due tipi di persone non c'era differenza e che l'omosessualità non poteva essere considerata una malattia mentale. Un risultato la cui importanza storica per la società gay americana è stato tale che Evelyn Hooker è diventato un simbolo della liberazione omosessuale: ora le hanno dedicato un film. E' «Changing our minds. The story of dr. Evelyn Hooker», documentario di Richard Schmiechen che ha avuto una nomination all'Oscar e che sarà presentato venerdì prossimo in concorso a «Da Sodoma a Hollywood» l'ottavo festival del cinema omosessuale che si apre domani al Museo del cinema di Torino. Nomination ma niente Oscar. Al Festival Gay di Torino contavano molto su questa possibile vittoria hollywoodiana; la cosa non scompone invece la dottoressa Hooker. «Figuriamoci, una nomination è già una cosa importantissima. Il documentario descrive molto bene la mia vita di allora, è commovente veder rivivere sullo schermo le battaglie a colpi di studi scientifici fra quanti di noi consideravano gli omosessuali persone normali e quelli che invece insistevano nel classificarli come malati». Ma la storia della dottoressa Hooker non è che uno dei tanti eventi attesi al festival gay che quest'anno prosegue a denti stretti. Meno fondi dalle pubbliche amministrazioni, quindi meno giorni di programmazione e la morte del condirettore Ottavio Mai, non hanno fiaccato Giovan¬ ni Minerba che ha allestito un programma di oltre settanta film di cui 35 in concorso e che incomincia sin dalla prima sera, domani, con tre proposte «forti». «The Lady in waiting» di Christian Taylor è la storia di un incontro in ascensore e del curioso rapporto che si stabilisce fra una anziana signora inglese e in travestito di colore. «Amazing grace» dell'israeliano Amos Gutman è una vicenda di amore e sieropositività nella Tel Aviv di oggi. «Forbidden Love» è un documentario sulla vita segreta e ribelle delle lesbiche canadesi negli Anni 50. E molte sono le attese per i giorni soccessivi. C'è curiosità por «The gay man's guide to safer sex», cioè la «guida al sesso sicuro per omosessuali maschi», che annuncia immagini esplicite e dirette, la versione visiva insomma della guida di Magic Johnson. Commuoverà certamente «Rock Hudson's home movies», cioè una analisi in chiave gay dei film di Rock Hudson, qualcosa di simile a quello che era stato fatto nel documentario dedicato a Greta Garbo e presentato due edizioni fa. E di D.H. Lawrence chi lo avrebbe detto? Anche lui, l'autore di «L'amante di Lady Chatter- ley» e «Donne in amore»? Possibile? Pare proprio che la sua eterosessualità fosse quantomeno vacillante, se c'è da credere al documentario della rete inglese Channel Four che porta a Torino anche due filmati di analogo tenore, ma più risaputi, su Shakespeare e Michelangelo. Da non perdere infine gli eventi speciali. Il film su «Wittgenstein» del grande e amato Derek Jarman (in Italia fatto scoprire proprio dal festival gay di Torino) e i tre diversi film: «Nodo alla gola» di Hitchcock del '48, «Frenesia del delitto» di Fleischer del '59 e «Deliquio» di Tom Kalin del '91. Tutti e tre i film affrontano un caso di cronaca giudiziaria, l'uccisione di un ragazzino di otto anni da parte di due diciottenni, dove omosessualità, ebraismo, trasgressione, nell'epoca del maccartismo si mescolano in un blend che porta all'omicidio come suggello di un amore impossibile fra i due protagonisti maschi. Ma il medesimo tema è affrontato in modo diverso e sempre più esplicito man mano che ci si avvicina ai giorni nostri: Rashomon al paese di Sodoma? Sergio Trombetta Foto piccola la dottoressa Evelyn Hooker e una scena del film «Dannati in America»

Luoghi citati: Hollywood, Italia, Los Angeles, Tel Aviv, Torino