Il gigante Caldwell da imputato a eroe
Cantù chiède al pivot la qualificazione BASKET Cantù chiède al pivot la qualificazione Il gigante Caldwell da imputato a eroe MILANO. Il «sogno», come lo definisce Fabrizio Frates, architetto milanese diventato allenatore di successo a Cantù, è lì, a portata di mano: la semifinale dei playoff, inattesa dopo un girone di ritorno sofferto, per la Clear potrebbe concretizzarsi già questa sera, se riuscirà a battere la Stefanel, già superata a Trieste. . Il «sogno» ha le sembianze di Rossini e di Mannion, che hanno giocato l'andata in cattive condizioni (da martedì il playmaker non ha più preso il pallone in mano e stamani sosterrà la seduta di rifinitura dal... chi7 ropratico, mentre l'americano si è allenato a ritmo ridotto), di Bosa e di Tonut, dei panchinari Gianolla e Gilardi, quelli che - come spesso capita - più stanno nel cuore dei tifosi. Ma ha soprattutto le sembianze di Adrian Caldwell, gigante d'ebano, croce e delizia di Frates e di tutto il basket canturino, rigenerato da questi playoff. Caldwell è sicuramente un personaggio strano, uno dei più strani capitati a Cantù dove, pure, hanno avuto a che fare in passato con gente come «Cavallo Pazzo» Neumann o Tom Boswell. Non fosse strano, questo texano di Houston, studente di criminologia con laurea mancata, probabilmente non avrebbe scelto di tornare in Brianza, dopo la prima stagione, con un ingaggio decurtato (è sceso dagli oltre 400 mila dollari dell'anno scorso ai 350 mila di questa). Strano anche come carattere. E' uno che fa tutto, nel bene e nel male, come gli comanda l'istinto: dal mangiare un pollo intero di prima mattina, durante una riunione tecnica prima dell'allenamento, al contestare il coach durante l'allenamento. Uno convinto, spesso se non sempre, che lo vogliano buggerare. Quindi, in definitiva, un tipo difficile da soppor- Frates, coach Cantù tare. E tra quelli che lo sopportano meno degli altri sembra esserci proprio il suo connazionale e compagno di squadra Pace Mannion, in tutto e per tutto diverso da lui. Quest'anno ha avuto una stagione contraddittoria ed è stato a più riprese sul punto di essere tagliato. Il protrarsi dell'avventura in Coppa Korac, dove la Clear è arrivata fino alle semifinali, lo ha salvato: un infortunio al ginocchio ne ha pregiudicato il rendimento, non poteva allenarsi. Però, e tutti sono pronti a dargliene atto, ha continuato a giocare regolarmente, anche quando i medici manifestavano scetticismo. Fra guai assortiti (compreso un incidente stradale nel momento in cui tutto gli girava storto) è riuscito a salvare il posto, anche se la squadra ha risentito del suo calo ed è scivolata in classifica, riprendendosi nelle ultime due gare. Al via dei playoff, il «Moro» è stato la sorpresa: tornato fisicamente a posto, ha deciso di stupire: è stato decisivo nel doppio confronto con Verona dando un grande contributo anche a Trieste. Oggi è chiamato a ripetersi contro il vecchio Meneghin e il giovane Cantarello. Per Cantù le semifinali sarebbero un grande traguardo, soprattutto per lo sponsor che ha appena rinnovato l'abbinamento, e poi ci sarebbe la speranza di affacciarsi all'Euroclub. Il ritorno dei quarti propone anche Kleenex-Knorr con i bolognesi favoritissimi. Molto più incerte le altre sfide anticipate per esigenze tv: a Pesaro (su Rai2 dalle 17,45 il 2° tempo) la Scavolini tenta di portare la Philips alla bella mentre a Reggio Calabria (diretta Tmc dalle 19,15) la Panasonic vuole sgambettare la Benetton. Gabriele Tacchini Frates, coach di Cantù
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