Elettronica tra amore e diffidenza di Gianni Rogliatti

Le Case si interrogano sui desideri dei clienti e sui dispositivi da mettere in auto Le Case si interrogano sui desideri dei clienti e sui dispositivi da mettere in auto Elettronica, tra amore e diffidenza Piace più ai giovani, che non la sentono estranea Si è svolta di recente a Torino una tavola rotonda sul domani dell'elettronica nell'auto. Tecnici, esperti e giornalisti, ma in particolare i primi per evidenti ragioni di interesse industriale, si interrogano, specie in momenti difficili come questi, per definire la direzione verso cui si orienta la clientela. Non c'è dubbio che oggi l'elettronica appare come un elemento qualificante delle nuove automobili ma occorre capire quale e soprattutto quanta elettronica voglia il pubblico nelle vetture del prossimo futuro. Per il semplice motivo che è uno spreco inutile di risorse programmare la produzione di dispositivi che poi nessuno apprezza. Non per nulla nel corso del dibattito ha aleggiato più volte il fantasma dei «cruscotti parlanti», che, dopo un momento di curiosità, sembrano ormai tramontati. Sul piano generale della clientela si presentano alcune grandi classificazioni: la prima è data dall'età, sopra o sotto i 50 anni. E' certo che la clientela giovane, specie la giovanissima, ama l'elettronica come un qualcosa che le appartiene. Non così i guidatori più maturi, i quali non capiscono bene le cose che non vedono e hanno qualche diffidenza a proposito dell'affidabilità di tutti i sistemi regolati da sensori e computer e qualche problema con i dispositivi che esigono una certa programmazione. Ci sono poi i criteri nazionali o, meglio, per grandi aree geografiche. Tutti, in Italia, si ritengono buoni piloti e così non gradiscono che l'elettronica assuma il comando al posto del guidatore. E' un criterio che riguarda in particolare il cambio automatico, ma che si potrebbe applicare ad altri settori, come i dispositivi anti-patinamento in accelerazione. Se il nostro Paese rappresenta in un certo senso il mercato mediterraneo, i francesi fanno gruppo a sé. Come è noto, vogliono in auto il confort ma non amano le estreme complicazioni: parliamo della trazione integrale o delle quattro ruote sterzanti. Apprezzano maggiormente le vetture ricche di dispositivi prò comodità (come il condizionatore) e la sicurezza. Il mercato tedesco (idem per quelli nordici e anglosassone) è molto diversificato per segmenti di prezzo. E' evidente che il cliente della Mercedes Serie S è molto lontano da quello della WV Golf: ma un comune denominatore si trova nel senso pratico dei tedeschi che, in qualunque fascia, badano al rapporto prezzo-utilità e (si sarebbe tentati di dire soprattutto) alla affidabilità. Nei costruttori tedeschi affiora la tendenza a «straprogettare» le auto. Cioè a caricarle di nuovi dispositivi non del tutto necessari, come le quattro ruote sterzanti o il controllo della velocità di crociera. Si può dire che a volte il cliente non sa esattamente cosa vuole. «Però - affermano gli esperti - quasi sempre sa cosa non vuole in una nuova macchina. Sta al costruttore presentare le offerte più valide». Secondo gli specialisti del Gruppo Fiat, le linee di sviluppo per l'elettronica sull'auto dovrebbero essere le seguenti. Si parte dal dato acquisito che la gestione del motore è oggi affidata al computer su tutto l'arco dei modelli, e questo per ragioni ecologiche e funzionali (funzionamento della marmitta catalitica e mantenimento delle prestazioni nel tempo). L'innovazione si svilupperà su due direttrici: 1. diffusione verso il basso di gamma di molti dispositivi già esistenti come Abs e air bag; 2. innovazione vera e propria ossia applicazione di nuovi sistemi non ancora esistenti, che consentano di risolvere proble mi importanti. In questo senso basti pensare alla sicurezza in caso di nebbia e di strada scivolosa, ma anche a una interfaccia più intelligente tra guidatore e veicolo. Ciò vale sia per le informazioni che il veicolo dà al pilota sia per i comandi che da quest'ultimo vanno alla vettura. Gianni Rogliatti

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