«Sei proprio come Zorro, fai giustizia tu» di Gigi Padovani

«Sei proprio come Zorro, fai giustizia tu» «Sei proprio come Zorro, fai giustizia tu» Tangentopoli vista dagli allievi delle scuole elementari UN TRIBUNALE DELL'INFANZIA IL loro eroe è il giudice Antonio Di Pietro. Una via di mezzo tra un cavaliere senza macchia né paura e Zorro il vendicatore: con la spada in mano e la «Z» sul petto. E i corrotti? Craxi vestito da Gian Burrasca con tutti i soldi addosso; De Michelis balla in discoteca e gli scappa dalle tasche una mazzetta; Martelli, La Malfa e Spadolini (chissà perché, hanno messo in mezzo anche lui) incollati alle poltrone con tre giudici davanti che nel fumetto urlano: «In galera». Impietosi i bambini. E, di fronte al dramma Tangentopoli, hanno deciso di schierarsi dalla parte della giustizia, al Nord come al Sud. E' quanto dimostra un'inchiesta che pubblica il settimanale Noi, svolta in quindici giorni tra gli alunni di alcune scuole elementari in diverse città d'Italia. Un'inviata del giornale, Paola Pastacaldi, ha chiesto la collaborazione dei ragazzi delle ultime classi, che hanno sommerso di temi e disegni la redazione di Noi: sono la Morelli e la Vanvitelli a Napoli, la Collodi e la De Amicis a Reggio Calabria, la Fratelli Cervi e la Cabrini a Milano, la Casalegno di Torino e ancora altre elementari. Dice Paola Pastacaldi: «Sono andata a parlare con loro nelle classi, li ho sentiti discutere. Mi ha colpito quanto siano informati e lo stato d'animo con il quale hanno affrontato il ciclone tangenti: hanno un alto senso morale, e nello stesso tempo, come di¬ mostrano i disegni, sono attraversati da un profondo disagio». Aggiunge la pediatra Anna Podestà, dell'ospedale di Parma, esperta di disegni infantili: «Ho visto questi disegni; ho notato che a Torino e a Milano prevale la rabbia; nel Sud c'è più ironia e dolore». Da Reggio Calabria una classe ha persino inventato una fiaba, «Tangentopolinia», che potrebbe essere presentata agli sceneggiatori della Walt Disney. I personaggi sono «Tino De Tangentis», il giudice «De Pietras», il politico «Pino il golosastro» che si rimpinza di gelati. Vincono i buoni e la città cambia nome: Qnestilandia. , Che cos'è Tangentopoli. Lo sanno tutti, ne parlano i papà e la tv. «E' il soprannome di Milano», dice Dario, classe IV, da Milano, «E' come la droga che attira molti politici», aggiunge Silvia, sempre da Milano. Un coetaneo da Reggio Calabria: «Non bastava la criminalità a infangare la mia città, ora anche le persone per bene sono state corrotte dai soldi». Secca la risposta di Claudia, classe V, della Vanvitelli di Napoli: «Per dirla breve, sono una massa di imbroglioni». Metaforico un alunno della Cabrini di Milano: «C'è un nuovo pianeta nell'Universo, il pianeta tangenti». Nei disegni milanesi la città è rappresentata come un quadro di Sironi, tutta grigia, tetra, con un Duomo sul quale piovono i soldi delle mazzette. I protagonisti. Sentenzia il milanese Fortunato, 9 anni: «... mi piaceva Craxi, ma adesso ho capito che Craxi non rispetta la legge». Da Napoli, dove hanno inventato il neologismo «t'ho beccato a tangentare», le definizioni più ammirate per Di Pietro: «E' il giudice più bravo e in gamba perché riesce a far confessare i colpevoli»; «Sta sgominando una banda di ladri che sta invadendo il governo». Le punizioni. Ai bambini è stato chiesto quali condanne vorrebbero infliggere ai colpevoli. E qui la cattiveria infantile va a briglia sciolte. Davide, elementare Casalegno di Torino: «Questi disonorati di politici si potrebbe spedirli per sempre in Uganda». Incalza Jonathan, stessa scuola: «Gli consiglierei di andarsene da quello stupido partito a cui appartiene, di restituire i soldi che ha rubato allo Stato e di farsi la plastica facciale per non farsi riconoscere». Silvia (Milano) vuole la gogna, come lo scrittore Luciano De Crescenzo: «Li farei girare per tutto il governo con le orecchie da asino». Che cosa li ha colpiti. Scrive Luigi, 10 anni, di Torino: «Da Craxi non me lo aspettavo». Dalla Vanvitelli di Napoli, su Ciarrapico: «Non mi sarei mai aspettato che un presidente di una squadra importante come la Roma si attirasse la simpatia dei tifosi per coprire le sue malefatte». E se il milanese Antonino se la prende per «la faccia to¬ sta con cui queste persone si presentavano ai cittadini», c'è una notazione toccante di Cristina, Reggio Calabria, sul suicidio «per vergogna» di un politico a Lodi (il socialista Amorese, giugno '92, prima ancora dell'on. Moroni, di Brescia, nel settembre '92, ndr): «Sono rimasta commossa perché i figli del suicida, che sicuramente non avevano nessuna colpa, piangevano disperatamente». Messaggi indignati. Come macigni le parole che i bambini immaginano di rivolgere ai corrotti. Stefania, Napoli: «Citaristi, non ti sembra di essere un grande disonesto? Mi sembra di capire che questi avvisi di garanzia ti stiano a pennello». «Il tuo dio è stato il denaro! basta», urla indignata Sabrina da Reggio Calabria. E fa pensare la notazione molto concreta di Andrea, quinta elementare Vanvitelli, Napoli, che si preoccupa del suo futuro: «Grazie a te, politico corrotto, ho 30 milioni sulla testa di debiti anche se ho dieci anni». Gigi Padovani «E i politici corrotti dovrebbero farsi la plastica facciale» j)i pietro § i Sturo Stonc , 3 sorpresatm TiiiiiiÉiyi* § Alcuni disegni dei bimbi i Sopra: la copertina di Noi