«Così le tangenti Alias finivano a Forimi» di Francesco Grignetti

I giudici romani indagano su numerosi casi di corruzione, l'ex segretario de: «Rimango sereno» I giudici romani indagano su numerosi casi di corruzione, l'ex segretario de: «Rimango sereno» «Così le tangenti Alias finivano a Forimi» Nuove accuse al leader, arrestato il suo portaborse ROMA. Non c'è un unico episodio di corruzione a inguaiare Arnaldo Forlani. Finora l'ex segretario della de è stato raggiunto da un avviso di garanzia per ricettazione, collegato al versamento di un contributo «sporco» da milleduecento milioni. Ma sono diversi i casi su cui stanno indagando i giudici romani. E ieri è stato arrestato dai carabinieri il suo segretario particolare, Gaetano Amendola. Amendola è accusato di aver intascato materialmente due mazzette da seicento milioni, gentile omaggio che il ministro dei Lavori Pubblici Gianni Prandini (sotto inchiesta al tribunale dei ministri per questo episodio) inviava al suo capocorrente. Ma smentisce tutto, il portaborse forlaniano: «E' in atto una manovra contro Forlani». Il leader de, intanto, non ha voluto rinunciare al suo stile felpato anche nel giorno in cui è sotto accusa: «Sono amareggiato - ha detto ieri - ma cerco di non perdere la mia serenità. Comunque mi ha amareggiato di più l'arresto di Enzo Carra. Sono ancora convinto che si è trattato di una cosa che non aveva fondamento e quindi l'ho ritenuta ingiusta». Di questo capitolo di Tangentopoli che lo vede protagonista, Forlani dice che è basato su «ipotesi che non conosce» e rispetto alle quali «è totalmente estraneo». Forlani pensa semmai a un complotto, visto che «è un fatto che lascia molto perplessi» la raffica di avvisi di garanzia contro molti segretari di partito. In ogni caso, lui dice di «non aver mai sollecitato, né ricevuto contributi in difformità alla legge». Ci sono due pentiti, però, che lo accusano. Uno è l'ex direttore generale dell'Anas, Antonio Crespo, che in galera ha rimpianto amaramente il momento in cui divenne «cassiere» di Prandini. L'altro è l'imprenditore edile Mario Gregoratti, friulano di nascita e fiorentino di adozione, già implicato nella vicenda P2, oggi amministratore delegato della società specializzata in lavori stradali «Coestra». Entrambi hanno parlato a lungo con i giudici. E adesso si conoscono meglio fatti e misfatti dell'Anas. Racconta Crespo ai magistrati che nel 1991 il ministro Pran dini decise che questa somma (un miliardo e duecento milio ni) dovesse andare a Forlani e lo incaricò di portare material mente i soldi al segretario. Con lui c'era Gregoratti, che porta va seicento milioni in una vali getta. «Lo feci salire sulla mia macchina - racconta ancora Crespo - e ci siamo recati in via Uffici del Vicario dove consegnai la somma al signor Amendola, mi pare al secondo piano dove si trova la sede della segreteria politica». Mentre Crespo consegnava i soldi a quell'Amendola arrestato ieri, Gregoratti aspettava in macchina. Era il dirigente statale, infatti, il «cassiere ufficia- le» di Prandini. L'uomo fidato che poteva maneggiare valigette così scottanti. Interrogato, Gregoratti conferma: andammo in quella strada, al civico 49, accanto alla Camera dei deputati, e aspettai sotto il portone. Era lì la segreteria di Forlani. Alla seconda consegna, di altri seicento milioni, Gregoratti non fu nemmeno invitato. Pensò Crespo a tutto. L'imprenditore spiega anche - negli interrogatori che seguono al suo arresto, il 17 febbraio, ad opera dei giudici fiorentini che era «obbligatorio» pagare per ottenere un appalto dell'Anas. Che quella tangente da un miliardo e duecento milioni fu il frutto di una trattativa. E che doveva servire alla sua società, la «Coestra», per partecipare al raddoppio di una strada statale in Toscana. Un passo alla volta, i giudici ritengono ormai di aver messo a fuoco il «sistema» dell'Anas. Hanno scoperto innanzitutto la voracità dei politici: nessuno poteva sfuggire alla legge del 2,5 per cento. Gli imprenditori, se volevano lavorare con l'Anas, dovevano versare una tangente cospicua prima ai politici nazionali, poi a quelli locali e alla fine anche ai dirigenti dell'Anas. Complessivamente tornava sottobanco il 2,5 per cento del finanziamento, appunto. Crespo ha chiarito anche le modalità della redistribuzione dei soldi. Chi beneficiava delle tangenti, gli domandano i giudici? «Le segreterie dei quattro partiti di maggioranza, de, psi, psdi e pli. Per quanto riguarda il pds, esso operava con le cooperative, nel senso che ogni tanto le cooperative prendevano un lavoro in proporzione». Ma attenzione, «prendevano soldi molti segretari regionali e provinciali, nonché personalità politiche singole quali senatori e deputati». In mezzo, ieri diligente e oggi ciarliero, sempre Crespo a dirigere il traffico di mazzette. Francesco Grignetti

Luoghi citati: Roma, Toscana