II politico corrotto vota, il fallito no

r IL CITTADINO IIpolitico corrotto vota, il fallito no OMENICA e lunedì 48 milioni di italiani saranno chiamati alle urne per rispondere «sì» o «no» agli otto referendum, tra cui quelli sulla riforma elettorale per il Senato, sul finanziamento pubblico dei partiti, sulle Usi e sulla droga. Tra gli elettori figurano, tuttavia, centinaia di uomini politici, portaborse, manager pubblici, dirigenti statali e imprenditori privati inquisiti o già condannati nell'ambito delle varie inchieste «Mani pulite» aperte dalla magistratura in tutta Italia. Sono, invece, ancora esclusi dal voto migliaia di piccoli industriali e commercianti dichiarati falliti - anche se senza alcuna colpa e per crack di modesta entità - con sentenza del tribunale civile. La legge fallimentare in vigore da 51 anni impedisce, infatti, ai falliti, cittadini italiani di serie B, di esercitare un diritto riconosciuto dall'articolo 48 della Costituzione anche se non è divenuta definitiva la sentenza penale di condanna per bancarotta. E' un'ingiusta discriminazione di dubbia costituzionalità. Perché ai falliti viene impedito di partecipare alla prossima consultazione popolare, mentre ciò è permesso ai politici coinvolti nello scandalo di «Tangentopoli» e ai «grand commis» dello Stato responsabili di aver «bruciato» in pochi anni centinaia di miliardi? Se per questi ultimi vale la presunzione di innocenza, sancita dall'articolo 27 della Costituzione, magari anche dopo una condanna in grado di appello, perché la stessa presunzione di non colpevolezza non si applica anche ai falliti? Non è questa la sola stortura delle attuali norme sull'elettorato nel nostro Paese. I malati di mente, ad esempio, possono votare. Il divieto di voto fu cancellato dalla legge 180, approvata dalle Camere nel maggio '78 per evitare in extremis il referendum radicale sulla vecchia leggo manicomiale del 1904. Il diritto di voto sugli otto referendum viene, poi, di fatto impedito ad altre categorie di cittadini che, pur potendolo esercitare, sono impossibilitati a recarsi al seggio per motivi logistici, di lavoro, di studio o di salute. E' il caso degli italiani all'estero (1 milione 700 mila), dei marittimi imbarcati su mercantili italiani (è rimasta lettera morta la proposta di legge presentata sei anni fa alla Camera dallo scomparso «cittadino scomodo» Alberto Bertuzzi per consentire il voto a bordo di queste navi), dei nostri soldati impegnati in Somalia o in altre missioni all'estero, nonché dei malati e delle persone di età molto avanzata che resteranno in casa. Tutti costoro saranno considerati «astenuti» dal voto, come quei cittadini che, invece, rifiuteranno al seggio una o più schede colorate. Per legge, infatti, ciascun elettore è libero di esprimersi anche su uno solo degli otto referendum senza ritirare le altre schede. In tal modo potrebbe vanificare l'eventuale vittoria dei «sì», perché per la validità di un referendum occorre superare il quorum del 50 per cento più uno degli elettori. Chi, invece, votasse scheda bianca favorirà il fronte del «sì», perché le schede bianche, come quelle nulle, concorrono al raggiungimento del quorum. Ad Amelia (Terni), unico Comune dove il 18 aprile per la prima volta in Italia avrà valore legale il voto elettronico, non ci saranno le schede nulle. L'articolo 5 del disegno di legge del governo, approvato dal Senato il 31 marzo scorso, consente all'elettore di votare col computer solo «sì», «no» o «scheda bianca». Stamani alle 9,30 in tv su Raitre il presidente della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola terrà la sua ultima «lezione» per illustrare il significato degli otto referendum. L'iniziativa del presidente della Consulta è senza precedenti e dimostra le gravi lacune della legge numero 352 del '70. Sulla Stampa di oggi viene pubblicato un inserto speciale di quattro pagine per spiegare al cittadino la portata degli otto referendum e consentirgli di rispondere con cognizione di causa agli enigmatici quesiti Pier Luigi Franz ,nzj

Persone citate: Alberto Bertuzzi, Francesco Paolo Casavola, Pier Luigi Franz

Luoghi citati: Italia, Somalia