Artico 730 giorni di paura
Artico, 730 giorni di paura Artico, 730 giorni di paura «Quel relitto provocherà un disastro» OSLO NOSTRO SERVIZIO Due anni di tempo per evitare che il relitto del sommergibile atomico sovietico Komsomoletz contamini la zona del Mar di Norvegia in cui si inabissò quattro anni fa. Sono i consiglieri del Presidente russo Boris Eltsin per le questioni ambientali a lanciare un nuovo allarme sulla preoccupante situazione del sottomarino. La radiotelevisione di Stato norvegese (Nrk), ieri, ha riferito che gli esperti russi prevedono una catastrofe naturale, se non si farà presto qualche cosa per evitare che si sprigioni la radioattività dei sei chilogrammi di plutonio contenuti nel reattore, a 1700 mètri di profondità. Da qui la richiesta di ripescare il relitto oppure di sigillarlo in un sarcofago a prova di bomba, costi quel che costi. Un altro gruppo di scienziati russi l'autunno scorso, in un'intervista alla rete americana Abc, aveva richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sul rischio Komsomoletz e lo stesso progettista del sottomari¬ no, Igor Spassky, ne ha denunciato più volte la potenziale pericolosità, chiedendone l'isolamento. I toni inquietanti che vengono da Mosca contrastano, però, con la posizione degli scienziati norvegesi, i quali già in passato erano scesi in campo per confutare la minaccia di una Cernobil sottomarina, paventata dai loro colleghi russi. Secondo i norvegesi toccare lo scafo potrebbe rivelarsi più dannoso che lasciarlo stare tenendolo sotto controllo. Ieri l'ente statale norvegese per la radioattività, pur non escludendo che fughe siano possibili, ha ipotizzato che le forti insistenze russe rientrino in un disegno politico per far confluire capitali e tecnologie occidentali verso centri di ricerca moscoviti. Le cautele e l'ottimismo delle autorità norvegesi si spiegano, tuttavia, anche col timore di danneggiare l'immagine della pesca, la quale pare tuttavia fuori discussione: anche ieri, infatti, è stato confermato che nei pesci della zona non vi è alcuna traccia di contaminazione. Restano, dunque, dubbi e perplessità sulla pericolosità del sommergibile, che si incendiò e colò a picco nell'aprile 1989, a Sud dell'isola degli Orsi, provocando la morte di 41 marinai. Sul livello di radioattività nell'area circostante al relitto, definito insignificante, tutti paiono più o meno convenire; è sull'evoluzione che nascono i contrasti: con quali tempi e modi avverrà la fuoriuscita radioattiva, che impatto avrà con l'ecosistema marino, è possibile un piano di prevenzione, quale? Le stesse domande riguardano altri aspetti dell'attività atomica sovietica degli ultimi decenni: 17 reattori nucleari sono stati scaricati nel Mar di Kara, a Est della Nuova Zemlia, migliaia di contenitori di scorie radioattive sono disseminati nel Mare di Barents. Tutto questo, cui si aggiungono le ricadute delle esplosioni atomiche sperimentali, preoccupa forse più del solo Komsomoletz. Una vera pattumiera radioattiva sulla quale, dopo decenni di reticenze, Mosca assume ora un nuovo atteggiamento di collaborazione con i Paesi vicini. Zenone Sovilla
Persone citate: Artico, Boris Eltsin, Igor Spassky, Zenone Sovilla
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