«Ci vorranno 30 anni per rifare il ps» di Enrico Benedetto

Il golpe di sabato nel partito inquieta Mitterrand, che prepara le contromosse CRISI DELLA SINISTRA W Il golpe di sabato nel partito inquieta Mitterrand, che prepara le contromosse «Ci vorranno 30 anni per rifare il ps» Rocard promette la rinascita dopo Vera Fabius PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Ci vogliono trent'anni per rifare un grande partito», annuncia Michel Rocard, leader «provvisorio» - ma bene in sella - del ps, aggiungendo: «Il disastro elettorale da cui siamo reduci è terribile, non bisogna addossarne le colpe solo a Laurent Fabius». Il quale poco apprezzerà la cavalleria espressa in extremis dal neo-padrone in casa socialista: nel fine settimana, il putsch rocardiano ha espulso Fabius da me Solferino con la massima ignominia e una machiavellica sceneggiatura che sfiora Dallas. Per salvare la poltrona, il segretario vota - anziché la propria una mozione Rocard durissima verso le responsabilità del tracollo, ma non ultimativa. Per spiazzarlo, l'ex premier pone il suo nome in calce a un 3° ordine del giorno parallelo che reclama le dimissioni. Chiamarla faida non è eccessivo. Fabius ne esce Ko. Ha 46 anni, ma rifarsi per lui che aveva fama di enfant prodige - non sarà facile. «Pre¬ ferivo un assassinio firmato alla messinscena del suicidio» fa sapere. Magra consolazione. Nel frattempo, il ps - per dirla con l'ex ministro Chevenement - «è ormai cadavere». Meno funereo, Louis Mermaz, già portavoce governativo, suggerisce: «Come se un'orda di cinghiali avesse devastato le nostre terre». Immagini da guerra civile. Rieccole nel protocollo infranto per la successione. E' buona regola che avvenga un passaggio di consegne. La scorsa settimana l'abbiamo visto in opera nei dicasteri: sorriso sulle labbra diplomazia oblige - i vecchi ministri stringevano la mano ai successori. Ammirabile fairplay. Ma nelle mura domestiche i socialisti sembrano preferirgli l'oltraggio. Nessun fotogramma storico immortalerà insieme Fabius e Rocard. Il primo ha lasciato la sede ieri mattina, nel timore di vedersi piombare addosso il nuovo inquilino e do¬ vergli rivolgere il bonjour. Breve discorso per accomiatarsi dal centinaio tra funzionari e segretarie: commozione, facce scure e parecchi strali a Rocard. Che gli indirizza, sulle pagine del «Parisien», un «messaggio amichevole» quanto ipocrita. In definitiva, solo oggi pomeriggio l'ex premier occuperà l'ufficio da cui il predecessore ha portato via le foto (con dedica) di Mitterrand. Proclama: «Non più arroganza politica», «identità rinnovata», «apriamoci». Vuole rassicurare una base perplessa, che telefona al centralino le proprie angosce, e mettere in cantiere gli «Stati Generali» che fra 3 mesi appena (dunque non occorrerà un trentennio) rilanceranno l'iniziativa ps. Lo aspetta un arduo cammino. Che i seguaci di Fabius - ancora maggioranza nel gruppo parlamentare - vogliano pugnalarlo per strada non è mistero. Ma ben altrimenti lo preoccupa l'Eliseo. Francois Mitterrand sarebbe furioso. Il ps che inaugurò a Epinay-sur-Seine nel mitico congresso del '71, trampolino verso i futuri successi, è in pezzi. Michel Rocard, un transfuga - non dimentichiamolo del socialdemocratico psu, glielo ha manomesso detronizzandolo: il «padre fondatore» Mitterrand giace nella polvere come un qualunque Marx. La ricostruzione avverrà senza, o meglio, «contro» di lui. L'Eliseo parrebbe deciso a opporsi. «Le Monde» segnalava ieri che vuole chiamare a raccolta i delorsiani per «fare muro». Li chiamano «Delors' Boys», quarantenni in piena ascesa. Se davvero convincessero il loro capo a scendere nell'arena, sarebbero guai per Michel Rocard. Delors rifiutò Matignon quando Mitterrand glielo propose dopo la meteora Cresson. Oggi la cautela non può che raddoppiare: sporcarsi le mani con il ps è facilissimo. Enrico Benedetto Michel Rocard, il nuòvo leader del partito socialista francese [foto ansa]

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