Antimafia, Martelli contro Andreofti di Claudio Martelli
Antimafia, Martelli contro Andreofti Antimafia, Martelli contro Andreofti «Non ha tutti i meriti che dice». «Taci, tu non c'eri» ROMA. E' scontro aperto fra Giulio Andreotti e Claudio Martelli sulle misure antimafia. Quasi un faccia a faccia tra l'ex presidente del Consiglio e il suo ex Guardasigilli, ciascuno con l'intento di avocare a sé i meriti della lotta alla criminalità organizzata e con reciproche polemiche frecciate. A lanciare il guanto di sfida è stato Martelli. «Sinceramente non penso che Giulio Andreotti possa attribuirsi il merito delle misure antimafia decise durante il suo governo», sostiene in una intervista a Panorama, rivendicando a sé ed all'allora ministro dell'Interno Vincenzo Scotti l'iniziativa sui maggiori provvedimenti antimafia del «Giulio VII», «Andreotti non ci ha ostacolato ma neppure spronato - aggiunge . Non ricordo che siano venute da lui idee su come combattere la mafia, a parte qualche estemporanea dichiarazione». Pronta la replica del senatore a vita, oggi raggiunto da informazioni di garanzia sia dalla procura di Palermo sia dalla magistratura milanese. «Apprendo con stupore - sostiene Andreotti - il contenuto dell'intervista di Martelli, anche perché i provvedimenti più incisivi contro la mafia sono stati adottati nel periodo in cui era Guardasigilli Giuliano Vassalli, che ha rilasciato, in proposito, dichiarazioni inequivoche». Nella sua intervista, il socialista Martelli descrive, invece, un presidente del Consiglio «perplesso» e «probabilmente timoroso della reazione dei magistrati» sulla Dia e sulla Superprocura, «d'accordo in questo con il comandante dei carabinieri Antonio Viesti e con Luciano Violante». E sostiene di essersi trovato «solo» quando chiese il trasferimento di Pasquale Barreca dalla presidenza della corte di appello di Palermo, così «come nel conflitto con il Csm» sul «concerto» del ministero nelle nomine dei capi degli uffici. Contrattacca Andreotti: «In Parlamento e nello stesso ministero di Grazia e Giustizia - ha proseguito Andreotti - conoscono benissimo il mio ruolo. E' veramente incredibile attribuirmi perplessità sulla Dia e sulla Superprocura: volevo soltanto che si ricoprissero rapidamente questi incarichi ed ero stato, come dovrebbe sapere bene Martelli, favorevole alla scelta di Falcone per la Superprocura». L'ex responsabile della Giustizia parla fra l'altro dell'abolizione della presunzione di innocenza fino al giudizio «evidentemente incostituzionale» e della proposta di spedire nelle «isolette» i soggiornati al confino nel Nord Italia, definendola «solo un palliativo». «Ben diversa - dice Martelli - la decisione di trasferire i padrini da Poggioreale all'Asinara o Pianosa. Ma in questo Andreotti non c'entra». E rincara la dose, ribadendo di aver avvertito insieme a Scotti «un notevole isolamento» sul decreto che stabiliva il ritorno in carcere dei boss mafiosi per i quali erano scaduti i termini di carcerazione preventiva. «Andreotti - racconta l'ex Guardasigilli a Panorama - ci difese a cose fatte. Era però preoccupato che non si prendessero provvedimenti poco ortodossi sul piano formale. Disse anche che non era opportuno turbare i rapporti con il pds, schierato fino ad allora su posizioni garantiste». Infine, Martelli definisce Andreotti «del tutto assente» rispetto ai decreti decisi dopo l'assassinio Falcone, su pentiti e confisca dei beni ai mafiosi. Ma l'ex presidente del Consiglio non ci sta e rimanda all'ex ministro psi l'accusa di assenteismo. «Ricordo - conclude il senatore Andreotti - che qualche provvedimento del ministero di Grazia e Giustizia fu perfino illustrato da me in Consiglio dei ministri, in assenza di Martelli». La polemica è aperta. [r. int.] Giulio Andreotti (a sinistra) Qui accanto Claudio Martelli
Luoghi citati: Falcone, Nord Italia, Roma
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