Governo, spunta Spadolini di Fabio Martini
Dopo il 18 aprile forse ritenta Amato, poi l'incarico al presidente di Palazzo Madama Dopo il 18 aprile forse ritenta Amato, poi l'incarico al presidente di Palazzo Madama Governo, spunta Spadolini Dal disgelo Martinazzoli-Occhetto ROMA. Mino Martinazzoli lo ha detto a quattr'occhi al reggente del pri Giorgio Bogi: «Noi puntiamo ad un governo politico, ma alla fine potremmo convergere su Spadolini». E un discorso analogo, sempre a Bogi, 10 ha fatto Giorgio Benvenuto nello studio che fino a un mese fa è stato di Giorgio La Malfa: «Noi - ha detto il leader del psi non ci stracceremo le vesti per far entrare il pds al governo, puntiamo su Amato, ma se voi repubblicani siete disponibili a rientrare, per la guida del governo siamo pronti ad ogni soluzione». E così, alla fine del giro del «disgelo» tra Martinazzoli, Occhetto, Benvenuto e Bogi, sul campo sono restati soltanto due nomi per il governo del dopo 18 aprile: quello di Giuliano Amato (che comunque riceverà da Scalfaro il primo incarico) e quello di Giovanni Spadolini. Sono circolati, senza prendere quota, anche altri nomi (Ciampi, De Rita, Prodi), ma quel che conta è che nel nuovo giro di incontri non è decollata l'ipotesi di un ingresso del pds nel governo e si è invece intensificato 11 lavorìo (da parte di psi e pri) nei confronti della Lega, possibile sostegno esterno ad un esecutivo tutto finalizzato alla riforma elettorale. Negli incontri di questi giorni, avviati grazie all'iniziativa di Giorgio Bogi, i segretari di de, pds, psi e pri hanno cercato di capire se dopo il 18 aprile sarà possibile far nascere un governo più solido e alla fine è stato fatto qualche passo avanti: «Il 19 aprile - dice Benvenuto - non si partirà da zero, perché questi giorni sono stati utili». Ma resta comunque un'enigma: la reale disponibilità del pds, che qualora si concretizzasse, rimescolerebbe tutte le carte. Ieri, di buon mattino, Achille Occhetto ha fatto diffondere un comunicato distensivo sul faccia a faccia del giorno prima con Martinazzoli («Un incontro positivo», «Non vogliamo umiliare nessuno»), ma il segretario della de non è stato altrettanto espansivo: «Disgelo? Sì, un poco...», ha sibilato Martinazzoli lasciando piazza del Gesù. Prima di infilarsi in macchina, il segretario de ha avuto il tempo di confermare che Occhetto ha ipotizzato come possibili premier gli ex presidenti della Consulta (dunque Leopoldo Elia e Giovanni Consci), ma a chi gli chiedeva altre notizie sull'incontro, Martinazzoli ha tagliato corto così: «Se avessi capito bene anche io...». Anche Benvenuto, con Occhetto, non ha più il volto disteso delle sue prime settimane da segretario: «Ogni tanto quelli del pds fanno qualche battutaccia» e soprattutto, riferendosi alla forte preferenza di Occhetto per un governo Napolitano, Benvenuto è stato più esplicito del solito: «Ancor prima di sedersi al tavolo, non si può dire "Amato se ne vada". E' come se noi dicessimo: "Parliamo, ma non di Napolitano". No, niente diktat». E dunque, per il momento si lavora ad un allargamento (a pri, Pannella, indipendenti) dell'attuale maggioranza, piuttosto che ad un coinvolgimento a pieno titolo del pds. Ma l'operazione-allargamento si scontra con due ostacoli: da una parte, l'ostilità del gruppo dirigente del pri a rientrare comunque al governo e, dall'altra, l'ostinazione con la quale la Lega pone le sue condizioni per un appoggio esterno. Tra i repubblicani la sera del 19 aprile rischia di aprirsi un dibattito molto teso. Da qualche giorno la parte filogovernativa del partito - Visentini, Mammì, Battaglia, una fetta del gruppo parlamentare - sta spingendo dietro le quinte per rientrare al governo, ma il gruppo lamalfìano resiste, non ha alcuna intenzione di disperdere, a ridosso delle elezioni, il «patrimonio» di opposizione guadagnato in questi anni dal pri. Ed è per questo che l'ipotesi di un incarico a Spadolini, al quale sarebbe imbarazzante dire di no, fa già riflettere Giorgio Bogi, che infatti con il linguaggio felpato dei repubblicani, dice: «Il prossimo, un governo istituzionale? Non necessariamente deve esserlo». E anche l'appoggio esterno della Lega è tutto da guadagnare. Lo ha fatto capire all'attivissimo Bogi il presidente dei deputati leghisti Formentini che ha chiesto come condizione irrinunciabile il varo di una riforma elettorale per la Camera con proporzionale corretta e «di doppio turno» che sta a cuore ad Occhetto «non si parla». Fabio Martini Mino Martinazzoli, segretario della democrazia cristiana
Luoghi citati: Roma
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