Di Pietro da Arlati L'ex carabiniere parla di A. Z.

Dopo un interrogatorio di cinque ore sta per ottenere gli arresti domiciliari Pasquetta a Peschiera per il magistrato Di Pietro da Arlati L'ex carabiniere parla Dopo un interrogatorio di cinque ore sta per ottenere gli arresti domiciliari MILANO. Pasquetta a Peschiera, carcere militare di Peschiera, per il giudice Antonio Di Pietro. Via da Milano di buon'ora e poi per tutta la mattina il lunghissimo interrogatorio dell'ex capitano dei carabinieri Roberto Arlati, detenuto proprio a Peschiera per corruzione e violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Cinque interminabili ore di domande e risposte. E un solo commento, quello dell'avvocato Francesco Locurcio, che ha così sintetizzato la mattinata del lunedì di Pasqua del suo cliente davanti al giudice di Mani pulite: «Arlati ha chiarito in modo ampio la sua posizione». Ha solo chiarito la propria posizione, Arlati, o ha anche fatto nuovi nomi di politici e di imprenditori? Il riserbo, ovviamente, è assoluto. Ma un fatto è certo: al termine dell'interrogatorio, Di Pietro ha dato senza problemi il proprio parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari chiesti sabato dal legale di Arlati: concessione sulla quale deciderà questa mattina il gip Vito Piglionica. «Il magistrato - così ha spiegato Locurcio la ragione dello slittamento di un giorno del provvedimento - deciderà oggi anche perché ieri pomeriggio, per via della giornata festiva, la cancelleria era chiusa e quindi il gip non avrebbe potuto depositare il provvedimento». Il tutto chiuso di Pasquetta anche a palazzo di giustizia, insomma, ha impedito ad Arlati di trascorrere a casa almeno una parte delle due giornate di festa. Possibilità che, invece, ha avuto l'ex, dirigente della Saipem Italia, Carlo Fiore, che dopo l'interrogatorio di sabato pomeriggio'a San Vittore da parte Di Pietro ha potuto godere subito della concessione degli arresti domiciliari. A Fiore, si è poi saputo, è stato contestato il falso in bilancio per 4 milioni di dollari della Saipem Ag di Zurigo il cui dirigente, Nicola Grillo, risulta irreperibile dopo l'emissione nei suoi confronti (nei giorni scorsi) di un ordine di custodia. L'ex capitano dei carabineri, ora titolare di un'agenzia investigativa (la Bear 2), ha dunque dato ampie spiegazioni. In sostanza, nelle cinque ore di interrogatorio Arlati avrebbe respinto l'accusa di corruzione confermando almeno in parte te parole dell'ex consigliere socialista dell'Enel, Valerio Bitetto. Cosa aveva detto Bitetto a proposito di Arlati, uno dei carabinieri che aveva fatto parte del nucleo antiterrorismo del generale Dalla Chiesa e che era stato uno dei primi a fare irruzione nel covo br di via Montenevoso? Bitetto, rivelando ai giudici di Mani pulite fatti e misfatti relativi al pagamento di tangenti ai partiti, aveva parlato di Arlati come dell'uomo di cui si era servito per raccogliere da alcuni imprenditori 400 milioni di lire da consegnare al psi. Vero? Falso? Vero, ha confermato Arlati, spiegando però di aver collaborato solo in due occasioni a consegnare buste contenenti somme per un totale di 200 milioni destinate al psi da imprenditori e di averlo fatto perché il suo era un compito legato all'attività di specialista in questioni di sicurezza. Non è escluso, comunque, che nei prossimi giorni, in base anche ai riscontri fatti da Di Pietro nel lungo faccia a faccia con Arlati, l'inchiesta sulle tangenti Enel riservi nuove sorprese. Così come nuovi sviluppi importanti potrebbero avere le indagini sui cosiddetti «appalti rossi», gli appalti alle cooperative aderenti alla Lega. Ad aprire questo fronte è stato l'amministratore delegato dell'impresa di costruzioni Itinera, Bruno Binasco, l'uomo che ha svelato ai giudici come erano coinvolti nei grandi affari i principali consorzi cooperativi. Poi molte conferme sono venute dal consigliere Enel Bitetto. [a. z.]

Luoghi citati: Bitetto, Italia, Milano