Mi attaccano mafia e P2» di Claudio Martelli

L'ex Guardasigilli replica su radio e tv all'accusa di essere «un ricettatore di titoli rubati» L'ex Guardasigilli replica su radio e tv all'accusa di essere «un ricettatore di titoli rubati» i attaccano mafia e P2» Martelli: un 'odiosa macchinazione ROMA DALLA REDAZIONE Claudio Martelli sabato l'aveva promesso: «Farò una difesa quotidiana contro questa macchinazione»; così ieri, giorno di Pasquetta, si è assicurato un'intervista a una radio, Radio radicale, e una a un canale televisivo, Raitre, per mantenere la sua parola e iniziare la sua campagna di difesa contro l'ultima richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Al direttore del Tg3, Sandro Curzi, ha introdotto quella che ha definito la sua «diagnosi»: «C'è una reviviscenza della P2 - ha spiegato -. Avendo dato, come ministro della Giustizia, un forte impulso alla lotta contro la criminalità, avendola dotata di strumenti molto più efficaci, si è consentito lo scoperchiamento di Tangentopoli. Questo ha portato alla rottura del rapporto politica-mafia perché finalmente i pentiti hanno acquistato maggiore fiducia e iniziato a collaborare. Ora mi attendo che, proseguendo su questa strada, si possa andare avanti e risalire ad autori, mandanti ed esecutori di tanti delitti eccellenti, come l'assassinio del generale Dalla Chiesa, e delle stesse stragi di Stato». Perché, ha chiarito Martelli, ormai è chiaro l'intreccio esistente tra mafia e P2. Legata al- la massoneria è anche la vicenda che lo vede coinvolto, una storia di certificati di credito rubati al Banco di Santo Spirito e che si sarebbe poi tentato di commerciare attraverso una piramide al cui vertice, a gestire l'intero affare, c'erano proprio Martelli, insieme con Licio Gelli e Giulio Andreotti. «Probabilmente - ha affermato Martelli - la stessa operazione legata ai titoli di credito rubati dal Banco di Santo Spirito è espressione dei rapporti esistenti fra criminalità mafiosa e piduistica, quando si è trattato di passare alla fase dell'inquinamento delle prove e del depistaggio». Per l'ex ministro della Giustizia, insomma, tutto questo non è che un complotto contro di lui, «una campagna giornalistica avviata, ben prima che l'iniziativa giudiziaria nei miei confronti partisse, da parte della Rete di Orlando e del settimanale Avvenimenti», come ha chiarito ai microfoni di Radio radicale. E' per questo che, ha proseguito, «sulla base di indizi non dico fragili o inconsistenti ma, quel che è più grave, artificialmente costruiti (una bobina pirata trasmessa ai magistrati da un sedicente giornalista), mi è stata mossa l'accusa e sono stato consegnato a questo massacro pasquale di titoli giorna¬ listici che mi dipingono come ricettatore». «Mi trovo davanti ad una vicenda incredibile - ha aggiunto -. L'ipotesi accusatoria è che io, mentre ero ministro della Giustizia, con una mano combattevo la mafia e la criminalità e con l'altra trafficavo in titoli rubati. Un comportamento, il mio, delittuoso, ma soprattutto suicida perché secondo l'accusa avrei a questo scopo utilizzato una persona che avevo regolarmente inserito nello staff del vicepresidente del Consiglio e del ministero, fianco a fianco con diplomatici, ambasciatori e magistrati del calibro di Giovanni Falcone. Come si fa solo a pensare ad un'aberrazione del genere?». A difendere l'ex ministro della Giustizia e a sostenere la tesi del complotto è stato davanti alle telecamere di Telemontecarlo il leader radicale Marco Pannclla: «Il coinvolgimento di Martelli con una fisionomia di complice, di ispiratore o di mandante, è una gigantesca bufala e sono convinto che non sia limpido il procedimento formale attraverso il quale si è giunti alla richiesta di autorizzazione a procedere per Claudio Martelli. La cosa mi puzza, dobbiamo stare attenti», ha avvertito, spiegando di ritenere che «in questa vicenda che riguarda centinaia di miliardi rubati possano entrarci anche i servizi segreti. Potrebbe essere stata anche una falsa rapina». Sempre su Telemontecarlo ha ripetuto la sua versione dei fatti il giornalista Paolo Fusi che Martelli ha indicato come il proprio «persecutore»: «Ho consegnato ai giudici la copia in mio possesso delle registrazioni: non so se quelle che. hanno in mano i magistrati siano state manipolate o meno, io da parte mia ho semplicemente consegnato loro la copia che avevo». Fusi ha infine precisato di non avere mai conosciuto personalmente Leoluca Orlando né altri personaggi in qualche modo legati alla Rete. L'ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli replica alle accuse

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