Vorrei scrivere per lei, suo Montale di Giuseppe Marcenaro

Vorrei scrivere per lei, suo Montale Vorrei scrivere per lei, suo Montale Le lettere di politici e intellettuali a un giornalista potente e corteggiato il ANDAMI tutti i pensieri, trafiletti ecc. che vuoi per detto numero. Dobbiamo restare al nostro posto in attesa di essere soppressi o perseguitati. Poi faremo un giornale letterario simbolico con un linguaggio per iniziati o andremo in Russia o in Turchia a cercare un po' di elementare libertà... Ma Mussolini promette le mitragliatrici e qui a Torino mi si fanno minacce aperte». La lettera è scritta con una grafia nervosa, a lapis, su un foglietto di fortuna. La inviò Piero Gobetti a Giovanni Ansaldo, il 31 ottobre del 1922. E' una, tra le moltissime, che il giornalista ricevette al tempo in cui era redattore capo del Lavoro. L'uomo cui Gobetti confidava le sue disperazioni, cui sollecitava ampie collaborazioni alla Rivoluzione Liberale, era an¬ che il personaggio che Ferruccio Pani invitava a mandare articoli per fl. Caffè, che Pietro Nenni, in previsione dell'uscita del Non Mollare «... su indicazione di Carlo Rosselli» pregava di «scrivere per la nuova rivista». Frammenti questi di un grande arcipelago epistolare firmato da Turati, Salvemini, Rosselli, Amendola, Croce, Fortunato, Bauer, Malaparte, Monti... Ansaldo raccolse, in ordinate buste, una per corrispondente, le missive che arrivavano sul suo tavolo. Scoprendole oggi, in trama, si contempla un improprio profilo del destinatario, un «ritratto» scritto da quanti a lui si indirizzavano. «Perché - gli scriveva Prezzolini nel 1924 - non vuoi raccogliere in volume il meglio dei tuoi saggi di storia attuale?», tentando così di smontare la reticenza di Ansaldo a mettere insieme libri con articoli di giornale. Per poi, sempre Prezzolini, trasformarsi nel collaboratore scontento che protesta con il redattore capo: «... La Stampa nel 1913 e '14 mi dava 75 lire (350 attuali) per articolo... Il Corriere della Sera mi ha pagato 400, il Messaggero 250, Il Resto del Carlino 150. Mi può convenire Il Lavoro a 50 lire?». Vita e giornale, nella babele cartacea delle lettere, trovano le intermittenze dei sentimenti, le ansie della politica, le controversie... Anche gli elogi. Di «sconosciuti» lettori. Il 6 settembre 1924 un avvocato di Savona, Sandro Pertini, scriveva ad Ansaldo: «... Io non la conosco che spiritualmente. Ma non posso rinunciare al desiderio di ringraziarla dopo la lettura del suo ar¬ ticolo. Grazie d'aver donato una goccia d'alimento a questa mia fede». Ansaldo era bravissimo e il suo giornalismo entusiasmava: «Ella sa che io la reputo il primo giornalista d'Italia», dichiarava, nel dicembre 1926, il senatore Frassati, invitandolo a collaborare a La Stampa. Il carteggio del redattore capo suggerisce fughe neU'immaginario e offre conferma, segni di un tempo in cui la vita lasciava traccia sulle pagine: «Oggi ho ricevuto una lettera dalla signora Anna Kuliscioff, la quale mi dice che Canepa non è alieno daU'offrirmi la corrispondenza politica da Roma del Lavoro». La data è il 26 agosto 1923. La firma, Mario Missiroli. Sussiste, denominatore di quasi tutte le lettere, l'avventura della carta stampata, con vertici iperbolici e «teorici» nelle missive di Longanesi; altre recano trepide esitazioni: sono quelle che portano la firma di chi si propone quale collaboratore dell'autorevole quotidiano di Ansaldo: Benedetti, Cajumi, Vittorini, Comisso, Zavattini, Bonfantini, Sapegno, Baldini, Soldati. Anche di un poeta che, assistendo alla bufera che travolge il giornale di opposizione, timidamente, dopo un assalto da parte dei fascisti alla tipografia e una sospensione delle pubblicazioni, il 19 novembre 1925, scrive al redattore capo: «Mi pare di capire che il Lavoro, se riprende avrà assai bisogno di materiale... non infiammabile; e vorrei propormi per una collaborazione regolare, in materia di varia letteratura ed arte... Suo Eugenio Montale». Giuseppe Marcenaro Qui accanto Giovanni Ansaldo con la moglie. Sopra, Gobetti In alto una immagine del duello di Ansaldo con Interlandi, direttore di «Il Tevere»

Luoghi citati: Ansaldo, Italia, Roma, Russia, Savona, Torino, Turchia