Sputi sulla lapide dei carabinieri

Bologna, ennesimo episodio di disprezzo al Pilastro, tre fermati e denunciati Bologna, ennesimo episodio di disprezzo al Pilastro, tre fermati e denunciati Sputi sulla lapide dei carabinieri Profanata la memoria delle vittime della Uno bianca BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Maltollerati anche da morti. L'altra sera al Pilastro di Bologna, il quartiere più «difficile» della città, è andato in scena un episodio odioso. Tre giovani pilastrini si sono accaniti contro una lapide. Sputi e calci contro un piccolo cippo bianco voluto dal Comune e dalla gente del quartiere per ricordare il sacrificio di tre giovani carabinieri: Andrea Moneta, Otello Stefanini e Mauro Mitilini, uccisi in un agguato la notte del 4 gennaio del 1991, mentre stavano compiendo un giro di perlustrazione nelle strade del Pilastro. I loro nomi sono stati incisi sul marmo, a perenne memoria. Fino a pochi mesi fa, sulla lapide c'erano anche le loro fotografie: i parenti le hanno tolte perché la neve e il freddo le avevano danneggiate. Ma contro il cippo - al quale hanno reso omaggio semplici cittadini e importanti autorità, come l'allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga - non è solo il tempo ad accanirsi. Quel piccolo monumento, carico di significato per un quartiere ad alta densità criminale, che non si è mai arreso al potere delle famiglie malavitose, è stato più volte offeso e danneggiato. Piccoli gesti vandalici, che si sono sommati ad episodi d'insofferenza e intolleranza verso le Forze dell'ordine. Quello della scorsa notte è solo l'ultimo di un elenco molto lungo. Lo hanno scoperto i carabinieri della compagnia Bologna Centro e del V Battaglione che insieme stavano vigilando la zona. Al secondo passaggio davanti al cippo, avvenuto a pochi minuti dal primo, hanno notato le fioriere rovesciate e i fiori gettati via, mentre la lapide era ricoperta da sputi. Poco dopo sono stati fermati tre giovani, tutti e tre pilastrini, denunciati per vilipendio alle Forze armate. Uno dei tre è un lontano parente dei fratelli William e Peter Santagata, indagati per il triplice omicidio e attualmente in carcere. Si tratta di Massimiliano Dall'Olio, 22 anni e piccoli precedenti alle spalle. Insieme a lui hanno agito Daniele Morelli, 23 anni, e il fratello Christian, 19, incensurati. I tre ragazzi - coetanei dei tre giovani militari trucidati quando erano poco più che ventenni e in servizio nell'Arma da pochi mesi - hanno subito ammesso di essere i responsabili del gesto, senza spiegarne le motivazioni. L'eccidio dei tre giovani militari ha rappresentato uno dei momenti più drammatici nel conflitto tra la criminalità organizzata e le Forze dell'ordine, il più grave mai accaduto a Bologna. Del triplice omicidio - attribuito a 1 filone della «banda della Uno bianca» - sono stati formalmente accusati Marco Medda, l'ex latitante «luogotenente» del camorrista Raffaele Cutolo, e i fratelli Peter e William Santagata, residenti al Pilastro, in via Salgari. Tre presunti colpevoli che confermano una tesi su cui gli incnjirenti hanno lavorato per mesi, prima di giungere all'incriminazione: il Pilastro come base d'appoggio per la banda. I killer - è l'opinione degli inquirenti non avrebbero potuto agire senza l'appoggio logistico di eie- menti del quartiere e non sarebbero riusciti a fuggire senza la protezione delle famiglie malavitose. Un'altra conferma a questa tesi è giunta nel luglio dello scorso anno quando, nell'ambito delle indagini sulla strage, furono eseguiti tre arresti per favoreggiamento personale. Tra gli arrestati, anche la fidanzata di Peter Santagata, Barbara Marchesi, che la sera dell'eccidio, venticinque minuti dopo, si fece curare una ferita a un piede al pronto soccorso dell'ospedale «Sant'Orsola». Secondo l'accusa, fu la conseguenza di una scheggia di proiettile che la colpì durante la sparatoria. Più volte, magistrati e investigatori hanno espresso preoccupazione per la fitta omertà che ancora circonderebbe l'inchiesta. La convinzione è che vi sia molta gente al Pilastro che sa ma non parla. Anche i tre giovani fermati l'altra sera non parlano, incapaci di spiegare le ragioni di un gesto tanto vile. Marisa Ortolani

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