In Bosnia la prima guerra della Nato

Scattata l'operazione di pattugliamento dei cieli. I serbi rispondono bombardando Sarajevo Scattata l'operazione di pattugliamento dei cieli. I serbi rispondono bombardando Sarajevo In Bosnia la prima guerra della Nato Già un incidente, jet cade in mare ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Alle ore 14 di ieri pomeriggio è scattata l'Operazione Deny Flight - diniego di volo - nel cielo della Bosnia. Dopo poche ore il primo incidente: uno dei caccia impegnati nell'operazione, un Mirage francese, a causa di un guasto è precipitato in mare (il pilota si è lanciato col paracadute ed è stato recuperato indenne). La prima azione militare nella storia della Nato ha preso avvio dalla base italiana di Aviano da dove sono decollati i caccia americani F-15. «Siamo i migliori piloti del mondo e lo confermeremo» ha detto un ufficiale americano sottolineando che verranno utilizzati più di quarant'anni di esperienza accumulata dal '49, anno in cui è stato costituito il Patto Atlantico. Poco dopo dalla base di Cervia sono decollati i Mirage francesi. All'operazione partecipano anche i cacciabombardieri olandesi F16, mentre in un secondo tempo vi prenderanno parte anche i Tornado britannici. «L'operazione del divieto di volo sulla Bosnia è un momento storico per la Nato» ha dichiarato l'ammiraglio americano Borda, responsabile della parte operativa. «E' la prima volta da quando è stata costituita che l'organizzazione atlantica entra in un'operazione di guerra». Come ha confermato il primo incidente le difficoltà potrebbero essere numerose. «Oltre alle cattive condizioni meteorologiche il problema più grosso potrebbe essere quello degli aerei lenti» ha affermato l'ammiraglio Borda. «L'operazione si svolge in perfetto accordo con il piano prestabilito» ha detto a sua volta il generale Antonio Rossetti che dirige tutta l'operazione dal comando'delle forze aeree Nato di Vicenza. I cacciabombardieri alleati hanno il compito di abbattere ogni aereo serbo, o di altra provenienza, che volerà nel cielo della Bosnia senza rispettare il divieto di volo imposto dall'Onu. Ma l'ammiraglio Borda non ha voluto specificare i dettagli, ovvero quando e come verrà utilizzata la forza. «Non credo - ha detto l'ammiraglio -, che le forze dell'Orni che scortano i convogli umanitari in Bosnia verranno messi in pericolo dalla nostra azione». Intanto 16 basi italiane della Nato sono in stato di allerta, perché i caccia decolleranno sia dal Nord Italia che dalla Sicilia. All'operazione parteciperanno 68 aerei, mentre gli Awacs assicureranno il controllo radar. «Gli aerei della Nato non sono i benvenuti. E' uno sfoggio di forza inutile perché sono mesi che i nostri aerei non volano più» ha dichiarato il comandante in capo dell'esercito serbo in Bosnia generale Mladic aggiungendo che «in Occidente tutto assume dimensioni carnevalesche. Comunque, possiamo raggiungere i nostri obiettivi con altri mezzi militari». Per i dirigenti serbi della Bosnia d'ora in poi tutti i Paesi che partecipano attivamente all'operazione o che hanno messo a disposizione le basi saranno considerati nemici. Dopo aver dato l'annuncio dell'inizio dell'Operazione Deny Flight la televisione di Belgrado ha trasmesso ieri una dichiarazione del ministro degli Esteri jugoslavo Jovanovic. «I Paesi occidentali hanno fatto un passo a rischio. Una simile politica da parte della Comunità internazionale può creare incidenti e malintesi inutili, le cui conseguenze possono essere imprevedibili. Comunque non permetteremo a nessuno di violare il nostro spazio aereo» ha detto il capo della diplomazia di Belgrado. Intanto in Bosnia si riaccendono i combattimenti. Quasi contemporaneamente all'inizio dell'Operazione Deny Flight l'artiglieria pesante serba ha bombardato con violenza Srebrenica. Cinquantasei e 73 feriti, quasi tutti civili, sono il primo tragico bilancio dell'attacco, ma si teme che le vittime siano molto più numerose. Nuovi morti anche a Sarajevo dove quattro granate sono esplose nel centro storico uccidendo una persona e ferendone altre tre. Intanto a New York il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rimandato di due settimane la risoluzione che prevede il rafforzamento delle sanzioni contro la Serbia. Si voterà dopo il referendum in Russia per evitare conseguenze ancor più drammatiche sulla scena politica di Mosca. Ingrid Badurina

Persone citate: Antonio Rossetti, Borda, Jovanovic, Mladic