De Michel» e leccisi altri guai

Le accuse si riferiscono alla loro attività al ministero del Lavoro Le accuse si riferiscono alla loro attività al ministero del Lavoro De Michel» e Uccisi, altri guai Mazzette su investimenti di enti previdenziali ROMA. Saga De Michelis. Nuova puntata. Ieri mattina il sostituto procuratore di Roma Antonio Vinci ha inviato un dossier al tribunale dei ministri. Contiene l'accusa di concussione (cioè aver chiesto soldi in cambio di qualcosa) per il parlamentare veneziano, e si riferisce alla sua attività di ministro del Lavoro nel 1986. La questione riguarda anche l'allora suo sottosegretario, il democristiano Pino Leccisi, anche lui quindi deferito al medesimo tribunale, con la medesima ipotesi di imputazione. Il reato che viene contestato ad entrambi riguarderebbe presunte tangenti del valore dell' 1 per cento, sui piani di investimento degli enti previdenziali, allora all'approvazione del ministero del Lavoro. Per capire di cosa si tratta, bisogna ricordare che gli enti pubblici previdenziali (quelli cioè che erogano le pensioni) debbono investire ogni anno una certa percentuale del proprio bilancio in immobili, e per farlo debbono presentare all'approvazione del ministero il proprio «piano di investimento». Ovviamente nell'acquisto si possono privilegiare gli immobili di un proprietario piuttosto che di un altro e lì, eventualmente, può inserirsi una possibilità di concussione. I costruttori interessati a vendere agli enti previdenziali i propri immobili - nel caso di cui si tratta - avrebbero versato l'I per cento del valore in tangenti, agli allora ministro e sottosegretario. Poiché i piani di investimento sono di entità enormi (centinaia di miliardi), anche una percentuale così ridotta, in termini assoluti può costituire una somma ingente. Ovviamente tutto questo non è, per ora, che una mera ipotesi, di fronte alla quale, tra l'altro, Gianni De Michelis cade dalle nuvole: «A quanto pare gli esami non finiscono mai - ha dichiarato ieri in un comunicato diffuso dalla sua segreteria -. Apprendo, ancora una volta dalla stampa, della decisione della procura di Roma di trasmettere la richiesta di indagini su fatti che riguarderebbero la mia attività di ministro di oltre sei anni fa. Non posso che esprimere la mia sorpresa nel vedere il mio nome coinvolto in vicende di cui, per quel che posso capire dalle notizie trapelate, nulla assolutamente so, e nel contempo ribadire ancora una volta la fiducia che l'opera¬ to della giustizia dimostrerà anche in questo caso la mia totale estraneità». Giova ricordare anche perché i termini non inducano in errore - che il «tribunale dei ministri» a cui è stato affidato il «Dossier De Michelis-Leccisi», non è un collegio di ministri investito di autorità giudiziaria, ma un organo della magistratura ordinaria, costituito da tre giudici, che ha il compito di verificare se sussistono gli estremi per rinviare a giudizio un uòmo di governo, ministro o sottosegretario. Se poi questi requisiti vengono accertati, allora scatta la prassi consueta: richiesta di autorizzazione a procedere, e via di seguito come accade per i parlamentari. Contestualmente agli atti relativi a Leccisi e De Michelis, la procura di Roma ha inviato ieri richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di 4 parlamentari: il senatore democristiano Giorgio Moschetti, amico di Sbardella e coinquisito, il senatore socialista di Verona Raimondo Galluppo e i deputati Paolo Tuffi della de e Robinio Costi del psdi. Giorgio Moschetti, ex segretario amministrativo della de romana - stando alle testimonianze degli imprenditori ascoltati e alle indagini condotte dalla polizia tributaria e dalla guardia di Finanza - avrebbe fatto da «collettore» per tre miliardi di tangenti raccolte da altri politici romani. Al senatore socialista Raimondo Galluppo, invece, si contesta di aver ricevuto una tangente di 200 milioni per il rilascio di una licenza edilizia a Verona, e il fatto sarebbe accaduto quando Galluppo era segretario dell'on. Cresco. Il democristiano Paolo Tuffi, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto tangenti nel periodo in cui ricopriva la carica di assessore alla regione Lazio. Mentre il socialdemocratico Robinio Costi dovrà rispondere di un episodio di concussione sempre relativo al rilascio di licenze edilizie. Capo di imputazione ulteriore, in una vicenda che ha già determinato per il parlamentare la richiesta di autorizzazione agli arresti. Raffaello Masci Avrebbero favorito alcuni costruttori Nuove richieste per 4 parlamentari . A fianco, Gianni De Michelis, psi; vicino al titolo il de Pino Leccisi

Luoghi citati: Lazio, Roma, Verona