Quel gol è negro, gaffe ranista al Cairo di Gian Paolo Ormezzano

Un giornale accusa: «Una congiura tribale di ex schiavi», il governo si scusa con gli ospiti EGITTO » Un giornale accusa: «Una congiura tribale di ex schiavi», il governo si scusa con gli ospiti Quel gol è negro, gaffe ranista al Cairo Lo Zimbabwe batte la nazionale: «Colpa dell'arbitro di colore» C'è una brutta storia di razzismo nello sport africano. La premessa: il 28 febbraio si è disputata al Cairo una partita di calcio di qualificazione per la Coppa del Mondo 1994, fra l'Egitto e lo Zimbabwe (ex Rhodesia), in porta gioca Grobbelar, bianco, ex del Liverpool. Ha vinto l'Egitto per 2 a 1, ma il match è stato annullato per una sassaiola che ha ferito un giocatore e l'allenatore dello Zimbabwe. Ripetizione a Lione giovedì 15 aprile, alle 16, arbitro il francese Quiniou. In quel gruppo Angola e Togo sono già fuori, l'Egitto deve vincere per qualificarsi al turno successivo, allo Zimbabwe basta un pari. La situazione adesso: una rivista egiziana, «Al-Ahlawiya», ha scritto che la colpa di tutto è della terna arbitrale nera che ha diretto la partita del Cairo: cioè Diramba del Gabon e idue collaboratori: «E' evidentéche le simpatie degli arfjftri fossero per i membrvdélle tribù. Non hanno dimenticato che sono degli schiavi». Replica violenta di «The Herald», quotidiano dello Zimbabwe, con accuse agli egiziani di «un debole sviluppo eonomico e intellettuale a dispetto delle enormi riserve di petrolio che la misericordia divina ha loro accordato». Inchiesta del ministero egiziano degli Esteri, dissociazione da «Al-Ahlwija» dell'ambasciata egiziana ad Harare, (da ricordare però che subito dopo il match l'ambasciatore egiziano aveva protestato presso le autorità locali per il comportamento dei loro giocatori). Lo sport dovrebbe unire, affratellare: e specialmente quando sono da combattere odiose situazioni razzistiche. In questo caso, lo sport serve per riattualizzare un razzismo fra i più tragici e feroci, quello di africani verso gli africani. Di ex mercanti di schiavi, gli arabi, verso ex schiavi, i neri: e viceversa. L'incontro di giovedì prossimo sarà molto pro¬ babilmente terribile, per fortuna che lo dirigerà un arbitro esperto (bianco). Non si prevedono molti spettatori, le due comunità in Francia non sono numerose, quella egiziana non verrà supportata da altre comunità arabe, per via dei legami fra Egitto ed Israele e dell'attività anti-integralismo islamico delle autorità del Cairo. L'allarme è soprattutto nelle coscienze. Vent'anni fa lo sport africano disputò i suoi primi grandi Giochi continentali, a Lagos, nella Nigeria che aveva appena chiuso la tragica questione biafrana, dopo una terribile guerra civile. La manifestazione, che pure rivelò talenti atletici notevoli, vide una costante battaglia extrasportiva fra africani neri e africani arabi, fra africani anglofoni e africani francofoni, fra nigeriani e gaboniani (il Gabon era accusato di avere aiutato i ribelli del Biafra contro il governo centrale di Lagos). Pestaggi nel villaggio, risse negli stadi, ogni partita di basket una battaglia, intimidazioni e anche segregazioni. Da allora sempre peggio, anche se sempre meglio nelle proclamazioni ufficiali di unità dello sport continentale. E recentemente le lotte all'interno dello sport sudafricano, riammesso ai Giochi, non fra bianchi e neri, ma fra neri e meticci. E subito la barzelletta triste, quella dell'autista bianco di un pullman che trasporta ragazzi tutti bianchi di una squadra e ragazzi neri di un'altra al campo dove giocare una partita di calcio per celebrare la fine dell'apartheid. Rissa drammatica nel pullman, pericolo di uscita di strada, l'autista frena, minaccia i ragazzini se non si calmano, urla che per lui non ci sono neri o bianchi, «siete tutti degli idioti blu!», e ripartendo dice: «Andiamo, riprendete i vostri posti, blu chiari davanti blu scuri dietro». Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Biafra, Quiniou