Gazzarra in Regione di Beppe Minello

Gazzarra in Regione Gazzarra in Regione Cartelli e invettive in aula In Consiglio regionale infine scoppiò la gazzarra. Frustrati dalla sostanziale inutilità delle parole spese nelle ultime settimane per far cadere la giunta di pentapartito travagliata dalle inchieste giudiziarie, i consiglieri verdi e di Rifondazione (con l'approvazione del msi e del transfuga della Lega, Rabellino) non hanno trovato di meglio che affidare le proprie tesi a cartelli piazzati sui loro banchi a Palazzo Lascaris. «Nuove elezioni subito» recitava lo slogan stampigliato su un cartoncino giallo vivo. Apriti cielo! «Non lo ammetto» è scattata la presidente Carla Spagnuolo. «E' una proposta politica» ha ribattuto il verde del gruppo misto Massimo Marino. «Se lo facesse il pubblico non lo permetteremmo» ha ribattuto la presidente. Marino: «Il consiglio ha visto cose ben peggiori». Inutile anche la minaccia della Spagnuolo di far intervenire il personale dell'aula. «In una fase così difficile - ha detto la presidente applaudita dai consiglieri di maggioranza - non ritengo si debba ricorrere a manifestazioni più consone a una, piazza che a un'assemblea elettiva». Sono stati attimi di imbarazzo che si è cercato di superare inviando il democristiano Porcellana, segretario della presidenza, tra i banchi dei manifestanti per convicerli a ritirare i cartelli. Missione fallita. «Va a finire che Porcellana ritira sì il cartello - scherzava qualcuno - per poi piazzarlo sulla sua scrivania». Tutto finito? Macché. A riattizzare le polveri è stato il capogruppo pli, Sergio Marchini, alla vista di un fotografo che riprendeva i manifestanti: «Mozione d'ordine, qui non è una piazza ha urlato - chiedo la sospensione del consiglio per solidarietà nei confronti della presidente il cui rispetto è venuto meno». Poi, rivolto alla barcaccia dei giornalisti: «A voi interessano solo le cazzate. I giornalisti si preoccupano dei cartelli e non delle idee. Ci sono colleghi che per finire sui giornali farebbero qualsiasi cosa, anche quella di denudarsi». Tesi tutt'altro che peregrina perché, a «manifestazione» ormai rientrata, un fotografo ritardatario ha chiesto e ottenuto al consigliere di Rifondazione Pino Chiezzi di riesporre il cartello. Replica immediatamente e gentilmente concessa. A bocce ferme è stato lo stesso Chiezzi a giustificare, con grande sprezzo del ridicolo, l'iniziativa sua e dei verdi: «Non c'è nulla di male e non c'era alcuna intenzione di offendere l'assemblea, non vedo perché d'ora in poi i consiglieri non possano illustrare anche graficamente le proprie tesi politiche». «Si dovrebbero vergognare si è sfogata fuori dall'aula la presidente Spagnuolo - critichiamo Roma e poi ci comportiamo come in Parlamento. Fa specie che queste sceneggiate arrivino da forze che poi chiedono rigore e serietà. Ho preferito non sospendere il consiglio perché magari la prossima volta, per ottenere lo stesso risulta¬ to, arrivavano con i campanacci». Sarà stato per l'estemporaneo e tutto sommato sgradevole show, sarà stato per reale convincimento, resta il fatto che l'elezione del nuovo assessore all'Urbanistica, il de Ugo Cavaliere, è passata senza defezioni tra le fila della maggioranza, mentre le opposizioni hanno abbandonato l'aula nel tentativo di far mancare il nùmero legale. Appena conosciuto il risultato della votazione il presidente Brizio, con un sorriso tirato, ha invitato il neo-assessore ad andarsi a sedere sui banchi del governo: «Vieni Cavaliere, vieni anche tu a Fort Apache». Beppe Minello

Luoghi citati: Roma