Quell'indimenticabile notte con la Callas di Marina Cassi

Nell'aprile del 73,37 anni dopo l'incendio che lo distrusse, il teatro riapriva con i «Vespri siciliani» Nell'aprile del 73,37 anni dopo l'incendio che lo distrusse, il teatro riapriva con i «Vespri siciliani» Quell'indimenticabile notte con la Callas II Regio compie oggi vent'anni, ma senza festeggiamenti Centinaia di garofani bianchi, decine di giornalisti da tutto il mondo, chiacchiere mondane, belle donne, abiti e gioielli, artisti e imprenditori, politici e melomani semplici. C'era di tutto la sera di aprile di vent'anni fa per festeggiare il rinato Regio, mancato alla città 37 anni prima, spazzato da un rogo che aveva lasciato in piedi solo anneriti muri perimetrali. Non era mancata neppure la protesta di un gruppo di giovani che al grido di «Ospedali, case, scuole» avevano tentato di contestare il presidente della Repubblica, un ancora saldo in ruolo Giovanni Leone accompagnato dalla statuaria e elegantissima moglie Vittoria e dal giovane figlio Mauro. Oggi il teatro Regio compie vent'anni, ma in realtà la sua è una storia antica. Fondato nel 1740 aveva da sempre occupato un posto particolare nel cuore dei torinesi legati al «loro» Regio con quell'intreccio di sentimenti (dall'amore sviscerato all'odio puro) condiviso da tutti i melomani del mondo. Quando, nella notte tra l'8 e il 9 febbraio del 1936, il teatro venne distrutto, malgrado un'epica lotta contro le fiamme da parte di Vigili del fuoco e volontari, la città fu scossa e addolorata. Per giorni le rovine carbonizzate attrassero come calamite una costante folla di affranti spettatori privati del loro tempio o di semplici curiosi. E subito si cominciò a parlare di ricostruzione. Anche allora erano in molti a pensare che fosse un errore spendere miliardi (sarebbero stati sette in totale) per un superfluo teatro lirico in una città (allora come oggi) alle prese con strutturali negligenze, dalle case agli ospedali. E non pochi sottolineavano i costi notevoli che la gestione del teatro avrebbe comportato. «E' proprio necessario?» si chiedevano in molti. Un notista de «La Stampa», alla vigilia della riapertura, abbozzò una risposta valida allora come oggi: «Se il Regio sarà la sagra dei grandi acuti e dei bis, se diventerà l'occasione mondana per le sfilate dei gioielli e delle toilettes, no. Se saprà inserirsi nel vivo di una comunità e offrirsi come occasione di conoscenza e di studio, attraverso le molteplici forme .d'arte ospitate, la spesa affrontata da tutti i cittadini potrà ben essere ripagata dagli esiti». E aggiungeva: «I miliardi del Regio possono essere intesi come il costo di un servizio culturale, cioè civico, destinato a tutti». A 37 anni dal rogo, finalmente, il 10 aprile del 1973 il Regio venne restituito ai torinesi. Nuovo, grande, con quel tocco di geniale orginalità che Carlo Mollino (architetto e inventore di forme) sapeva infondere alle sue opere. La sera della prima, in un trionfo di luci e fiori, i 1800 fortunati invitati si presentarono a teatro con buon anticipo per godersi il foyer, mondano palcoscenico di bellezze e ricchezze, eleganza e curiosità. Bellissima, ieratica Maria Callas, co-regista con Giuseppe Di Stefano, dei «Vespri siciliani», la «Grand-Opera» di Giuseppe Verdi, rappresentata in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1855 e scelta per la sua grandiosità. Palchi e platea affollati. In una fila, accanto alla moglie, c'era anche, commosso e un poco frastornato, Carlo Oria, il vigile del fuoco settantenne che aveva combattuto il fuoco nella lontana notte di 37 anni prima. Prestigiosissimi i registi dell'opera verdiana, prestigioso il coreografo, il pittore Aligi Sassu. Importanti gli interpreti: la bravissima e commovente Raina Kabaivanska, il convincente baritono Licinio Montefusco, il giovane tenore Gianni Raimondi e il basso Bonaldo Giaiotti. Ma al grande critico Massimo Mila la regia della musa della lirica non piacque troppo per l'eccessiva staticità. Anche tra il pubblico più colto serpeggiò un qualche interrogativo sulla realizzazione. Ma la festa non fu rovinata per questo e da quella lontana serata i torinesi amanti della lirica hanno ricominciato a amare e odiare a giorni alterni il «loro» teatro. Marina Cassi uovo della otto) toria abile anco) Vent'anni fa alla prima del nuovo Regio l'adora presidente della Repubblica, Giovanni Leone (sotto) accompagnato dalla moglie Vittoria e dal figlio Mauro, e l'indimenticabile Maria Callas (a fianco)

Luoghi citati: Parigi