«Con i milioni ho riparato la Chiesa»

«Con i milioni ho riparato la Chiesa» «Con i milioni ho riparato la Chiesa» //prete di CI inquisito: erano offerte, non mazzette INTERVISTA MANI PULITE NEL CLERO S. FEDELE P'INTELVI (Como) DAL NOSTRO INVIATO Povero Don Angelo, che adesso scappa dalla chiesetta di San Rocco scortato e protetto da sette donne urlanti: «Abbiamo molta stima del nostro parroco, ma non della magistratura!». Povero Don Angelo che ha appena annullato la Via Crucis, quest'anno niente processione, e se ne va lasciando i fedeli a cantare: «Santa Madre deh voi fate/che le piaghe del Signore/siano impresse nel mio cuore...». Proprio un venerdì di passione, per Don Angelo Gasparro, 45 anni, nero di capelli e di occhi e d'umore. «Anche il parroco finisce in Tangentopoli», titola (con foto) l'impietosa «Provincia» di Como. Copie esaurite in paese, mai successo. E mai successo che davanti alla chiesa arrivassero i rinforzi: un carabiniere, un vigile e una vigilessa, che dovrebbero proteggere Don Angelo e fini- ranno per difendere dalle pie donne due cronisti e altrettanti fotografi. Che grinta le signore del Consiglio Parrocchiale: «Vergogna!», ((Andate via!», «Lui ci ha avvicinato al Cristo!». E intanto lui sale sull'Opel bianca sbucata all'improvviso, via, sparire fino a domenica. Perché non è facile rispondere, non è facile spiegare, non è bello quel titolo ed è pessima questa storia: sì, don Angelo è il primo prete sotto inchiesta, ricettazione, 200 milioni, già interrogato: «Ma non sapevo...». Riassunto. Per la costruzione del'inceneritore di Como la società «Forni e impianti industriali De Bartolomeis» ha pagato tangenti. Una parte, 200 milioni appunto, su richiesta di Anselmo Pizzala, de, presidente dell'Azienda Comunale Servizi Municipali. Questi 200 milioni sono finiti a don Angelo, e l'avviso di garanzia inviato dal Procuratore della Repubblica Mario Del Franco («ricettazione») lascia intendere che il parroco fosse a conoscenza della provenienza illecita. Insomma, un Don Mazzetta consapevole. Ieri la scelta del silenzio, ma l'altra sera, al telefono, per mezz'ora si era raccontato con «La Stampa». Don Angelo, cos'è questa storia? «Guardi, io sono tranquillo...» Ma è sotto inchiesta. Ha preso soldi dal Pizzala, de e ciellino? «Intanto Pizzala non è di Ci e ci sarà un comunicato: io lo sono. Siamo amici, insegnavamo nello stesso istituto, ma non mi ha dato niente». E allora chi? «E' stato l'ingegner Giuseppe Martellini, quello della società dell'inceneritore». Suo amico? «No, non lo conoscevo». E come è possibile, uno viene da lei e le dice: prenda, questi 200 milioni sono per lei... «Ma no... E' che io chiedo sempre un aiuto ai fedeli, pubblicamente. Sono qui da 6 anni e mezzo: l'oratorio da sistemare, il Centro Madre Teresa di Calcutta, la Casa parrocchiale... Io ne avevo parlato con Pizzala dopo una messa. E mesi dopo mi ha detto che da questo Martellini avrei potuto ottenere qualcosa». E dunque arriva il giorno di Martellini. Quando? «Due anni fa. Viene da me, mi dice "noi siamo disponibili", io gli spiego che sto rifacendo il tetto e lui mi dà cento milioni...». E gli altri? «Dopo qualche mese mi disse "se possiamo..." e me ne ha dati altri cento». Due assegni? «No, in contanti. Due pacchetti con banconote da centomila lire». E' normale... «Nel 1991 sì». Si è mai insospettito? «Non so come le aziende agiscano con i loro bilanci». Pecunia non olet? ((A meno che non abbia il so- spetto che le offerte mi vengano da un ladro o da un assassino». E così si ritrova primo sacerdote da titolo... «Sono il primo e spero l'ultimo. Oggi ci si può aspettare di tutto, e chissà quanti altri colleghi si sono comportati come me». Quanto ha speso in sei anni e passa? «Seicento o 700 milioni». Dopo l'interrogatorio si è incontrato con monsignor Alessandro Maggiolini, il vescovo di Como che si dichiara «pronto ad andare in carcere anch'io se questo avviso di garanzia si trasformasse in colpevolezza». Come è andata? «Mi ha detto proprio così, "le offerte arrivavano anche a me". Mi ha detto di star tranquillo spiritualmente». Tranquillo si fa per dire, visto com'è andata tra titoloni e Via Crucis e agitazione in paese. San Fedele d'Intelvi, poi, ha mille 200 abitanti e due partiti: viva il parroco, abbasso il parroco. Come ovunque. E adesso, come dice il vice sindaco Pancrazio Benaglio nel suo negozio di ferramenta, la voce dell'abbasso il parroco è la più diffusa: «Perché è uno voglio-posso-comando». O perché si è appena comprato quella Audi blu con telefonino. O perché ha venduto il terreno dove giocava la squadra di calcio del paese... Ma le magnifiche sette del Consiglio Pastorale gridano più forte: «Don Antonio merita stima, i giudici no!». Giovanni Cerniti «E il vescovo mi ha detto: sarò con te se ti arrestano» 1* - Don Angelo Gas parrò il sacerdote accusato dal giudice Sarebbe destinatario di una tangente di duecento milioni

Luoghi citati: Calcutta, Como, San Fedele