Arsenale, in sfacelo l'officina dei barbis

Denuncia della soprintendenza al Comune Denuncia della soprintendenza al Comune Arsenale, in sfacelo l'officina dei barbis Capannoni a pezzi, macchinari arrugginiti, presse rotte, forni demoliti. Poi frese, piallatrici e torni accatastati. E' quello che rimane della officina dell'Arsenale militare in via Borgo Dora 49, un pezzo di storia militare e della Torino operaia. La soprintendenza per i Beni ambientali e architettonici ha compiuto un sopralluogo e ha scritto al Comune, denunciando lo sfacelo. Nel 1980, quando l'Arsenale con la giunta Novelli venne acquisito da Palazzo Civico in cambio di 70 alloggi per i militari, i macchinari vennero affidati alla custodia del Comune. L'intenzione era quella di relizzare un museo di archeologia industriale che avrebbe dovuto essere uno spaccato di storia, professionalità e inventiva delle maestranze torinesi. A Michele Boero, 82 anni, via Valgioie 1, ex sottufficiale di cavalleria, venne affidato l'incarico di fare l'inventario dei macchinari. Appena in tempo riuscì a bloccare la vendita di alcuni «pezzi» già portati a Taranto. Nel luglio '85 l'allora soprintendente ai Beni ambientali ed architettonici Clara Palmas contattò il vice rettore del Politecnico ingegner Micheletti, interessato a realizzare un museo della macchina utensile. Micheletti si rivolse anche al sindaco spiegandogli che aveva intenzione di utilizzare i macchinari dell'Arsenale per «una esposizione di sicuro e meritevole interesse culturale». «In quel periodo - racconta Boero, che è anche ispettore onorario della Soprintendenza i macchinari e l'officina erano ancora integri. E il materiale in gran parte utilizzabile». Ma il Comune non dimostrò alcun entusiasmo, tutto finì nel dimenticatoio. Lo scorso anno Boero fece un nuovo tentativo ma non ebbe miglior fortuna con gli assessori alla Cultura, Marzano, e al Patrimonio, Ricciotti. Il 3 marzo, un mese fa, Boero, due funzionari del Comune (Adda e Frascaroli) e l'architetto Marco Motta, della soprintendenza ai Beni ambientali sono tornati nei capannoni dell'Arsenale. Risultato: un disastro. L'officina, dove lavoravano centinaia di operai - «i barbis», che nel gergo della vecchia classe operaia torinese erano i migliori - non esiste più. E numerose macchine sono scomparse. I forni delle forge per acciai speciali sono stati smontati e portati via. Così è partita per il commissario di governo che regge Palazzo Civico un lettera-denuncia sulla situazione «di assoluto abbandono e trascuratezza». Il prezioso materiale «acquistato per una notevole somma all'epoca della dismissione dell'Arsenale è ridotto a rottame». Commenta l'architetto Motta: «Il fatto è di notevole gravità, adesso non rimane che annotare la perdita pressoché totale di un bene di straordinario interesse». Conclude Boero, che per molto tempo lavorò nell'officina: «Era un patrimonio comunale. Chi e perché ha permesso tutto ciò?» Giuliano Dolf ini i i n o i i a a e i e 0 Sono scomparsi o danneggiati dall'incuria in modo irreparabile i macchinari della vecchia officina dell'Arsenale militare affidati al Comune nell'80

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