«Niet» contro l'embargo antiserbo di Franco Pantarelli

Indispettiti americani ed europei: Eltsin non vuole esporsi prima del referendum russo EX JUGOSLAVIA Indispettiti americani ed europei: Eltsin non vuole esporsi prima del referendum russo «Miet» contro Vembargo antiserbo Mosca frena la nuova risoluzione Onu sulla Bosnia NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Potrebbe essere la prima lite internazionale del dopo guerra fredda, con tanto di ripristino del «niet» che a suo tempo rese famoso Andrei Gromiko. Dopo giorni di ambigui distinguo, Mosca ha per così dire gettato la maschera: non vuole che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotti nuove sanzioni economiche contro la Serbia e a quanto pare è disposta anche ad esercitare il suo diritto di veto. L'accettazione da parte della Serbia del piano di pace per la Bosnia Erzegovina messo a punto dai mediatori Cyrus Vance e David Owen per conto del'Onu e della Comunità Europea è considerata indispensabile perché comporterebbe un'automatico stop ai rifornimenti di armi che Belgrado assicura ai serbi bosniaci, i quali a quel punto, si spera, avrebbero davanti l'unica soluzione di accettarlo anche loro, il piano, come hanno già fatto croati e musulmani. Per premere sulla Serbia, quindi, Stati Uniti, Inghilterra e Francia hanno preparato un pacchetto di sanzioni molto più duro di quello già in atto da alcuni mesi. In pratica comporterebbe il blocco pressoché totale di tutti i flussi di merci in ciò che rimane della Jugoslavia (Serbia e Montenegro) e il sequestro dei suoi beni all'estero. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe votare quel pacchetto lunedì, ma ieri i distinguo russi si sono trasformati in una sorta di ostruzionismo. Il rappresentante russo all'Onu, Yuli Vorontsov, ha praticamente sommerso di emendamenti la bozza di risoluzione preparata da americani, inglesi e francesi, ed ha detto apertamente di essere contrario. Fino a che punto? L'ipotesi che i più fanno è che in mancanza di un accordo la Russia si limiti ad astenersi, ma non si esclude che possa addirittura votare «no», cosa che comporterebbe l'annullamento della risoluzione per via del diritto di veto che la Russia ha ereditato dall'Urss. A Washington sono furiosi, dicono alcune voci, e non escludono che questo comportamento russo possa avere delle «conseguenze» sul gran lavoro che si sta facendo per mettere insieme gli aiuti a Boris Eltsin voluti da Bill Clinton. La Casa Bianca, infatti, sembra che si senta «tradita» da Eltsin. A Vancouver lui e Clinton avevano parlato della risoluzione contro la Serbia, e il Presidente russo si era detto favorevole, chiedendo solo che le sanzioni scattassero quindici giorni dopo il voto del Consigliò di Sicurezza. Quella ri¬ chiesta è stata accolta, ma adesso alla Russia non basta più. Americani, francesi e inglesi insinuano «off record» che Eltsin abbia deciso questo voltafaccia per poter affrontare il referendum del 25 aprile senza doversi difendere dai propri nemici interni, che lo accusano di avere «svenduto» gli amici serbi. Franco Pantarelli

Persone citate: Andrei Gromiko, Bill Clinton, Boris Eltsin, Clinton, Cyrus Vance, David Owen, Eltsin, Yuli Vorontsov