Mastroianni: ho amato Marilyn

Esce negli Usa una biografìa piena di pettegolezzi (e non autorizzata) dell'attore Esce negli Usa una biografìa piena di pettegolezzi (e non autorizzata) dell'attore Mastroianni; ho amato Marilyn «Simbolo d'Italia, insieme con il Chianti» NEW YORK. Pettegolezzi, frasi rubate, indiscrezioni: sta per uscire negli Stati Uniti la biografia non autorizzata di Marcello Mastroianni, edita dalla Birch Lane Press e destinata a suscitare grande scalpore. L'autore è Donald Dewey, che dice: «Negli Usa le macchine per ufficio Olivetti, le Fiat, il Chianti e Mastroianni sono stati i simboli italiani più importanti degli ultimi decenni». Dewey si basa sulle conversazioni che lui stesso ha avuto con Marcello, con altri attori e con personaggi del suo «entourage», e su molte interviste. Nel libro ci sono inoltre le trame dei suoi film, con le recensioni tratte soprattutto da quotidiani italiani, oltre a un'accurata filmografia. Il libro si apre con questa frase: «Mastroianni è una parola italiana che significa lavoro». Pur con 125 film all'attivo, l'attore si definisce un pigro, ma non è affatto così e la moglie lo conferma. Un amico osserva: «Il suo mondo è il set, se non lavorasse di continuo sarebbe veramente solo. Non sa come usare il tempo libero: viaggia però molto, a spese di una casa cinematografica o di un festival a cui è invitato». «E' capace di addormentarsi sul set», osserva Stefania Sandrelli e secondo la Deneuve nella vita privata si comporta come chi «arriva dalla porta e se ne va dalla finestra». Cambierebbe spesso le sue opinioni solo passando da un intervistatore all'altro e si ritiene che il gran successo sia in parte dovuto a una buona dose di fortuna. E' giudicato ((perenne teenager», «bambino invecchiato», ((narcisista furioso», «uno studio in egotismo», perfino un «latino Woody Alien». Il suo primo viaggio negli Usa, a New York e Los Angeles, per promuovere «Divorzio all'italiana», è datato '62. In quell'occasione incontrò Greta Garbo da un antiqua¬ rio. Fu lei a volerlo conoscere, lui disse: «Non mi colpì mai come attrice, io sognavo Rogers, Tumer, Stanwyck e Sylvia Sidney», ed aggiungeva il rimpianto di non aver mai conosciuto Marilyn: ((Forse l'ho amata più di ogni altra donna della mia vita. Avevo in mente un film che avrei voluto fare con lei. L'avrei chiamato "Quo Vadis, Ma¬ rilyn?"». Al settimanale «People» nell'87 rivelava: «Non me ne frega niente del pubblico americano». In un'intervista rilasciata al «New York Times» anni addietro attaccava la stampa italiana: «Hanno pubblicato un articolo intitolato: "Ho sposato un figlio di puttana", firmato da mia moglie. Si dice che avevo paura di andare in guerra perché codardo, che i miei genitori erano fascisti, che avevo avuto una relazione omosessuale col mio assistente e mia figlia m'implorava di licenziarlo. Poi scrissero pure che mia moglie venne a letto inseme con me e quell'assistente». E nel febbraio '65, al mensile «Esquire», raccomandava un itinerario italiano «ideale» per Barbra Streisand: «Direi di saltare il Nord, Milano ed anche Firenze. Io amo il Sud, Napoli in particolare, sì, la porterei a Napoli». L'attore Victor Cavallo ricorda che Mastroianni avrebbe chiesto a Visconti come mai non avesse mai mostrato «interesse» verso di lui. E la risposta del regista sarebbe stata: «C'è stato, l'interesse, ma non te ne sei mai accorto». Negli anni ha fatto parecchi riferimenti alla sua «impotenza» definendola pure semimpotenza, o temporanea: «Un uomo è molto fragile sessualmente. La più piccola cosa può renderlo impotente». E si è anche molto preso in giro per il suo corpo, specialmente per quelle sue gambe magre: al «New York Times» confessava: «Non sono mai stato prestante, e nemmeno ho mai pensato di esserlo. Gassman lo è». Dewey lo rivela poi spendaccione, con la passione delle auto sportive, amante di vino, grappa e sigarette (ancora tre pacchetti al giorno alla soglia dei 70 anni). Quindi, per disintossicarsi, frequenta le stazioni termali un paio di volte l'anno, di solito prima di iniziare un film. Un giornalista anonimo, citato da «People» nell'87, si dichiarava meravigliato della sua grande popolarità: «Marcello è soltanto un figlio di mamma, cresciuto. Non sa prendere decisioni. Coi registi si comporta come un ragazzino. E poi dipende dalle donne, si aspetta che la donna sia forte. Quando loro cominciano a conoscerlo lo trovano noioso». Ma di donne ne ha avute tante, è il simbolo italiano del «latin lo ver». Jeanne Moreau, Faye Dunaway, Lucia Bosè (infatuazione mai corrisposta), Ursula Andress, Anna Maria Tato, Catherine Deneuve. Lui spiega: «Ho acconsentito a girare vari film all'estero soltanto per liberarmi dai pasticci amorosi di casa»,.ed ancora: «Ho bisogno di una donna per lavorare, pensare, vivere». E: «La domenica mattina sulla spiaggia di Ostia vedo queste ragazze carine in costume da bagno e divento matto, tutte quelle mie fantasie... No, non finirà mai, nemmeno a cent'anni». Considera i suoi oltre quarantanni di matrimonio «un grande successo. Mia moglie (Flora Carabella) è la più grande amica, e viceversa». Ma nel libro non si tralascia una scappatella di lei con l'attore Luis Suarez. Ha definito la Deneuve «la donna che ho più amato: e poi è la madre di mia figlia»; la Dunaway «amore iniziato dalla noia» e la Loren «sorella ideale». E la politica? «Non appartengo ad alcun partito», sostiene, e parla di «clown e ciarlatani che guidano l'Italia sin dalla fine degli Anni Quaranta. Si potrebbero mettere i membri del governo italiano nelle gabbie di uno zoo tra un elefante e un canguro». «La Loren, sorella ideale. In gabbia i nostri politici» Marcello Mastroianni. Sopra la Deneuve, madre di sua figlia