Regina pelosa non fu virtuosa di Gabriella Bosco

retroscena della vita di Maria Giuseppa di Savoia sposa per procura dell'ultimo re di Francia retroscena della vita di Maria Giuseppa di Savoia sposa per procura dell'ultimo re di Francia Regina pelosa non fu virtuosa Respinta da Luigi XVIII, amò la dama di compagnia EPARIGI A regina villosa, La reine velue. Dedicata a una rampolla di Casa Savoia, s'intitola tristemente così la biografia che Charles Dupèchez manda in libreria (ed. Grasset). E' la storia di Maria Giuseppa Luisa di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo ni, che andò in sposa a uno dei fratelli di Luigi XVI, il conte di Provenza, futuro Luigi XVIII. Regina senza regno: la divenne tale in esilio e morì prima della Restaurazione. Trascurata a torto, dice Dupèchez: fu l'ultima regina di Francia. Fu però villosa. Il biografo ritiene che fu ciò a impedirle di essere la regina che avrebbe potuto. Ecco perché l'imbarazzante dettaglio figura sin dal titolo, in un libro che pure si vuole riparazione dell'ingeneroso oblio. Meno irsuta, non avrebbe reso incapace di virilità il suo grasso marito Borbone. Più glabra, forse avrebbe avuto figli. E di certo non si sarebbe progressivamente abbruttita, via via, nell'alcol, l'isolamento, la sporcizia. Sfoltita, forse non avrebbe dovuto cercare consolazione tra le braccia della dama di compagnia. Non avrebbe forse riversato nell'amore lesbico ogni suo interesse. Non si sarebbe lasciata mettere in disparte. Fu invece villosa. Il conte di Provenza, futuro Luigi XVIII, la sposò per procura come si faceva allora. Quando la vide - l'incontro avvenne il 12 maggio del 1771 a Fontainebleau dove l'infelice giunse al termine di un lungo viaggio accompagnata dai famigliari - provò immediato sconforto. Al posto delle sopracciglia, la giovane aveva una folta barra, come due tratti di carbone troppo grasso. Per capelli, una matassa crespa e indomita attaccata bassa sulla fronte. Mascella equina e naso lungo con un gnocco in punta. Pelle scura. Nell'impietoso racconto del tragicomico incontro che la sera stessa Maria Antonietta trionfante fece per lettera a sua sorella, si coglie tutta la forza della repulsione: «Allo sposo proprio non piace, in particolare deplora che abbia i baffi». Ma anche le spalle e i seni di Maria Giuseppa - scopriva intanto nella stanza nuziale a Versailles il futuro Luigi XVIII - erano altrettanto forniti. Il matrimonio, stando ai fedeli resoconti scritti dall'awuita sposa ai suoi non fu mai consumato. Il resto della disgrazia fu tutto una conseguenza di ciò. MarieJosephine (così il suo nome, almeno quello, venne ingentilito in Francia) non riuscì a legare con i nuovi congiunti le cui abitudini di vita tanto differivano dall'austerità sabauda. Cominciò a chiudersi sempre più spesso nelle sue stanze e, poco portata per gli studi, incapace ormai di trovare risorse nella preghiera come un tempo a Torino, si mise a mangiare oltremodo. Diventò molto grassa, persino più della cognata Clotilde che pure era soprannominata «Gros-Madame» (andata sposa al fratello di Marie-Josephine, Carlo Emanuele IV, fu a sua volta una gran brutta sorpresa per Vittorio Amedeo III che amava la donna sottile e riteneva la ciccia smonimo di sterilità). Sempre più depressa, MarieJosephine scriveva a casa di continuo perché le mandassero dolcetti, e rifiutava ostinatamente di lavarsi e profumarsi. Finì per mettersi a bere. Quando nel 1774 Luigi XV morì e gli successe al trono Luigi XVI che ancora non aveva figli, il conte di Provenza divenne l'erede presunto (Monsieur) e sua moglie - per malconcia che fosse - seconda dama di Francia (Madame).La si incoraggiò a dedicarsi al giardinaggio in una proprietà alle porte di Versailles dove la si potesse tener sotto controllo, ma non ci furono veri cambiamenti fino al 1785. Il 10 maggio di quell'anno «Per fare la lettura a Madame», arrivò Marguerite Gourbillon. Quarantotto anni (sedici più di MarieJosephine), sposata al direttore delle poste di Lille, un figlio. Un colpo di fulmine Fu il colpo di fulmine. In breve Madame non ebbe più altro pensiero all'infuori della sua «bienaimée». La quale non mancò di approfittare più che potè della situazione. Tanto che, arrivata la voce scandalosa sulla bocca di tutti, Luigi XVI in persona ritenne di dover intervenire. Era il 19 febbraio del 1789 - ben altre cure avrebbero dovuto occuparlo quando firmò nientemeno che una «lettre de cachet» a carico della donna: «Da parte del re, si ordina a Dame Gourbillon di ritirarsi dalla città di Versailles immediatamente dopo aver ricevuto la notifica del presente ordine e di recarsi senza indugi in quella di Lille presso suo marito...». Marie-Josephine cadde in de¬ liquio. Deperì, perse i capelli. «Che notti! Non pensavo che a voi e piangevo», scrisse a Marguerite appena potè tenere una penna in mano. Iniziò allora una corrispondenza clandestina tra le due donne: «Ho comprato una cartella per le vostre lettere. Le terrò nel letto con me». «Vi amo e muoio se non lo credete». «Vi amo cento volte più di me stessa e non so esprimervi tutta la forza del mio sentimento». Mentre il paese brucia, Josephine si tortura. Disposta a tutto pur di riavere l'amata con sé, le consiglia di rivolgersi agli Stati Generali. Arriva a fare dichiarazioni contro «il despotismo inquisitoriale del re» ai suoi occhi tutto racchiuso in quell'ingiustizia contro la lettrice, allontanata senza ragioni. Assemblea Nazionale, Costituente, presa della Bastiglia. Il 28 agosto Marie-Josephine ottiene che la lettre de cachet venga annullata. Potrà rivedere Marguerite, ma ci vorrà prudenza. Mentre inizia l'esodo della corte, lei si ingegna per organizzare incontri fugaci nei giardini di Bagatelle e al Bois de Boulogne. Poi si risolve. Monsieur è codardo, «preferisce vegetare e vedere suo fratello detronizzato piuttosto di correre il più piccolo pericolo», scrive Marie-Josephine all'amata, «ma grazie a Dio tra le sue opinioni e il nulla non c'è nessuna differenza. Io ora me ne andrò per tornare in un'altra maniera. Siate pronta a seguirmi al primo segnale». La notte del 19 giugno 1791, una carrozza passa inosservata a Varennes. Sopra ci sono le due donne. La fuga è lunga, di corte in corte. Fino a che Marie-Josephine decide di farsi ospitare a Torino dai suoi. Vi arriva, con piccola scorta e Marguerite al seguito, il 10 maggio del '92. Al fratello Carlo Felice non ci vuol molto per capire. Con rammarico, appunta nel diario gli episodi di ubriachezza cui Madame si lascia andare, e lamenta la sconvenienza della presenza a corte di Madame de Gourbillon. Nel 1796, quando ormai Marie-Josephine è regina in esilio, è Vittorio Amedeo HI che ordina l'allontanamento di Marguerite. Marie-Josephine non esita: preferisce vivere «di acqua e formaggio», purché sia con Marguerite. E la fuga riprende. La situazione precipita quando le due donne decidono di raggiungere Luigi XVIII ospite dello zar Paolo I al castello di Mittau. All'ingresso in città, Marguerite viene fatta arrestare ed espulsa dal Paese. Marie-Josephine perde definitivamente interesse alla vita. La vendetta di Marguerite Marguerite invece organizza la vendetta: contribuisce a far nascere nello Zar sospetti contro Luigi XVIII, riesce infine ad ottenere proprio dallo Zar una pensione di 2400 rubli «per i buoni e leali servizi resi». Si installa a Londra e niente più la porterebbe a rientrare in contatto con Marie-Josephine. Ma nel 1808, ormai rassegnata, la regina giunge in Inghilterra al seguito di Luigi XVni. Benché piegata in due e ormai senza denti non le par vero di poter riabbracciare colei che pure non ha esitato a tradirla. «Già prima ero un vecchio cavallo, ora non sono che un vecchio ronzino», le scrive. Marguerite, quasi cieca, non si lascia sfuggire l'occasione, le risponde, e la illude un'ultima volta. La regina morirà di consunzione il 13 novembre 1810 lasciando a lei la rendita di 3000 franchi annui e 89 lettere d'amore, al biografo e a noi un insolubile dubbio: e se non fosse stata villosa? Gabriella Bosco La fuga dopo la Rivoluzione l'alcolismo e la morte a Londra L Maria Giuseppa Luigia in un disegno di Pancho pubblicato su «Le Canard Enchaìné». In alto la reggia di Versailles