Che effetto quelle curve

Che effetto quelle curve Che effetto quelle curve Per Lane, Garoppo e Kessler si scatenò la censura Rai ROMA. Il sesso in tv non fa più notizia. Almeno così si credeva. Era vero invece il contrario: chi esibiva le grazie fuori dei programmi consacrati rischiava la rappresaglia proprio in tv. Adesso il caso di Angela Cavagna rivestita da Marzullo riporta alla mente la censura della tv bacchettona Anni Cinquanta. Il primo fatto, clamoroso, accade nel 1956: la ballerina Alba Arnova incorre negli strali dei moralisti della Rai perché non solo il suo modo di ballare è sconveniente, ma la sua calzamaglia è ((troppo aderente e troppo trasparente». Il varietà «La piazzetta» dove l'Arnova lavorava è cancellato e la povera ballerina licenziata. Arriva un ordine di servizio: «D'ora in avanti controllare lo spessore delle calzamaglie e i centimetri di scollatura». Un anno prima la concorrente supermaggiorata di «Lascia o raddoppia?», Maria Luisa Garoppo, non fa dormire i solerti funzionari. C'è l'ordine di riprenderla sempre di fronte, mai di profilo a causa del «troppo seno». Sempre alla fine del Cinquanta la censura colpisce le movenze feline di Abbe Lane che è costretta a ballare il cha-cha-cha da ferma. Al marito musicista Xavier Cugat arriva il suggerimento di parlare alla moglie per indurla a non ancheggiare. Nel 1964 l'attrice Margaret Lee per il programma «Il cenerentole» avrebbe dovuto indossare un vestito a buchi. I censori dicono no. E i buchi vengono immediatamente ricuciti. Nel 1959 anche la Sandrocchia nazionale, Sandra Milo, deve vedersela con i censori. E' obbligata ad una anticamera di quattro anni perché considerata ((troppa» e potrebbe diventare «oggetto di sogni erotici». Perfino Sandra Mondami in quegli anni incorre nelle ire censorie. Viene ammonita per un salto di spallina in pieno balletto. Famosa una nota di servizio in cui si chiede al personale della sartoria «di rafforzare le parti cedibili dei costumi delle attrici, delle cantanti e delle ballerine». Nel 19581'allora giovanissima soubrette Delia Scala canta un ritornello che dice «can can». Per la tv lo si trasformi subito in «cin cin». Non solo il nudo dunque, ma anche un semplice «can can» può evocare torbide notti di piacere. Per Ornella Vanoni nel 1962 la telecamera non si sposta dal suo volto. Si è scoperto che la cantante non porta reggiseno. La vera croce dei censori dell'epoca però sono le gemelle Kessler: alle ballerine si misurano i centimetri di coscia scoperta. Un lavoro improbo: quattro gambe risultano tante per i volenterosi sforbiciatoli Quando in una scena di «Studio Uno» le spilungone si permettono poi di ballare a cavallo d'una scopa, generano una vera bagarre tra i funzionari di via Teulada. Questa è una tv senza seno, gambe e tutto il resto. Quando s'intravede qualcosa, «si tagli, si copra o si mortifichi». Si va avanti con le forbici fino al 1981, quando in una puntata di «Sereno Variabile» appare Eleonora Vallone che nuota tutta nuda ripresa in evoluzioni subacquee d'ogni tipo. Nessuna reazione o protesta. Ecco, la censura Rai non tocca più la sfera sessuale, ma affilerà le armi sull'impegno politiceli programma d'evasione va invece benissimo, nudi compresi. Fino a Marzullo. Nevio Boni

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