«Il Presidente non c'è più» di Giulietto Chiesa
Una Repubblica della Federazione russa abolisce la massima carica Una Repubblica della Federazione russa abolisce la massima carica «Il Presidente non c'è più» Eltsin sospende d'autorità il decreto: deciderà la Corte Costituzionale Il vicepremier Shakrai accusa: «E' una manovra ispirata da Khasbulatov» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Comincia la campagna per il referendum del 25 aprile. E subito si registrano i primi colpi «sotto la cintura». Al Parlamento della Repubblica di Mordovia (capitale Saransk, circa 500 chilometri a Nord-Est di Mosca) che ha deciso di «eliminare» l'istituto presidenziale dalla propria Costituzione, Boris Eltsin ha risposto ieri con un decreto che «sospende» la decisione e mantiene in carica il presidente, Vassihj Gusliannikov, fino al pronunciamento della Corte Costituzionale. Il vicepremier Shakhrai, subito corso a Saransk per spegnere il focolaio, ha tuttavia subito accusato Ruslan Khasbulatov, speaker del Parlamento centrale, di essere Inspiratore della manovra». Facendo capire, in altri termini, che l'offensiva contro il Presidente di Russia si sta trasferendo nelle Repubbliche della federazione, con l'obiettivo di spezzare la spina dorsale del potere esecutivo partendo dai suoi rappresentanti periferici. «La Mordovia - ha detto Shakhrai - è stata usata come poligono sperimentale contro un forte potere esecutivo. Manovra iniziata a Mosca nell'ottavo e nono congresso e che potrebbe essere ripetuta in altri 10-12 soggetti della federazione». Il Parlamento di Mordovia replica che l'istituto presidenziale fu deciso dai deputati, senza alcun referendum, e che, quindi, i deputati hanno il pieno diritto di tornare sulla loro decisione. Il fatto che Vassilij Gusliannikov sia un fervente sostenitore di Eltsin rimane tra le righe. Ma il rischio che la lotta elettorale si trasformi in una serie di colpi all'unità statale russa è ormai evidente. Lo ha rilevato ieri il leader della frazione parlamentare «Consenso per la riforma», Viktor Sheinits, dicendosi ormai convinto della inopportunità di portare al referendum anche la questione del progetto di nuova Costituzione (e del patto federale che ne è parte essenziale). «In queste condizioni - ha detto Sheinits - i poteri legislativo ed esecutivo si fa-/| ranno la guerra a colpi di conces' | sioni ai soggetti della federazione, per accattivarsene le simpatie. Come conseguenza alimentando tutti gli appetiti separatisti». I primi pronunciamenti repubblicani sono per ora contraddittori. Tranquillizzanti solo per quanto concerne la preoccupazione che altre questioni vengano I aggiunte dalle «autonomie» alle quattro domande proposte dal centro. La Repubblica di Cecenia ignorerà il referendum, mentre i parlamenti di Ossetia del Nord, di Kabardino-Balkaria e Ingushetia si impegnano a organizzarlo. Con grande freddezza, tuttavia, comunicando che le autorità locali non faranno nulla per influire sull'andamento del voto. A Mosca è sceso in campo il vicepremier Shumeiko, paladino tra i più intransigenti del Presidente, per far sapere («conosco il carattere di Eltsin») che «se la maggioranza dei partecipanti al referendum non appoggerà il Presidente, allora Eltsin si dimetterà». Il che rivela subito quale sarà l'interpretazione del voto da parte dei partigiani presidenziali: per loro varrà la maggioranza semplice dei voti espressi. Sfortunatamente la legge elettorale approvata dal Congresso dice che il referendum sarà valido, per ciascuna domanda, solo se riceverà D voto positivo (o negativo) del 50% più uno del corpo elettorale. In ogni caso Eltsin ha rinunciato ieri a presentare ricorso alla Corte Costituzionale proprio in tema di legittimità delle decisioni prese dal Congresso. Anche perché ci ha pensato un gruppo di deputati a lui favorevoli, capitanato dall'ultraradicale Serghei Kovaliov. Secondo il quale «ogni compromesso è impossibile» e «ci vorranno nuove elezioni, lo scioglimento del Congresso e una nuova Costituzione», altrimenti «sarà il potere assoluto del monarca-Congresso». I radicali sperano ancora di convincere Eltsin a indire un proprio referendum, con queste questioni. Ma la campagna elettorale si farà sull'economia. Shumeiko ha dato oggi notizie fin troppo confortanti, affermando che l'inflazione sarebbe scesa a marzo sotto il 16%, e che il calo della produzione industriale è «ormai finito». Nel frattempo il rublo raggiunge il record negativo assoluto. Ieri un dollaro si comprava alla borsa per 740 rubli (28 più di martedì scorso). E il ministro delle Finanze Fiodorov - non meno pro-Eltsin di Shumeiko - prevedeva ieri che a giugno-luglio la caduta della valuta russa potrebbe toccare 1500 per un dollaro. Giulietto Chiesa
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