Portaborse inguaia Prandini
Portaborse inguaia Prandini Portaborse inguaia Prandini «Mi affidò300 milioni e disse se finisci in carcere, stai zitto» ROMA. «Prandini mi diede una borsa con 300 milioni in contanti, pregandomi di convertirli in libretti al portatore e darglieli. Da buon soldato ubbidii...». Secondo le anticipazioni pubblicate oggi sull'Espresso, comincia così il verbale dell'interrogatorio a Camillo Zuccoli, segretario particolare dell'ex ministro dei Lavori Pubblici. «Prandini mi disse anche che qualunque cosa fosse successa io non dovevo fare mai il suo nome - continua il portaborse -, e che anche se fossi stato messo in carcere dovevo rimanerci, ma non tirarlo mai in ballo». Dopo 13 giorni di San Vittore, però, Zuccoli crolla. E le sue parole sono una valanga di accuse. L'ex ministro smentisce: «E' vero che Zuccoli ha svolto per mio conto operazioni bancarie private. Ma le tangenti non c'entrano nulla: si trattava del pagamento di un mio debito personale». Le accuse di Zuccoli, però, sono precise. L'ex portaborse fa nomi, cifre e date. Prandini nega tutto, e ribalta le accuse: «Ammesso che ciò che viene attribuito a Zuccoli risponda a verità - dice l'ex ministro -, lui avrebbe dovuto astenersi da qualunque rapporto con gli imprenditori. C'era una precisa direttiva impartita a tutti i componenti della segreteria e del gabinetto. Se lui è venuto meno ai miei ordini, le responsabilità sono tutte sue». SERVIZIO A PAGINA 2
Persone citate: Camillo Zuccoli, Prandini, Zuccoli
Luoghi citati: Roma
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