Manette al cognato di De Mita

Manette al cognato di De Mita Manette al cognato di De Mita Napoli, 19 in cella per mazzette e appalti NAPOLI. Un'altra notte d'inferno. L'ultimo capitolo dell'operazione «Vesuvio pulito» si è concluso con diciannove arresti. Otto i latitanti. Nell'elenco delle persone finite in carcere, il nome di maggior spicco è quello di Franco Scarinzi, fratello di un'ex first lady, Annamaria De Mita. Gli arresti della scorsa notte sono frutto di quattro inchieste giudiziarie con un comune denominatore: il pagamento di tangenti in cambio di appalti. E da Biella (Vercelli), dov'era detenuto, arriva notizia che Pasquale Galasso, il camorrista pentito che ha chiamato in causa politici eccellenti, è stato scarcerato. Si trova in un luogo segreto, superprotetto, a disposizione dei giudici che continuano a interrogarlo. Tangenti irpine. Franco Scarinzi è il secondo parente di Ciriaco De Mita finito in carcere. Il primo marzo la guardia di finanza aveva ammanettato il fratello dell'ex presidente della Bicamerale, il geometra Michele, coinvolto in un giro di fatture false emesse da una fabbrica costruita con i fondi del dopoterremoto. Al centro dell'inchiesta c'è il Consorzio Alto Calore. Scarinzi, consigliere di amministrazione dell'ente e presidente della commissione che approva i progetti nella zona, è stato tirato in ballo da Aniello Balsamo, leader degli imprenditori edili della Campania. Il costruttore avrebbe pagato 400 milioni in cambio dell'appalto per la ca¬ ptazione delle acque in località Piana del Dragone. La somma sarebbe stata divisa tra Scarinzi, Oreste Montano e Saverio Russo, dirigenti del Consorzio, anche loro finiti in manette. Non basta: durante una perquisizione in casa di Scarinzi, ad Avellino, la guardia di finanza ha trovato un miliardo e duecento milioni in boti Mondiali 90. Sei arrestati e sei latitanti. I politici in manette sono quattro: l'ex assessore socialista Antonio Cigliano, Raffaele Capunzo, all'epoca dei fatti consigliere comunale della de, il pidiessino Antonio Pastore, ex segretario amministrativo del pei napoletano, il missino Amedeo Laboccetta, capogruppo del msi in consiglio comunale. In carcere sono finiti anche due costruttori: Agostino Borselli e Ugo Vitolo. Sono latitanti il de Giovanni della Corte e il repubblicano Luigi Limatola e gli imprenditori Paolo De Luca, Mario e Vincenzo Lodigiani e Eugenio Buontempo. L'atto di accusa coinvolge anche tre parlamentari: il liberale Francesco De Lorenzo, il socialista Giulio Di Donato e il pidiessino Berardo Impegno. Il summit per la spartizione dei lavori della Linea Tranviaria Rapida e per il riammodernamento dello stadio San Paolo, finanziati con i fondi dei «Mondiali», si sarebbe tenuto in casa di un quarto deputato, il de Ugo Grippo. Le indagini hanno inoltre messo a nudo un giro vorticoso di tangenti. Il pidiessi¬ no Antonio Pastore, d'accordo con Impegno, all'epoca capogruppo del pei in consiglio comunale, avrebbe incassato 250 milioni dall'imprenditore Bruno Brancaccio. Il missino Laboccetta, protagonista di tante clamorose iniziative «moralizzatrici», si sarebbe accontentato di novanta milioni. Gli esponenti dell'ex pei e del msi avrebbero garantito in cambio dei soldi il numero legale in consiglio comunale e un'opposizione «morbida» alle delibere sugli appalti. L'imprenditore Borselli, anche lui interessato alla Ltr, è accusato di avere consegnato periodicamente tangenti all'ex ministro De Lorenzo. Attraverso l'esponente liberale, il costruttore avrebbe ottenuto il tre per cento delle quote del consorzio. Usi 35. Il terzo blitz notturno è stato compiuto a Castellammare di Stabia. L'inchiesta riguarda un intreccio di mazzette, politica e camorra sviluppatosi nella Usi 35 fino all'anno scorso, quando un funzionario della struttura, Sebastiano Corrado, fu ucciso da un commando camorrista. Gli ordini di custodia cautelare sono quattro. Ma i due personaggi più importanti sono irreperibili: si tratta di Vittorio Vanacore, ex presidente della Usi, e Francesco Patriarca, ex senatore democristiano, in un passato recente buon amico di Antonio Gava. Il suo nome compare anche nell'inchiesta sulle misteriose trattative intercorse I fra servizi segreti, politici, ma- lavitosi e terroristi per il rilascio dell'ex assessore regionale de Ciro Cirillo, rapito nell'81 dalle Br, Patriarca accusato di abuso continuato e aggravato d'ufficio, avrebbe fatto pressioni affinché la Usi affidasse la pulizia degli ospedali alla ditta «La Perla» di un suo parente. Atan. Neanche l'azienda municipale dei trasporti era immune dalla tangentomania. Gli arrestati sono cinque: i consiglieri regionali Pasquale Aiello (de) e Giuseppe Riccardi (psi), e i consiglieri di aministrazione dell'Atan Mario D'Errico, Mario D'Oriano e Antonio Sommella. Il consorzio che aveva ottenuto l'appalto per la ristrutturazione della Funicolare di Napoli sarebbe stato costretto a pagare agli imputati una tangente di almeno duecento milioni. Fulvio Milone Sopra, Arnaldo Forlani. Finora l'ex segretario della de è stato raggiunto da un avviso di garanzia per ricettazione, collegato al versamento di milleduecento milióni. Ma sono diversi i casi su cui stanno indagando i giudici romani. A lato, l'ex senatore napoletano Francesco Patriarca, attualmente ricercato