SUL CREDIT CHI HA DATO HA DATO

25 SUL CREDIT CHI HA DATO HA DATO DUE principi irrinunciabili erano stati indicati al mercato finanziario nel piano del Tesoro per le privatizzazioni: la scelta di procedure competitive (le aste) per selezionare i candidati all'acquisto delle varie società; e la tutela degli azionisti di minoranza attraverso l'applicazione delle norme che regolano il mercato: prima fra tutte quella sull'Opa. Dalle modifiche al programma delle privatizzazioni apportate giovedì sembra risultare, invece, un dato nuovo che la Borsa aveva cominciato a scontare da qualche tempo ma che resta comunque inquietante: che cioè per la vendita del Credito italiano entrambi questi criteri verranno trascurati. Il nuovo orientamento del governo sembra essere quello dì trasformare l'istituto in una sorta di «public company» nella quale l'Iri conserverà una quota di minoranza comunque prevalente e in cui entreranno numerosi altri azionisti «forti» con pacchetti di circa il 5%. Come? Presumibilmente attraverso una serie di trattative private. E con ogni probabilità senza Opa. E' questo, forse, l'unico modo per vendere una banca grande e florida come il Credito: trovare un unico acquirente in grado di sborsare gli 8-9 mila miliardi necessari a rilevare l'intera quota Iri e sottoscrivere l'Opa significherebbe di fatto restringere la scelta a due o tre grandi soggetti stranieri (primo fra tutti la peraltro recalcitrante Deutsche Bank). E una simile soluzione, per molti versi, non sembra essere gradita al governo. Il guaio è che, da settembre ad oggi, si è lasciato incautamente credere a molti, sul mercato, che il Credit sarebbe stato venduto in blocco e con l'Opa. Chi ci ha creduto, ci ha anche rimesso. E adesso, chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto? ls. lue]