«Craxi e Gava? Nullatenenti» di Francesco Grignetti

«Craxi e Gava? Nullatenenti» I redditi «scoperti» da un deputato Verde «Craxi e Gava? Nullatenenti» ROMA. Bettino Craxi, nullatenente: comproprietario con il fratello di un fabbricato. Antonio Gava, nullatenente. Enzo Scotti, nemmeno una macchina. Gianni De Michelis, almeno, possiede una scassata Alfa Romeo del 1982. Paradossi? Sono le dichiarazioni dei redditi - depositate in Parlamento - che un deputato Verde, Alfonso Pecoraro Scanio, è andato a scartabellare in questi tempi di Tangentopoli. «Ero curioso - dice Pecoraro, che da tempo propone una Commissione d'inchiesta sugli arricchimenti illeciti di regime - di sapere che cosa avevano dichiarato i big della politica. Ho indagato su venti politici ed ecco i risultati. Se si muovessero le istituzioni, ne vedremmo delle belle». Sono notizie sorprendenti, queste schedate da Pecoraro (che per l'occasione si è trasformato anche in poliziotto) e offerte alla stampa. Arnaldo Forlani, leader de oggi nella bufera, dichiara di non avere nulla. Dieci anni fa aveva metà di un fabbricato in quel di Pesaro, eredità di famiglia. Ma nel 1989 vende anche la sua metà e resta nullatenente eccetto una Citroen del 1970 e una Fiat 127. Anche quanto a guadagni, le cose non vanno granché bene: reddito dichiarato del 1992, appena 82 milioni. Meglio del 1990, quando ha dichiarato 58 milioni di imponibile. C'è da aggiungere che la signora Forlani risulta proprietaria di 5 fabbricati, tra Roma e Pesaro. Prendiamo un altro caso. Antonio Gava: nel 1992,154 milioni di imponibile; nessuna proprietà eccetto la quota di una cooperativa edilizia a Castellammare di Stabia e una auto Golf. La ricca, in famiglia, è la moglie, che possiede 19 fabbricati e nel 1983 acquista azioni della società «Conchiglia spa», proprietaria di un villino. Successivamente la società acquista anche una villa in montagna, ad Arcinazzo. Nel 1989, la società (possieduta al 99,68 per cento dalla signora Giuliana, il resto al figlio Angelo) fa un maxi-aumento di capitale: arrivano 400 milioni freschi. «Nonostante la signora, quell'anno, abbia dichiarato un reddito di 13 milioni e mezzo», chiosa Pecoraro. Ancora qualche esempio. Bettino Craxi, che pure dichiara nel 1992 il ragguardevole reddito di 345 milioni, non ha praticamente nulla. Soltanto sua moglie Anna Maria, dal 1987, è azionista della società immobiliare «Il Roccolo», che significa la villa di Capiago. Poi parte l'inchiesta di Di Pietro e arrivano le sorprese. Dice il deputato verde: «Della famosa villa di Hammamet, nelle dichiarazioni, non si parla mai. Tantomeno è citata l'immobiliare "Villa Europa", che secondo l'avvocato di famiglia appartiene da tempo ai coniugi Craxi». Un caso di grande miglioramento economico è quello di Paolo Cirino Pomicino, de andreottiano di Napoli. Nel 1982, quando entra alla Camera per la prima volta, lui dichiara un reddito di 10 milioni e la moglie di 44 milioni. Dieci anni dopo, il suo imponibile è salito a 196 milioni, 232 quelli della signora. Sempre nel 1982, dichiarava di non avere nulla eccetto una quota nella società «Piemme» che è proprietaria dell'appartamento dove i Pomicino vivono, in via Petrarca a Napoli. Nel 1989, con la moglie, Cirino Pomicino acquisterà un altro appartamento per 800 milioni (reddito catastale, 2 miliardi e mezzo). Il nuovo appartamento non risulta dalla dichiarazione resa alla Camera. E poi ci sono i poverissimi. Il de calabrese Riccardo Misasi, nel 1992 ha dichiarato un reddito di 146 milioni, nel 1988 erano 56 milioni. Il repubblicano Antonio del Pennino, a fronte di una spesa elettorale di 593 milioni, l'anno scorso ha dichiarato un reddito di 98 milioni. Francesco Grignetti L'ex segretario del psi Bettino Craxi: comproprietario con il fratello di un fabbricato Qui a fianco il repubblicano Antonio Del Pennino A sinistra l'ex segretario della de Arnaldo Forlani

Luoghi citati: Arcinazzo, Castellammare Di Stabia, Europa, Napoli, Pesaro, Roma