«Caniggia drogato del successo» di Aldo Biscardi

Aldo Biscardi: un difetto che appartiene solo a lui Don Benzi: la società ci allena a travolgere tutti i valori Legambiente e Manifesto difendono il giocatore. Ma Mondonico: il nostro mondo è sano «Caniggia, drogato del successo» «E' una vittima del calcio» LA COCAINA NEL PALLONE U N tossicodipendenteMa del successo. Drogato. Ma da un mondo, quello del calcio, «che gli ha sempre insegnato a pensare che le vittorie, 1 gol, siano le sole misure per realizzarsi». Dalla parte di Caniggia, il calciatore della Roma nei guai per un «tiro» sbagliato, quello di cocaina, scendono in campo due dirigenti della Legambiente. «Il manifesto» di ieri, quattrq colonne di giornale per difendere l'attaccante giallorosso e accusare il calcio. «Questo sistema antieducativo per eccellenza - scrivono Roberto Della Seta e Massimo Serafini - non ha nessuna autorità morale per giudicare i comportamenti privati di Caniggia, per punirlo quando lui sta vivendo come gli hanno insegnato, da tossicodipendente del successo». E poi: «Di una cosa Caniggia non ha bisogno: di venire messo nell'angolo, trasformato in un reietto. Farlo significa regalarlo definitivamente alla droga». Dalla parte di Caniggia. «Processo del lunedì», l'altra sera. Ricky Tognazzi, regista di «Ultras» e regista di uno spot contro la droga, si schiera: «E' un fatto privato. Lasciatelo stare. Non crocifiggetelo». Reazioni sdegnate. Maurizio Mosca che urla: «E' una vergogna». A riaprire il «processo» a Caniggia e al mondo di cui è figlio, si raccolgono opinioni più sfumate, la condanna è una voglia mai pronunciata, ma sempre intuibile. Soprattutto da chi col calcio vive e lavora, ne conosce pregi e difetti. Emiliano Mondonico, allenatore del Torino, ad esempio: «Il successo? Non c'entra. Il mondo del pallone vive tra felicità e grosse delusioni. Ma non ha mai generato tossicodipendenti, nel senso vero e in quello metaforico. Certo il successo si cerca, si insegue. Ma il risultato difficilmente crea uomini schiavi della droga. Caniggia ha avuto problemi, sì è forse sentito troppo solo. Senza una famiglia che gli stesse accanto. Ma questo caso non deve trasformarsi in un processo al mondo del calcio». Maurizio Mosca, giornalista di cose sportive, è meno sfumato: «Caniggia? E' tossicodipendente di se stesso. Che c'entra il successo? La cocaina è un vizio da ricchi, nel calcio come nell'industria, nella politica. E Caniggia si è infilato da solo nel tunnel del vizio. E' anche vero che il mondo del pallone si ere- de impunito. Ma lasciamo stare la tesi del giocatore innocente perché figlio di una certa società. Ditemi quanti sono i calciatori nei guai con la droga? Sono tre, quindi pochissimi». Aldo Biscardi, re del «Processo del lunedì», non sta né dalla parte di Caniggia né da quella di chi lo vuole assolvere a tutti i costi. «I calciatori tossicodipendenti del successo? Non direi. Il successo è certo pericoloso, ma questo rischio non significa mai droga, gli stupefacenti non scendono in campo. Può creare atteggiamenti antipatici, di tronfia superiorità. Sono vizi comportamentali, non vizi alla cocaina. Chi lancia accuse di questo tipo non conosce la realtà, i casi di droga sono soltanto tre, in una storia costellata da campioni. Condannare Caniggia significa trasformarlo in un reietto? La giustizia faccia il suo corso, le regole del calcio vadano rispettate. Pagato il suo debito sportivo Caniggia può rientrare». Dal pianeta calcio a quello che con la droga ha un contatto quotidiano. Don Oreste Benzi, uno dei ((padri storici» delle comunità terapeutiche. «Caniggia - dice - è responsabile perché non è un automa, è un uomo libero di scegliere tra il bene e il male. Ma la società, lo stesso mondo del calcio non possono lavarsene le mani: sono responsabili di aver creato la corsa al successo, travolgendo tutti i valori». Don Antonio Mazzi è il leader della comunità «Exodus». Vive e lavora con ragazzi caduti nella trappola della droga. E' veronese, conosce Caniggia. Precisa: «Il successo e la cocaina non hanno alcun legame. La cocaina è un capriccio, un mondo sommerso su cui bisognerebbe alzare il velo. Le storie di cocaina sono storie di capricci. Tossicodipendenti dal successo? Siamo tutti piuttosto dipendenti dal successo, da una società che ci vuole tutti efficienti, tutti Rambo, tutti iperattivi». Luigi Sugliano Aldo Biscardi: un difetto che appartiene solo a lui Don Benzi: la società ci allena a travolgere tutti i valori Nella foto grande il calciatore Caniggia. Da sinistra Emiliano Mondonico e don Oreste Benzi