L'Antimafia «Lima legato alle cosche» di Francesco La Licata

Mastella: «Abbiamo tolto l'alibi a chi ci identificava con Cosa Nostra». Un paragrafo su Carnevale Mastella: «Abbiamo tolto l'alibi a chi ci identificava con Cosa Nostra». Un paragrafo su Carnevale L'Antimafia: «Lima legato alle cosche» Anche la de vota a favore della relazione dì Violante ROMA. La Commissione parlamentare antimafia riconosce ufficialmente i «collegamenti di Salvo Lima con uomini di Cosa Nostra» ed approva a larghissima maggioranza (contrari soltanto i missini e l'antiproibizionista Marco Taradash) la relazione del presidente, Luciano Violante. E a sorpresa, dopo averla contestata nella prima versione, la de la accetta, scarica Lima e, conseguentemente, prende le distanze da Andreotti. L'ex presidente del Consiglio, ancora domenica sera in tv, aveva difeso l'europarlamentare de ucciso dalla mafia: non poteva immaginare, di lì a due giorni, che questa posizione lo avrebbe portato in rotta di collisione con il suo partito. Su Andreotti, ovviamente, la Commissione Antimafia si rimette al Parlamento. Ma la svolta operata ieri dalla de avrà notevoli conseguenze. La stesura finale approvata dalla Commissione che dovrà ora essere discussa alla Camera - riferendosi a Salvo Lima, dice: «Egli era il massimo esponente in Sicilia della corrente democristiana che fa capo a Giulio Andreotti. Sulla eventuale responsabilità politica del senatore Andreotti, derivante dai suoi rapporti con Salvo Lima, dovrà pronunciarsi il Parlamento». Impostazione, questa, pienamente condivisa dalla de che è intervenuta nel dibattito per bocca del sen. Cabras, vicepresidente dell'Antimafia, e dell'on. Clemen- te Mastella. Il primo ha spiegato così l'atteggiamento del partito all'interno della Commissione: «La de prende le distanze dalla mafia, mentre l'accertamento delle responsabilità individuali sarà compito della magistratura». Secco il commento di Mastella: «Abbiamo tolto l'alibi a tutti quelli che ritenevano scioccamente di identificare la mafia con la de». Successivamente ha aggiunto: «Sui rapporti tra Lima e Cosa Nostra c'è l'ipoteca della magistratura. Quanto alla sua amicizia con Andreotti, mi pare che que¬ st'ultimo non l'abbia mai smentita. Bisogna però dire con onestà anche alcune cose: Orlando non ha mai detto di no a Lima. Questa è una cosa che lui deve spiegare e chiarire al Paese. Se è vero, come anche lui riconosceva, che Lima non era una persona trasparente, come mai Orlando ha accettato a più riprese i voti di Lima?». La relazione affronta il tema delle autorizzazioni a procedere e vengono citate le vicende relative ai deputati siciliani Maira, Culicchia e Occhipinti. Per Culicchia viene ricordata una inquietante vicenda (un intreccio di mafia e massoneria) che, secondo la Commissione, «conferma quanto dichiarato dai collaboratori». Un altro paragrafo è dedicato al giudice Corrado Carnevale: «Per quanto sinora noto, i rapporti con esponenti politici nazionali erano prevalentemente finalizzati all'impunità attraverso 1'"aggiustamento" dei processi in Cassazione». La relazione ricorda, poi, l'indagine avviata dal Csm a carico del magistrato: «Gli sono state contestate non valutazioni interpretative, che sono insindacabili, ma gravi errori di fatto che si sono risolti in vantaggio di rilievo per i mafiosi». Ma non vengono ignorati altri episodi che hanno visto protagonisti negativi alcuni giudici. Il documento ricorda che il Csm ha dovuto disporre la destituzione (Salvatore Sanfilippo) o la sospensione dalle funzioni (Girolamo Di Pisa e Luigi Urso) di più magistrati. Un «capitolo» aggiunto alla relazione riguarda i pentiti e il pericolo di eventuali strumentalizzazioni. «Non si è verificato - si legge nel documento - alcun caso di utilizzazione strumentale di collaboratori. Tuttavia occorre evitare tanto l'adesione acritica alle dichiarazioni di un collaboratore, quanto l'utilizzazione strumentale di quelle dichiarazioni ai fini della lotta politica». «Il senso della misura nella lotta politica - aggiunge la Commissione - può contribuire in modo determinante a creare un clima rigoroso e sereno attorno ai processi penali, e a prevenire l'utilizzazione da parte di Cosa Nostra di falsi collaboratori per dichiarazioni calunniose». Il documento valuta positivamente anche l'attività del Parlamento sul fronte antimafia nell'ultima parte della decima legislatura, attività intensificatasi con le gestioni ministeriali di Scotti e Martelli e con la chiamata a Roma di Giovanni Falcone. «Per la prima volta - si legge nella relazione - si tratta di misure che riguardano l'amministrazione dello Stato, gli enti locali, la disciplina di appalti e subappalti, il sistema finanziario e bancario, i nodi strutturali, insomma, dell'intreccio tra mafia e istituzioni». Francesco La Licata II presidente della commissione Antimafia Luciano Violante A sinistra Giulio Andreotti Qui accanto il giudice Paolo Dell'Anno

Luoghi citati: Lima, Roma, Sicilia