la parabola del Pillitteri di Nusco di Maria Grazia Bruzzone
1 la parabola del Pillitteri di Nusco 1 la parabola del Pillitteri di Nusco Da uno spaccio delVlnam ai vertici della Regione deìmrènti la saga LROMA O hanno chiamato il Pillitteri di Avellino, e già il soprannome la dice lunga su Franco Scarinzi, fratello della bella Anna Maria, moglie di Ciriaco De Mita. Un altro personaggio della saga dei cognati nobili. Dopo quello, famosissimo, di Bettino, dopo quello di Antonio Gava. E dopo i più remoti cognati di De Gasperi, immortalati sul Candido di Guareschi con cosciotti di pollo fra i denti. E addirittura di Mussolini (Marcello Petacci fratello di Claretta, pare assai disinvolto nelle finanze). Scarinzi Franco, dunque, o Francesco, nato a Vitulano (Benevento), anni 57, alto e slanciato, laureato da poco. Chissà quale orgoglio ò desiderio di rivalsa sociale lo ha spinto a una simile fatica, a cinquantanni. Forse la sua ambizione. Per uno che aveva cominciato come gestore di uno spaccio dell'Inam, la vecchia mutua liquidata dall'assistenza sanitaria, non è da poco ritrovarsi coordinatore regionale dei servizi sanitari della Regione, oltre che consigliere di amministrazione del consorzio «Alto Calore», vicepresidente del centro Assistenza agli spastici di Avellino membro del comitato di gestione della Usi numero 4, della commissione «Bradisismo» e di tante altre commissioni fra cui quella per il «coordinamento dei rapporti delle Regioni con la Cee». Ambizione simile a quella della sorella. Che da stenodattilografa di Fiorentino Sullo, notabile de che fu anche ministro, e da maestrina di provincia riesce in pochi anni a proiettarsi nei trionfi stilistico-residenzial-mondani della capitale. Inseparabili, fratello e sorella Scarinzi, almeno in Irpinia, nei fortunati Anni 80. L'apogeo di Ciriaco, che per qualche anno assomma le due massime cariche di segretario de e presidente del Consiglio. Tornato da Napoli, dove era riuscito a diventare coordinatore della Sanità per la Regione, Franco Scarinzi diventa il vicepresidente dell'associazione avellinese «Noi e loro», roccaforte della de demitiana. Presieduta da Anna Maria. Grande attivismo, pubblicità beneficenza, feste - raccontano le cronache campane - con la presenza costante di Pippo Baudo e dello staff di «Domenica In». Un obiettivo ambizioso: costruire un centro sociale per la rieducazione degli handicappati intitolato alla mamma defunta «Flora Beccari». «Il centro di mammà», lo definirà il consigliere comunale comu¬ nista (oggi pidiessino) Gino Anzalone, quando l'istituto, dopo i 29 mila metri quadri ottenuti dal Comune e infinite polemiche, dopo lunghissimi impedimenti burocratici, finalmente cominciò a funzionare. A 100 metri da un altro centro per disabili, recente regalo del popolo australiano in solidarietà alle vittime del terremoto. Sono gli anni d'oro di Ciriaco e della sua grande famiglia. L'Irpinia come la Padania, all'ombra della ricostruzione, è tutto un fiorire di industrie. Ad Avellino arrivano in massa i grandi notabili. Si muove perfino Andreotti. Scarinzi, al quale la Sanità ha sempre portato fortuna, può espandersi in altre direzioni. Dai rapporti con la Cee al «Bradisismo», che dal nome ha ancora una volta a che fare col terremoto. A quel consorzio «Alto calore» coinvolto nella costruzione dell'acquedotto del Serino, che quello no, non gli porterà fortuna. Il figlio Alfonso dirige il giornale locale II confronto irpino e viene assunto all'ufficio Marketing e studi dalla Banca Popolare Irpina, la «banca di famiglia», come la chiamano. Alfonso della sua Banca è orgoglioso. Intervistato, un giorno dichiara: «Dei 119 Comuni dell'Irpinia, 90 si servono della nostra banca cui trasferiscono l'assegnazione dei fondi per la ricostruzione». Maria Grazia Bruzzone Una laurea a più di cinquanta anni Con un occhio alla banca di famiglia Ciriaco De Mita con la moglie Anna Maria. Per la famiglia dell'ex segretario de, dopo l'arresto del fratello, un altro brutto colpo
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