Poste, i privati in buca

Poste, i privati in buca Anche le aziende convenzionate vogliono contare Poste, i privati in buca Tanti pretendenti per la Spa MILANO. Anche le Poste marciano verso la trasformazione in società per azioni. Una riforma che si impone per tentare di recuperare i ritardi e le lentezze che fanno del servizio pubblico italiano un modello di come non si deve essere. Basti pensare che con i suoi 253.000 dipendenti, il servizio «sposta» nove miliardi di pezzi l'anno, mentre, con gli stessi dipendenti, Germania e Francia ne movimentano il doppio. L'annuncio è di quelli che già fanno intravedere complicazioni. Prima di tutto perché questa riorganizzazione porterà alla cancellazione di non meno di 50.000 posti di lavoro (spesa prevista per i prepensionamenti: 12.000 miliardi); e poi perché, nell'iter della trasformazione, difficilmente si potranno evitare malumori e bracci di ferro con i privati che già lavorano per il servizio nazionale. E non è tutto. Il processo di liberalizzazione sta attirando sull'Italia l'interesse degli stranieri, che stimano di poter facilmente conquistare quote di mercato in un Paese dove il disservizio è proverbiale. Ad esempio, la Royal Mail (le poste britanniche privatizzate dalla signora Thatcher e oggi tornate al profitto), ha già iniziato una serie di sondaggi. Privatizzazione e concorrenza estera. Tanto basta per eletrizzare e al tempo stesso preoccu¬ pare i «privati» che da anni lavorano per le Poste. Franco Defendini e Luigi Crespi, presidenti dei due gruppi di aziende convenzionate con le Poste, ossia Send e Progetto Italia, si sono affrettati a dichiarare che «bisogna fare prestissimo», pena la perdita di quote di traffico. E si sono subito offerti di dare una mano, magari attraverso società miste. A favore dei privati giocano le cifre. Il recapito espressi e telegrammi, che dall'aprile '90 la Send ha in concessione in 12 grandi città, viene pagato dalle Poste 2200 lire a recapito. Contro le 4000 lire di costo per recapito del sistema pubblico. Più alto il costo della gestione pubblica anche nel trasporto a lunghe distanze di pacchi e stampe: 0,71 contro lo 0,58 dei privati. E si potrebbe continuare. La posta in gioco non è piccola. Il giro d'affari dell'amministrazione pubblica relativo ai recapiti si aggira sui 6000 miliardi, contro un fatturato dei privati che, tra recapiti e trasporti, è di circa 720 miliardi. Questi 720 miliardi i privati vogliono aumentarli, e comunque difenderli da intrusioni esterne ed interne. Temono, i privati, che per far diga contro ì licenziamenti, le Poste siano indotte a riprendersi fette di lavorò ceduto. Con gravi ripercussioni sul settore privato che, tra concessioni e appalti, dà a sua volta la- voro a oltre 6500 dipendenti. Per questo i privati battono sul chiodo del recupero di efficienza, e del raddoppio in tempi brevi della produttività. La loro tesi è che, se il servizio funzionasse celermente, il fatturato aumenterebbe di colpo. Con vantaggi per tutti, servizio postale compreso. Le lentezze, infatti, sono la morte del cosiddetto «traffico commerciale», ossia del «direct marketing», che in Italia stenta a decollare. Parola di Defendini. La via privata delle Poste è comunque obbligata. Il ministro Maurizio Pagani lo ha detto chiaro e tondo. Il riassetto, secondo i conteggi, costerà non meno di 18.000 miliardi. Me se si va avanti come adesso, il conto sarà assai più salato. Le stime parlano già per il 1993 di un deficit di 3600 miliardi, destinato a salire a 5000 nel 1994, se non si farà la riforma. Con l'avvio della spa, questo trend dovrebbe arrestarsi, con una ipotesi di ritorno al pareggio per il 1997, Al governo, ora, la responsabilità di portare avanti il progetto. Se Amato supererà la boa del referendum, il Cipe potrà esaminare la questione entro maggio. Se viceversa l'attuale coalizione dovesse avere vita corta, essa potrebbe comunque lasciare in eredità ai successori il piano, tramutato nel frattempo in decreto legge. Valeria Sacchi Progetto Italia e Send temono di vedersi sfuggire un giro d'affari di oltre 700 miliardi Il ministro delle Poste Maurizio Pagani

Persone citate: Defendini, Franco Defendini, Luigi Crespi, Maurizio Pagani, Thatcher, Valeria Sacchi

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Milano