Pechino, parla il ministro di Polizia: «Viva la mafia» di Fernando Mezzetti

Pechino, parla il ministro di Polizia: «Viva la mafia» L'avance, diretta specialmente alle cosche di Hong Kong, punta a creare difficoltà a Londra. Il precedente di Mao Pechino, parla il ministro di Polizia: «Viva la mafia» «Nelle Triadi ci sono anche elementi buoni e patriottici, dovremmo appoggiarli» PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Deng Xiaoping lo aveva detto rilanciando le riforme: non bisogna scandalizzarsi se al capitalismo si accompagnano anche cattivi fenomeni come malavita, prostituzione, corruzione; gli aspetti positivi sono superiori a quelli negativi. Ora il nuovo ministro della Pubblica Sicurezza, Yao Siju, 57 anni, nominato il 29 marzo, si spinge un po' più in là: le società segrete della mafia cinese, le «triadi», mai completamente scomparse ma adesso fiorenti, non sono totalmente da condannare, anzi, in certe circostanze possono avere un ruolo positivo: magari ora a Hong Kong, nella tensione causata dall'Inghilterra per introdurre un sistema democratico prima del ritorno della colonia alla Cina nel '97; con le loro buone maniere potrebbero dare una mano nell'unire il popolo nel respingere il progetto. Lo ha dichiarato nella sua prima conferenza stampa, riferendosi soprattutto alle società segrete cinesi all'estero, che hanno comunque forti legami all'interno: «Non si può condannare in blocco, bisogna distinguere. In queste organizzazioni possono esservi elementi buoni. Si debbono combattere le attività criminali, ma è necessario appoggiare certe azioni positive svolte da queste società, spesso animate da forte spirito patriottico». Il ministro ha precedenti storici illustri. Nel '36, Mao rivolse un appello alla Società dei fratelli maggiori; il partito ordinò ai quadri di tenere buoni rapporti con le società segrete. Storicamente, queste hanno avuto ruoli importanti nella fine delle dinastie: ultimi i Boxers, che con la rivolta ai primi del secolo accelerarono il crollo dell'impero e della dinastia mancese Qing. Ai tempi dell'appello di Mao le società segrete, perduto il carattere di banditismo sociale e di primitiva lotta rivoluzionaria, erano già solo mafie. La lotta comunista non fu solo per conquistare contadini e operai, ma anche i gangster delle triadi strappandoli ai nazionalisti. Mentre il sistema comunista si trasforma in «economia di mercato socialista», arriva così l'elogio del ministro per le triadi. Per sottolineare il loro patriottismo, egli ha rivelato che un leader cinese in viaggio in un Paese occidentale ha avuto la protezione di 800 membri di una di esse. Un ruo¬ 10 particolare le triadi dovrebbero averlo a Hong Kong, dove sono particolarmente forti, malgrado la polizia locale le combatta. Secondo Yao Siju, il governo cinese dovrebbe unire 11 maggior numero di persone , «appartenenti o no alle triadi, purché siano patrioti e a favore della stabilità di Hong Kong». Respingendo le iniziative unilaterali inglesi per democratizzare Hong Kong prima del '97, Pechino ha ammonito che esse sono destabilizzanti per la colonia e un affronto per la Cina. Di qui i richiami al patriottismo, anche delle mafie, per bloccarle. Nella colonia le triadi, con centomila uomini, taglieggiano i commerci e controllano gioco d'azzardo, prostituzione, contrabbando, droga. Gran parte della droga dal «triango¬ lo d'oro» di Thailandia, Birmania e Laos viaggia oggi attraverso la Cina fino a Canton, maggior centro di smistamento verso l'Occidente. Il ministro non si è diffuso sulle mafie interne, ma ha precisato che i suoi uomini hanno contatti «con tutti gli strati sociali, inclusi esponenti delle triadi». Egli ha rivelato che con le riforme l'ordine pubblico è peggiorato, ma rimane migliore che in altri Paesi. In ascesa traffico di droga e sequestri di donne e bambini: 16.718 l'anno scorso. Di fatto, oggi in Cina molti imprenditori hanno le proprie guardie del corpo; in vari casi, donne, versate in arti marziali; il massimo dello chic per il capitalismo rosso. Fernando Mezzetti

Persone citate: Deng Xiaoping, Mao, Qing, Yao Siju