«Non comprate il suo libro»

In quattro pagine le motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Roma ha deciso la semilibertà per il fondatore delle Br «Non comprate il suo libro» «S'arricchisce raccontando le nostre tragedie» CONTESTATI UE conti in tasca a Renato Curcio, il fondatore delle Brigate rosse, il cui libro «A viso aperto» è nelle edicole da ieri mattina. Li ha fatti lo storico Giordano Bruno Guerri, e il rendiconto è uscito sulla prima pagina dell'Indipendente di ieri. «Venderà 50 mila copie, a 29 mila lira ciascuna. Dei diritti d'autore farà a metà con il giornalista Mario Scialoja, che ha raccolto il testo. Curcio, dunque, incasserà almeno 150 milioni. Tanto quanto un magistrato assassinato dalle Br guadagnava in tre anni e un carabiniere massacrato dalle mitragliette dei brigatisti in sei». Guerri concludeva chiedendo al Parlamento di «copiare» una legge americana che impedisce «ai responsabili del delitti passati in giudicato» di trarre utili dalle vendite delle loro memorie. E, dopo le divisioni sul perdono, riaffiorano i due partiti. Quello dei contrari è guidato, ovviamente, da Mario Scialoja, inviato dell'Espresso, che in 35 ore ha raccolto il Curcio-pensiero: «Idiozie allo stato puro. Mi sembra una polemica senza fondamento, tanto più che la legge di cui parla Guerri, in America è stata abolita con una sentenza della Corte Suprema Federale il 10 dicembre di due anni fa. Guerri dice di essere convinto che tutto il paese sia con lui, ma neppure Mussolini aveva la stessa pretesa. E poi negli ultimi anni i memoriali di banditi, mafiosi e terroristi sono usciti a dozzine. Come mai la reazione arriva proprio adesso?». «Pole- mica incomprensibile» anche per Marco Vigevani, direttore della collana Saggi della Mondadori: «Curcio ha passato 18 anni di galera, ma chi è Guerri per chiedere pene aggiuntive? E poi non è vero che Curcio avrà subito i diritti d'autore: quei soldi saranno depositati un un conto corrente presso il suo avvocato, e lui li avrà quando avrà saldato definitivamente i conti con la giustizia». E ricorda, Vigevani, che proprio Giordano Bruno Guerri nell'83 pubblicò da Mondadori «Io, l'infame», storia vera di Patrizio Peci. E la coerenza, dove sta? «Sta nel fatto - replica Guerri - che Peci era un dissociato, Curcio no. Quel libro (settantamila copie) aiutò le indagini di polizia, perché all'epoca le Brigate rosse c'erano ancora. E colpivano duro». Ma la reazione delle vittime, e dei parenti dei morti del terrorismo, non tarda a compensare le opinioni di autori ed editori delle memorie di Curcio: «Il vero problema è che i terroristi vengono perdonati, noi no» dice Maria Fida Moro, figlia del leader de Aldo ucciso dalle Br: «Mi lascia indifferente il fatto che Curcio abbia scritto un libro. E' scandaloso che lui possa lavorare e io no. Certo non lo comprerò, e non inviterò a farlo». E se la moglie dell'ing. Cesare Taliercio, direttore assassinato del Petrolchimico di Mestre, liquida la polemica con uno sconsolato ma significativo «che si può fare, purtroppo così va la storia...», Ulderico Tobagi, il papà di Walter, non nasconde la sua rabbia: «Moralmente Guerri ha ragione, ma purtroppo non c'è una legge che ci dia ragione. Io mi sono battuto contro la grazia a Curcio, ma adesso che è fuori non gli si può impedire di fare il suo lavoro. E' un intellettuale, giusto che scriva. Anche Walter scriveva... Sperare che non abbia successo mi sembra il minimo». Poche parole, infine, per Giorgio Bocca, che vorrebbe chiudere la polemica immediatamente: «Non so dove lo scrittore Giordano Bruno Guerri abbia trovato il coraggio di chiedere a un suo collega di non fare il proprio mestiere. Forse dovrebbe tener presente che Curcio ha fatto quasi vent'anni di galera, ed ha già pagato. I conti non si fanno come fa lui. Troppo comodo. Se i giudici l'hanno messo in libertà vigilata dobbiamo dargli la possibilità di reinserirsi, quindi di fare il suo lavoro. O forse Guerri preferiva farlo fucilare?». Flavio Corazza Graziano Mesina, l'ex re del Supramonte ora abita nell'Astigiano Maria Fida Moro, figlia del leader de Aldo assassinato dalle Brigate rosse

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