Un altro colpaccio della banda bassotti di Milano

Un altro colpaccio della banda bassotti di Milano BASKET Nell'andata dei quarti di finale Bologna travolge Pistoia, Treviso respinge Reggio Calabria, Cantù espugna Trieste Un altro colpaccio della banda bassotti di Milano Pittis, Djordjevic e Riva bombardano da lontano e affondano la Scavolini MILANO. Vince la Philips la prima sfida dei quarti di playoff, mettendo sul campo il suo cuore, tanto coraggio e soprattutto un collettivo disposto a dannarsi l'anima. Perde la Scavolini, non tanto questa partita ma una occasione eccezionale: per 12' Pesaro aveva fatto capire che centimetri e peso - quelli che ha indubbiamente di vantaggio sull'avversario milanese - potevano fare la differenza. Poi però la squadra di Bucci si è come dimenticata delle sue caratteristiche e ha lasciato che Milano giocasse nella maniera preferita. E la Philips, di questi tempi, non è squadra che si fa pregare: non appena trovati i riferimenti nel Palatrussardi (una «casa» appena riscoperta e che sarà abbandonata, comunque, per i restanti impegni di questa stagione), ha cominciato a bombardare l'avversario dalla linea dei tre punti. E proprio con il tiro pesante ha ricucito lo svantaggio e ha poi scavato il baratro con gli avversari che, a loro volta, si sono troppo presto rassegnati. Le squadre avevano cominciato in modo molto contratto: troppi errori al tiro anche se la Scavolini aveva, grazie alla supremazia ai rimbalzi, un maggior numero di opportunità. Quando Pesaro ha capito di dover appoggiare su Costa, ha fatto il piccolo break: 10-5 al 5' anche perché nella Philips non c'era tiro da tre punti. Fra i milanesi Djordjevic faticava terribilmente a tenere in pugno la squadra ed era molto impreciso (0/4 iniziale). Contro una buona difesa Scavolini, che poteva lavorare sui tiratori avendo poche preoccupazioni sotto canestro, si schiantavano le opportunità milanesi: 24-14 per Pesaro al 12' e l'incontro sembrava quasi segnato. Invece la Scavolini, a questo punto, ha quasi smesso di gio¬ care: usciti per rifiatare Costa e l'impalpabile Farmer, la squadra di Bucci è stata avviluppata nel gioco milanese. Piano piano la Philips, ritrovando Djordjevic e soprattutto il tiro dalla lunga distanza, ha ricucito lo strappo: parità 27-27 al 16' con Pittis, primo vantaggio significativo proprio con il playmaker serbo sul 30-27. Dopo che il primo tempo si era concluso con la Philips avanti di quattro lunghezze (37-33), la ripresa ha mostrato un inizio travolgente dei milanesi, ai quali gli avversari hanno consentito proprio tutto quel che volevano: Pittis, straordinario come sempre per intensità (9 rimbalzi, 6 recuperi oltre a 23 punti) ha fatto il break mentre Riva continuava la sua puntigliosa prestazione e Djordjevic ormai aveva in pugno squadra e partita. Neppure il quarto fallo del playmaker (richiamato in panchina per ti¬ rare il fiato) ha fatto correre alla Philips grossi rischi: la Scavolini, che ormai aveva preso a giocare soltanto su iniziative individuali, si è portata solo a sei punti di distacco (51-45) ma in quel momento il ritorno di Djordjevic ha definitivamente chiuso la gara: in un niente Milano ha piazzato un 14-2 che ha definitivamente segnato la partita. Nel finale, lunghissimo, solo una disperata ricerca del fallo tattico che ha consentito alla Scavolini di recuperare qualcosa, mai di rimettersi in partita. Grandissima prova, fra i milanesi, di Pittis, Riva e Djordjevic oltre che del collettivo in genere. Tutti, in questa squadra orfana di Ambrassa e Davis, sono disposti a «sporcarsi» le mani. La Scavolini è durata solo un quarto di partita. Troppo poco per sperare di vincere. Gabriele Tacchini