Socialisti liberali nel nome di Rosselli; «manette maledette» di Alessandro Galante Garrone

Socialisti liberali nel nome di Rosselli; «manette maledette» LETTERE AL GIORNALE Socialisti liberali nel nome di Rosselli; «manette maledette» «Nessun complesso del sogno infranto» Vogliamo ringraziare Alessandro Galante Garrone della pronta sensibilità con cui ha voluto segnalare all'attenzione dei lettori della Stampa del 5 marzo u.s. l'attività del movimento «Socialismo liberale italiano» che provvisoriamente rappresentiamo. Il movimento, nato lo scorso anno per volontà e decisione di un gruppo di cittadini anche delle nuove generazioni, si ispira ai valori di Giustizia e libertà, la formazione fondata in esilio da Carlo Rosselli, trasfusi poi, durante la Resistenza, nel Partito d'azione. E' stato mosso e ispirato da un'esigenza morale che i tempi drammatici hanno fatto convergere con un impulso civile e un impegno politico. Ha formulato un suo programma politico e culturale, ha stabilito una rete di collegamenti con corrispondenti e gruppi di ogni parte d'Italia, si è valso per le sue pubblicazioni di un editore - Galzerano, piccolo ma attivissimo. Ha voluto rappresentare, come bene ha scritto Galante Garrone, «un grido d'allarme e uno sprone» dopo la dura lezione dei fatti e della storia - non ha il complesso del sogno infranto. Non si propone né riesumazioni né rinascite: vuole immettere lo spirito esemplare dei suoi maestri in forme e istituti nuovi e moderni. Una prima riunione nazionale si è svolta al palazzo dei congressi di Firenze il 28 marzo scorso per verificare il numero, la provenienza, la qualità degli aderenti e dei simpatizzanti. La verifica è andata assai al di là delle aspettative e il movimento che ha preso posizione in favore del sì per la prossima consultazione referendaria, intende procedere con rigore e fermezza crescenti al suo lavoro organizzativo, culturale, politico che gli avvenimenti si incaricano di sollecitare e incoraggiare ogni giorno. Una nuova riunione, a carattere nazionale, è prevista per un tempo prossimo. Gli interessati all'atti¬ vità del movimento possono rivolgersi alla segreteria provvisoria presso Nicola Terracciano, Via Appia lato Napoli n. 245/B Formia (Lt), tel. 0771/24.408, c.c.p. 13547047. Leone Bortone Tom Carini Vindice Cavallera Fausto Chericoni Aldo Garosci Nicola Terracciano Formia (Latina) Un grave danno per i carabinieri Dopo lo scandalo e le polemiche suscitati dall'esibizione in manette e catene del dott. Enzo Caria, vedo che i giornali continuano ad usare il verbo «ammanettare» anziché quello di «arrestare», inducendo chi legge a pensare che queste maledette manette vengano ancora usate in pubblico, malgrado i divieti della legge e dei regolamenti, il che non è vero e ciò con grave danno all'immagine dei carabinieri e delle forze dell'ordine. Come si vede, la colpa delle manette non è solo dei carabinieri in questo caso innocenti, ma dei giornalisti che non si aggiornano nel linguaggio. Marzio Ferrini Fasano di Brindisi Massoni e i ricchi condannati al caviale Facendo riferimento all'articolo «Pane, salame e mannequin» (su La Stampa del 22 marzo) con sorpresa leggo di una polemica che ci riguarda. Ma quale polemica? Una lettera privata che i signori Santin ci scrivono e poi la rendono pubblica informandone Edoardo Raspelli il quale su La Stampa spara un articolo a cinque colonne su «Lo stilista Missoni che porta la moda in trattoria: la rivolta degli chef» e ne fa un «pezzo» dove racconta che «oggi è guerra aperta, con scambio di dichiarazioni e lettere, tra Ottavio e Rosita Missoni da ima parte e la grande ristorazione italiana dall'altra». Signor Raspelli, quel «qualcuno» che «consiglia cene in osteria con menù a 20.000 al posto del grande ristorante» saremmo noi? Potrebbe gentilmente spiegarcelo? Tengo a precisare che «L'Osteria del Treno» non fa parte di questa categoria di prezzi, anche se si trova in via San Gregorio «a pochi passi dalla casa in cui Rina Fort macellò la moglie dell'amante e i suoi due figli bambini» come Lei con tanta delicatezza, ha tenuto a precisare. Complimenti soprattutto per quel garbato «macellò», ma già che c'era poteva anche precisare che il fat¬ to di cronaca risale a 40 e forse più anni. Ma veniamo al dunque: i signori Renata ed Ezio Santin dovrebbero anche spiegarmi perché se la sono presa tanto. Si sentono parte in causa per quelle dichiarazioni da noi fatte sul Corriere dèlia Sera? Francamente non ne vedo la ragione. Una breve conversazione che la giornalista sintetizza in poche righe, usando anche terminologie che non ci appartengono come «locali di lusso» o «atmosfera di mortorio». Ma anche prendendo per buono tutto quello messo fra virgolette non leggo nulla che possa far riferimento alla loro Antica Osteria del Ponte. Forse la «solita e insostenibile nouvelle cuisine»? Ma essi stessi mi scrivono nella loro lettera: «Desideriamo precisarvi che nel nostro ristorante non si fa nouvelle cuisine». Perché lo vengono a precisare a noi, chi l'ha mai detto. Il nostro riferimento era generico ed alludeva a una certa ristorazione che pensava che per far cucina non necessitava professionalità in quanto era sufficiente la fantasia, ma non avendo né l'una né l'altra aveva solamente imbastardito la cucina italiana, facendo un pessimo servizio alla nostra tradizione e soprattutto ai nostri grandi cuochi, «chef» come li ama chiamare Raspelli, e tra questi grandi mi va benissimo anche il signor Santin. Tra osterie e ristoranti d'elite (come li chiama il signor Raspelli), l'unica distinzione che abbiamo sempre fatto è tra quelli dove si mangia e si beve bene e quelli dove si mangia e si beve male. Vendiamo maglioni a un milione e ci piace il pane e salame, il signor Raspelli pensa forse che pane e salame sia solo un privilegio dei poveri? E i ricchi condannati tutta la vita a mangiar caviale? Cin-cin, alla salute! Ottavio e Rosita Missoni Milano I signori Missoni non hanno capito che le loro dichiarazioni sulla ristorazione di qualità hanno creato una sacrosanta valanga di proteste: scelte discutibili fatte da opinion leader possono compromettere tutta quella ricerca di qualità, tutta la fatica di chi si sta impegnando nel risollevare la nostra barca, cuochi e chef, sarti e stilisti: anche in un setto¬ re-bandiera più limitato di altri come la grande e buona cucina. In quanto al riferimento a via San Gregorio, mi devo scusare: faccio solo il mio mestiere di «vecchio» cronista che nel dare una descrizione racconta non solo della Cooperativa nata 115 anni fa ma anche fatti più vicini che hanno sconvolto l'Italia (o devo scrivere solo del sugo delle tagliatelle e del modo di affettare la cipolla?). Edoardo Raspelli 40 anni dedicati alle vacanze studio Desidero rispondere al signor Carlo D'Angelo che il 20 marzo invitava i lettori a ponderare attentamente la decisione di iscrivere i loro figli a una vacanzastudio e, in particolare, al programma che prevede la frequenza di un anno di scuola superiore negli Stati Uniti e in Australia. Come presidente dell'associazione «The Experiment in International Living Italia», che proprio quest'anno festeggia i 40 anni di attività, mi sono sentita amareggiata nel constatare che nella sua lettera-sfogo il signor D'Angelo metta sullo stesso piano tutte le associazioni e le organizzazioni che operano nel settore. Critica e mette sotto accusa un'intera categoria per la scarsa professionalità di alcuni. Quelli descritti dal signor D'Angelo sono episodi molto gravi (non dimentichiamo che si tratta di studenti minori) e a mio avviso la lettera avrebbe dovuto contenere anche il nome dell'organizzazione a cui il signor D'Angelo si era rivolto. Questo a tutela di organizzazioni come la nostra, che da 40 anni fanno questo lavoro con dedizione, onestà e professionalità; nell'interesse di tutti, i lettori e anche per dare all'organizzazione chiamata in causa la possibilità di spiegare l'accaduto e di non ripetere l'errore. dr. Renza Rosso, Asti

Luoghi citati: Australia, Brindisi, Firenze, Italia, Latina, Milano, Stati Uniti