Nella cupola tre deputali e un senatore

Zamorani: «Così pagavo il partito degli affari». Voci sui nomi: La Ganga, Lega, Bonsignore Zamorani: «Così pagavo il partito degli affari». Voci sui nomi: La Ganga, Lega, Bonsignore Nella cupola tre deputali e un senatore Tangenti a Montecitorio in una scatola di cioccolatini La mazzetta venne consegnata in piazza Montecitorio, a due passi dal Parlamento. Una scatola di cioccolatini piena zeppa di biglietti da centomila. Mario Alberto Zamorani la diede nel luglio '90 ad un deputato de, andreottiano. Erano le tangenti per gli appalti della nuova sede del Galileo Ferraris e dell'ampliamento del Politecnico. La scena è stata raccontata da Zamorani, l'ex vicedirettore generale dell'Iri-Italstat inquisito anche a Milano, che ora ha deciso di raccontare tutto quello che sa sulle tangenti pagate per i grossi appalti torinesi. Le sue confessioni sono considerate decisive dai magistrati. Zamorani ha aperto uno scenario che può avere sviluppi clamorosi. «A Torino - avrebbe detto l'ex vicedirettore Iri-Italstat c'è un comitato d'affari che si spartisce le tangenti su tutti gli appalti. Io conosco bene le gare alle quali ha partecipato la nostra concessionaria Edilpro». L'ex dirigente Iri-Italstat avrebbe fatto i nomi di tre deputati e di un senatore, tra i quali Vito Bonsignore, Giusi La Ganga (già inquisiti per l'appalto dell'ospedale di Asti) e, pare, Silvio Lega. Nomi e rivelazioni che vanno però attentamente vagliate dai magistrati, soprattutto perché non esisterebbero riscontri alle dichiarazioni di Zamorani. Della scatola di cioccolatini Zamorani ha parlato nel confronto con Marco Arnioni, l'avvocato romano, elemosiniere per la de, il suo cassiere in Piemonte. Il faccia a faccia tra i due detenuti, imputati di concorso in concussione e corruzione, è avvenuto l'altra sera alle Vallette davanti al procuratore aggiunto Marcello Maddalena e al pm Vittorio Corsi. Armoni, difeso dall'avvocato Bronzini, aveva raccontato: «Nell'estate '90 Zamorani si era lamentato con me perché a Torino il gettito delle tangenti era piuttosto fiacco. Contattai gli imprenditori, misi assieme 300 milioni, parte da Gilardi e il resto da Cerasi, e li passai a Zamorani». E Zamorani? «Telefonai all'onorevole, fissammo l'appuntamento in piazza Montecitorio. Io misi il denaro nella scatola, l'avvolsi con una carta a fiori e un fiocco rosso. Ci incontrammo nello spazio transennato davanti all'ingresso del Parlamento. C'era anche Armoni». E, rivolto all'avvocato romano, ha aggiunto: «Ti ricordi? Ti sei fermato in macchina mentre io consegnavo il pacchetto. Faceva caldo, era verso sera». Armoni: «Se lo dici tu, deve essere vero. Però non ricordo bene questo episodio». Anche la memoria di ferro dell'elemosiniere a volte può fare cilecca. Ma è proprio così? I magistrati non ne sono molto convinti. Arnioni e Zamorani restano alle Vallette. Ieri mattina l'ex vicedirettore generale Iri-Italstat è stato sentito a lungo dal gip Sorbello. Era stato proprio il giudice a scardinare dopo vari interrogatori le difese di Annoni che si era chiuso a riccio in un assoluto silenzio e cercava di prendere tempo promettendo memoriali che non ha mai scritto. Venerdì scorso Annoni ha ceduto: «Il mio referente era Zamorani». Il varco era ormai aperto e ieri l'ex dirigente Iri-Italstat ha confermato che le intuizioni del gip su un comitato d'affari torinese erano fondate. Secondo il racconto di Zamorani sarebbero state pagate tangenti su sei grandi appalti: i due lotti di ampliamento del Politecnico, la nuova sede del Galileo Ferraris, il Centro servizi del Fisco, la costruzione di un nuovo padiglione alle Molinette, il Palagiustizia. Lavori di decine e, in qualche caso, di centinaia di miliardi affidati alla Edilpro, la concessionaria dellltalstat. L'ex dirigente ha parlato per oltre tre ore. Sicuro, ha disegnato al giudice un quadro preciso delle spartizioni, appalto per appalto, indicando nomi, cifre, date. Da oggi le sue dichiarazioni potrebbero produrre i primi effetti: avvisi di garanzia, forse qualche misura cautelare. Poi, tranquillo, è salito con il difensore Corso Bovio di Milano al quinto piano dove lo attendeva il pm Luigi Marini, che lo ha sentito come persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta sull'autostrada del Fréjus. Zamorani s'è fermato da Marini per quaranta minuti, poi sorridente ha seguito la scorta. Claudio Cerasuolo Nino Pietropirrto

Luoghi citati: Milano, Piemonte, Torino