Il criminale Si scopre a scuola

Una ricerca: colpa dell'ansia che colpisce Ì'8 per cento dei bambini, ma si può curare Una ricerca: colpa dell'ansia che colpisce Ì'8 per cento dei bambini, ma si può curare Il criminale? Si scopre a scuola «L'allievo svogliato è un potenziale delinquente» ROMA. Sui banchi di scuola si può individuare un futuro criminale. Lo sostiene un'indagine condotta per due anni da Gabriel Levi dell'istituto di neuropsichiatria infantile «La Sapienza» di Roma e da Giovanni Meledandri su 2600 ragazzi della capitale, tra i 6 e i 18 anni. Tutta colpa dell'ansia giovanile o pediatrica, un disturbo che colpisce dal 4 all'8% dei bambini tra gli 8 e gli 11 anni e che li spinge verso il disadattamento sociale, la tossicodipendenza, l'alcolismo e la criminalità. Ma c'è spazio per sperare: la si può individuare fin dai 6 anni con una visita specialistica. Spiega Meledandri: «L'indagine ha preso spunto da insegnanti che si lamentavano spesso delle irrequietezze, della disattenzione di certi allievi. Attribuivano la colpa ai programmi, alla famiglia. Invece, quei ragazzi erano soltanto persone con problemi di ansia. Che si possono eliminare con un paio di colloqui, di sedute. Diversamente, possono diventare l'anticamera della devianza». Due esempi. Il primo riguarda un bambino benestante, a confer- ma che il fenomeno colpisce tutte le fasce sociali. Anzi, percentualmente, sottolinea Meledandri, si registrano più casi tra le famiglie che stanno bene economicamente. I primi sintomi si avvertono quando il bimbo ha tra i 3 e i 5 anni. E' particolarmente molesto in casa, toccato tutto e tutti, si rotola per terra, urla. Quando, a sei anni, va a scuola dà fastidio ai compagni, dice parolacce. L'insegnante chiama la madre, che accusa la maestra di non saper trattare con il bambino. Ma il fenomeno aumenta: il bambino viene colto da crisi di panico, si isola, non mangia più, rimane chiuso in camera. Lo aiuterà la terapia. Altro caso: un bambino di undici anni piangeva sempre, era caduto in una depressione profonda. Si scopre che dormiva ancora nel letto con mamma e papà e che la donna aveva nei suoi confronti un atteggiamento iperprotettivo tale da annullare la figura del padre. Guarisce allontanandolo un po' dalla madre. «Quasi sempre si tratta di patologie familiari ansiose trasferite sull'inconsapevole e innocente figlio senza accorgesene - sottolinea Meledandri -: è possibile diagnosticarle e sconfiggerle nel 90% dei casi. Poiché si tratta di un disagio personale e non sociale è proprio la famiglia che funge da fattore psicologico: padre e madre comunicano quest'ansia. In genere è a rischio chi ha una figura paterna assente per ragioni diverse e quella materna cerca di compensarla. L'ansia che coglie il bambino, che lo spinge ad essere irrequieto o timido, è il suo modo per dire che vive una situazione emotiva non felice». Ma davvero un insegnante è in grado di capire se uno dei suoi allievi da grande si drogherà o diventerà un delinquente? Marcello d'Orta, il maestro della scuola «più sgarruppata d'Italia», diventato famoso con il libro «Io speriamo che me la cavo», dice di sì. Mario Lodi, l'insegnante scrittore della Bassa Cremonese, invece, si arrabbia: non esistono allievi delinquenti, soltanto bambini incompresi. Dall'ultima ricerca universitaria, nasce lo spunto per una nuova polemica che finisce per mettere sul banco degli imputati, ancora una volta, la scuola. Dice Marcello D'Orta, anni di esperienze tra le elementari dell'hinterland di Nap oli, da Arzano a Secondigliano, dove più del sindaco comanda il boss del camorra: «Certo che un insegnante può accorgersi se. i suoi allievi sono potenziali criminali. Se ne accorge soprattutto se, come è accaduto a me, cerca di conoscere anche l'ambiente familiare in cui vive. E può fare molto». Mario Lodi ha avuto tra i suoi allievi più di un ragazzo difficile: da quello che aveva tentato di strozzare la maestra a quello che aveva rubato nella cassa scolastica. «Nessuno di loro, da adulto, è diventato un protagonista negativo. Abbiamo insegnato loro l'altra faccia della scuola: una scuola capace di ascoltarli, di assecondarli. E' un modello che dà sempre risultati». [p. p. 1.] Sui banchi di scuola si può individuare un futuro criminale: lo rivela un'indagine di un'equipe di medici romani

Persone citate: Gabriel Levi, Giovanni Meledandri, Marcello D'orta, Mario Lodi, Meledandri

Luoghi citati: Arzano, Italia, Roma, Secondigliano